Chiesa di Santa Margherita (Pontedassio)

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Chiesa di Santa Margherita di Antiochia
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneLiguria
LocalitàPontedassio
IndirizzoVia Francesco Ramonio, Pontedassio (IM)
Coordinate43°56′24.76″N 8°00′39.4″E / 43.940212°N 8.010945°E43.940212; 8.010945
Religionecattolica di rito romano
TitolareMargherita di Antiochia
Diocesi Albenga-Imperia
Consacrazione1880
Inizio costruzioneXIII secolo
Completamento1880

La chiesa di Santa Margherita di Antiochia è un luogo di culto cattolico situato nel comune di Pontedassio, tra via Torino e via Felice Dani, in provincia di Imperia. La chiesa è sede della parrocchia omonima della zona pastorale di Pontedassio della diocesi di Albenga-Imperia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La prima citazione dell'edificio religioso è risalente al 1199[1]. L'attuale impianto strutturale a pianta basilicale e a tre navate è datata alla rivisitazione effettuata nel corso del XV secolo[1]; un rimaneggiamento degli interni e degli arredi furono invece effettuati a cavallo tra il XVIII e il XIX secolo[1].

Fu l'arciprete Giovanni Battista de Thomatis, a partire dal 1870[1], ad affidare inizialmente all'ingegnere Gerolamo Audifredi[1] un primario progetto di riedificazione dell'impianto, poi sostanzialmente modificato e rivisto dal geometra locale Giovanni Battista Gandolfo[1] che portò a compimento la nuova chiesa. Il 6 ottobre 1880[1] fu solennemente consacrata dal vescovo di Albenga Filippo Allegro e riaperta al culto.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Particolare del campanile

Alla decorazione degli interni, richiamanti lo stile neo barocco, parteciparono diverse maestranze[1]: i pittori Giovanni Borgna e Giuseppe Guglielmetti; il decoratore Francesco Audissimo; lo stuccatore Angelo Lamboglia. Se la struttura fu portata a compimento nella seconda metà dell'Ottocento, la facciata venne terminata a cavallo tra gli anni cinquanta e sessanta del Novecento[1] su disegno di Luigi Rossi con l'interessamento dei stuccatori Antonio e Giacomo Ventimiglia che ripresero per gli esterni lo stile baroccheggiante dell'interno. Sempre sulla facciata, presso il registro superiore del portico, è presente il mosaico raffigurante il Martirio di santa Margherita d'Antiochia realizzata nel 1960[1] da Bepi Modolo della scuola del mosaico di Spilimbergo e, in una nicchia dello stesso portico, la statua in marmo della santa attribuita alla scuola scultorea genovese o del ponente ligure del Seicento.

Le decorazioni della volta sono opera del piemontese Giuseppe Guglielmetti, realizzate tra il 1910 e il 1911[1], incentrate sulla vita e sulla gloria della santa di Antiochia. Nella zona a destra dell'edificio, dopo un'acquasantiera marmorea del XVII secolo[1], è collocata la tela Santa Margherita che schiaccia il drago, opera di un artista del ponente ligure e che fu donata dalla locale famiglia Agnesi alla parrocchiale; dello scultore genovese Paolo Olivari è il grande crocifisso processionale in legno del 1850[1] posizionato a fianco alla grotta della Madonna di Lourdes; nella cappella di San Francesco Saverio la pala d'altare ritraente la Morte di san Francesco Saverio, opera settecentesca[1] e successivamente restaurata da Giovanni Borgna nel 1891[1]; nella cappella del Sacro Cuore il dipinto della Crocifissione (1883[1]) del pittore Leonardo Massabò e le statue del 1888[1] di Domenico Bagliani raffiguranti san Marco e san Giovanni Evangelista.

Del pittore piemontese Borgna sono attribuiti[1] gli affreschi: Gesù Bambino appare a santa Teresa d'Avila del 1893 (parete destra), il Sacro Cuore appare a santa Margherita Maria Alacoque (del 1879, parete sinistra), Gloria d'angeli (1898, pitture della volta), La Madonna del Carmine con il Bambino, l'angelo custode e i santi Filippo Neri, Rocco e Sebastiano (1892, cappella dell'angelo custode). Nella cappella delle anime purganti è collocata la pala d'altare raffigurante I santi Domenico e Stefano che intercedono presso la Vergine e il Bambino in favore delle Anime Purganti, opera settecentesca attribuita alla scuola d'arte dei Carrega[1].

Sempre di Guglielmetti[1] gli affreschi La scala di Giacobbe (1913), L'arcangelo Raffaele e Tobia (1913), L'Angelo custode guida il bambino in cielo, il Martirio dei santi Cosma e Damiano (1913), i Santi Cosma e Damiano guariscono un paralitico, la Gloria dei santi Cosma e Damiano, il Battesimo di Cristo.

Risalente al 1503[1] è il trittico di Luca Baudo ritraente San Bartolomeo in trono con i santi Giovanni Battista e Caterina d'Alessandria, ubicato sulla controfacciata ove è presente l'organo del 1937[1] costruito dalla ditta Inzoli di Crema.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v Fonte dal libro di Andrea Gandolfo, La provincia di Imperia: storia, arti, tradizioni. Volume 1, Peveragno, Blu Edizioni, 2005.

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