Chiesa di San Michele degli Scalzi

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Coordinate: 43°42′21.03″N 10°25′08.55″E / 43.705842°N 10.419042°E43.705842; 10.419042

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La chiesa di San Michele degli Scalzi si trova nella zona est di Pisa, in piazza San Michele degli Scalzi.

La chiesa è nota anche come chiesa di San Michele degli Scalzi in Orticaia (o Orticaria), in riferimento all'antico toponimo dell'originale semi-paludosa zona.

Storia

La chiesa, edificata su terreno cedevole vicino alle sponde dell'Arno, è documentata come oratorio fin dal 1025. Il convento annesso alla chiesa venne assegnato nel 1178 alla congregazione dei monaci benedettini di Santa Maria da Pulsano, noti come "monaci pulsanesi" e detti "gli scalzi". In tale occasione avvenne la prima ristrutturazione della chiesa, completata nel 1204.

Nel 1412 l'intero complesso passò alle monache brigidine di Paradiso (presso Firenze), e nel 1463 venne assegnato ai Canonici regolari lateranensi. Da quest'epoca vengono compiute varie modifiche, come l'aggiunta di un soffitto a lacunari (1596) nelle navata centrale e di soffitti a volte alle due laterali, e vengono aperte varie finestre rettangolari.

La chiesa passò poi agli Olivetani nel 1774, quindi venne tramutata in prioria dieci anni più tardi, quando vennero aggiunti vari stucchi e decorazioni all'interno; nel 1874 venne poi rimosso il soffitto a lacunari, mentre le aggiunte del XVIII secolo vennero rimosse all'inizio del XX secolo in un intervento di restauro teso a riportare la chiesa all'originale aspetto romanico.

Nel corso della Seconda Guerra mondiale la chiesa venne più volte bombardata, tanto che perse l'intera navata destra; l'alluvione del 1949 la danneggiò ulteriormente. L'attuale copertura e la parete destra sono di epoca postbellica, con un'intelaiatura interna in cemento armato.

Architettura

Interno

La struttura dell'edificio, costruito in più fasi, presenta la tipica struttura romanica con pianta basilicale: ha abside semicircolare e tre navate divise da colonne con capitelli dell'epoca, romanici, e di spoglio.

La facciata, incompiuta, è a doppio spiovente con il corpo centrale rialzato. Nella parte inferiore è rivestita di marmo (proveniente dalle vicine cave di San Giuliano) dove, in stile romanico pisano, sono poste cinque arcate cieche sostenute da colonne con oculi e losanghe.

Vi sono tre portali con lunetta: quello centrale, maggiore, è dotato di architrave decorato con bassorilievi marmorei rappresentanti le Gerarchie angeliche, di artista bizantino, mentre nella lunetta sovrastante è posto un Cristo benedicente (copia; l'originale è al Museo di San Matteo) del 1203-1204. Il cristo è in una fissa posa ieraticamente frontale, con un'espressione solenne e serena che non comunica con lo spettatore: tutti elementi tipici della cultura bizantina prima del rinnovamento della scuola federiciana e di Nicola Pisano. L'iscrizione alle spalle del Cristo ricorda il termine della prima ristrutturazione della chiesa. Nelle losanghe sopra i due altri portali sono presenti iscrizioni che esortano al riconoscimento della brevità della vita terrena ed all'abbandono del peccato.

Nella parte superiore della facciata, in laterizio, è presente un rosone del XVII secolo

Il tipico campanile a base quadrata è in pietra nella parte inferiore, mentre in quella superiore è in laterizio, suddiviso da archetti pensili e lesene in tre ordini alleggeriti verso l'alto da monofore, bifore, trifore e quadrifore ed è ornato con bacini ceramici islamici del XII secolo (anche questi sostituiti da copie); posto sul lato rivolto all'Arno, pende fortemente verso di esso.

L'interno, molto suggestivo ed anch'esso fortemente pendente, ospita dal 1979 un Crocifisso dipinto in tempera ed oro in foglia su tavola del XIII secolo, proveniente dalla chiesa dei Santi Cosma e Damiano sebbene una tradizione orale la faccia risalire dalla distrutta chiesa di San Giovanni Decollato, entrambe in Pisa. Sulla parte terminale della parete sinistra sono presenti resti di un affresco del XIV secolo rappresentante Sant'Onofrio, Sant'Elena ed un vescovo monaco. Sono presenti anche un'acquasantiera del XVII secolo e l'altare policromo del XVIII secolo.

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