Cippo gromatico

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Cippo gromatico[1][2] collocato nei giardini pubblici di Castel Goffredo

Il cippo gromatico era uno strumento utilizzato in epoca romana dai gromatici o mensores (geometri dell'epoca) come segno confinario nelle operazioni di suddivisione del territorio (centuriazioni).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

A lungo interpretati come "cippi gromatici" o “termini muti di centuriazione” (connessi alle operazioni di suddivisione agraria del territorio in età romana repubblicana e imperiale) questi massicci blocchi lapidei di sagoma generalmente troncoconica, pesanti diversi quintali, sono in realtà contrappesi pertinenti ai cosiddetti "torchi a leva e vite" per la spremitura dell'uva (ma anche per la produzione dell'olio di oliva o di semi oleosi).[3] Largamente diffuso in tutto l'ambito europeo continentale e mediterraneo dal V sec. a.C. fino al XIX sec., il torchio a leva e vite è ben noto dall'iconografia, dai numerosi ritrovamenti archeologici nell'ambito di insediamenti romani e medievali, nonché da alcuni esemplari superstiti anche di dimensioni monumentali, per esempio il torchio del castello di Angera conservato nel sito originale.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ AA.VV., Il paesaggio mantovano nelle tracce materiali, nelle lettere e nelle arti, parte 1, p. 177, Mantova, 2000.
  2. ^ Gualtierotti (2022), p. 53.
  3. ^ Società Athesis S.p.A, «I cippi romani? Erano parte di torchi per l’uva e le olive», su L'Arena.it, 2017.08.21. URL consultato il 17 settembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Liverani, Termini muti di centurazione o contropesi di torchi?, in Mélanges de l'Ecole Française de Rome - Antiquité, vol. 99, n. 1, 1987, pp. 111-127.
  • Tiziano Mannoni, Come ho visto funzionare un torchio a leva e vite. In: Settefinestre. Una villa schiavistica nell’Etruria romana, vol. I, Modena, 1985, pp. 251-252.
  • Francesca Morandini, Contrappesi da torchio nella Venetia et Histria: il caso bresciano. Nota preliminare, in Quaderni di Archeologia del Veneto, vol. 13, 1997, pp. 195-200.
  • Gaudenzio Ragazzi, C'era una volta il torchio. Tecnologia arcaica e memoria in Valcamonica, Gianico (BS), Tipografia La Cittadina, 2006.
  • AA.VV., Il paesaggio mantovano nelle tracce materiali, nelle lettere e nelle arti, parte 1, Mantova, 2000.
  • Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti (a cura di), Piero Gualtierotti. Le confessioni di un castellano, in Supplemento Quaderni dell'Accademia N.21, Mantova, Publi Paolini, 2022, ISBN 979-12-81050-04-4.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]