Diciotto con il nonno

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Diciotto con il nonno
Titolo originaleLa gran familia
Paese di produzioneSpagna
Anno1962
Durata104 min
Dati tecniciB/N
Generecommedia
RegiaFernando Palacios
SoggettoRafael J. Salvia e Antonio Vich
SceneggiaturaPedro Masó, Rafael J. Salvia e Antonio Vich
Produttore esecutivoPedro Masó
FotografiaVíctor Benítez e Juan Mariné
MontaggioPedro del Rey
MusicheAdolfo Waitzman
ScenografiaAntonio Simont
Interpreti e personaggi

Diciotto con il nonno (La gran familia) è un film del 1962 diretto da Fernando Palacios[1]. Fu classificato come "pellicola di interesse nazionale"[2].

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Carlos Alonso e Mercedes Cebrián hanno costruito una famiglia molto numerosa: sono infatti genitori di ben quindici figli, che vivono tutti sotto lo stesso tetto insieme all'anziano nonno. L'unico a lavorare in casa è Carlos, di professione geometra, pertanto la famiglia attraversa alcuni problemi economici. Ad aiutare gli Alonso c'è il padrino Juan, che di lavoro fa il pasticcere.

In vari episodi, viene raccontata la quotidianità di questa grande famiglia: come trascorrono una loro giornata tipo; la prima comunione di due figli; gli esami scolastici di nove figli; le vacanze trascorse in Costa Dorada; i primi amori dei ragazzi adolescenti; lo smarrimento del figlio più piccolo Chencho in Plaza Mayor ed il suo successivo ritrovamento. Proprio quando la famiglia riesce ad acquistare finalmente il suo primo ed agognato televisore, si scopre che è in arrivo un altro nascituro.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il giovane cineasta Pedro Masó propose al produttore Jesús Rubiera la creazione di un filone cinematografico ispirato ad alcuni film italiani ad episodi che avevano ottenuto un grande successo in quegli anni[3]. La Spagna franchista dell'epoca promuoveva la natalità e al cinema avevano molto successo i film con i bambini, pertanto Masó decise di lavorare ad una sceneggiatura che avesse per protagonista una famiglia con molti figli[1]. L'essere stato indicato come film di interesse nazionale permise alla pellicola di ottenere una maggiore distribuzione nelle sale con lo scopo, da parte del Ministero della Cultura, di promuovere un modello propagandistico[4][5].

La trama era di per sé molto semplice e lineare e il film prevedeva l'intervallarsi dinamico di numerosi sketch[6]. La struttura è essenzialmente composta da tre parti: la prima si svolge in primavera e racconta gli episodi della giornata tipo, della prima comunione e degli esami; la seconda parte è ambientata nella stagione estiva e si sofferma sullo sbocciare degli amori adolescenziali e sulle vacanze della famiglia Alonso; nella terza ed ultima parte ha luogo l'episodio dello smarrimento del piccolo Chencho in Plaza Mayor, durante il periodo dei mercatini natalizi[3].

Fu proprio quest'ultima ambientazione a renderlo un classico natalizio, replicato in televisione per molti decenni nel periodo delle feste[2][7].

Il costo complessivo della pellicola fu di 6.300.000 pesetas, che rappresentavano un ingente investimento per gli standard dell'epoca[1]. A fronte di questo budget, mezzo milione fu destinato al cachet dell'attore che interpretava il capofamiglia, Alberto Closas, che all'epoca era molto ricercato[2][3].

L'interpretazione di Amparo Soler Leal fu particolarmente apprezzata e la consacrò come attrice[1]. Il suo personaggio rispettava i canoni femminili del franchismo: era una casalinga e madre di famiglia che incarnava lo stereotipo dell'angelo del focolare[4][8]. Rispetto agli attori che interpretavano i suoi figli maggiori, Amparo Soler Leal era maggiore di appena sette anni[2]. L'attrice vinse il Premio CEC alla migliore attrice e fu premiata come miglior interprete cinematografica ai Fotogrammi d'argento[3][9].

L'anziano José Isbert regalò qui una delle sue ultime interpretazioni, nei panni del nonno. Si rese protagonista di scene molto malinconiche in cui trasmetteva tutto il senso di colpa di un vecchietto in seguito alla scomparsa dell'amato nipotino[2][6] e di fatto il suo risultò essere uno dei ruoli maggiormente ricordati dal pubblico[1][7].

Fu proiettato nelle sale per quarantasette settimane di fila, divenendo uno dei grandi successi cinematografici spagnoli[3]. Godette di una buona distribuzione anche a livello internazionale: in Messico restò nelle sale per undici settimane[1]. Il successo del film determinò la produzione di ben tre sequel, di cui l'ultimo a trentasette anni di distanza[7]. Si tratta di La familia y... uno más (1965), La familia, bien, gracias (1979) e La familia... 30 años después (1999).

Le principali critiche rivolte allo stile del film, giudicato troppo filo-franchista[3], furono quelle che sottolinearono la rappresentazione subordinata e sessista dei personaggi femminili[10].

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f Andrés Arconada, Teresa Velayos, Grandes clásicos del cine español, T&B Editores, 2015, p. 153-164, ISBN 978-84-15405-94-8.
  2. ^ a b c d e (ES) ¿Por qué ver otra vez 'La gran familia' esta Navidad?, su fotogramas.es. URL consultato il 17 marzo 2024.
  3. ^ a b c d e f Pablo Pérez Rubio, Fernando Palacios. La gran familia, Heraldo de Aragón, 2012, ISBN 978-84-7610-132-2.
  4. ^ a b (ES) "¡Gracias Dios!": Vivimos mejor que Chencho y 'La Gran Familia', 60 años después de su estreno, su elconfidencial.com. URL consultato il 17 marzo 2024.
  5. ^ (ES) Clásicos (o no) del cine español (16): La gran familia, su cvc.cervantes.es. URL consultato il 17 marzo 2024.
  6. ^ a b Miguel Juan Payán, Las 100 mejores películas españolas de la historia del cine, Cacitel S.L., 2005, ISBN 84-87754-92-9.
  7. ^ a b c (ES) 'La gran familia' o por qué este año su visionado es más necesario que nunca, su traveler.es. URL consultato il 17 marzo 2024.
  8. ^ Sally Faulkner, A Cinema of Contradiction: Spanish Film in the 1960s, Edinburgh University, 2006, ISBN 0 7486 2160 1.
  9. ^ (ES) Premios del CEC a la producción española de 1962, su cinecec.com. URL consultato il 17 marzo 2024 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2018).
  10. ^ Virginia Sánchez Rodríguez, La banda sonora musical en el cine español y su empleo en la configuración de tipologías de mujer(1960-1969), Ediciones Universidad de Salamanca, 2014, ISBN 978-84-9012-336-2.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Cinema: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di cinema