Chiesa di San Giovanni Fuorcivitas

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Il fianco marmoreo della chiesa
L'acquasantiera
Il polittico di Taddeo Gaddi
Fra Guglielmo, pulpito
Luca della Robbia, Visitazione

La Chiesa di San Giovanni Evangelista, detta San Giovanni Fuorcivitas è un importante complesso romanico nel centro di Pistoia.

L'appellativo Fuorcivitas (come altri appellativi quali, Forisportam, extra Moenia, etc.), è usuale per chiese che all'epoca della loro costruzione si trovavano al di fuori delle mura urbiche.Nel caso di Pistoia la chiesa si trovava direttamente al di fuori della prima cerchia di mura cittadine. Dopo la conversione dei Longobardi al Cattolicesimo fu avviata la costruzione di un gruppo di Chiese dedicate agli Apostoli che circondassero la città.

L'esterno ed il chiostro

L'originale edificio longobardo non ha lasciato traccia: la prima attestazione documentaria è del 1119. La chiesa vi viene definita dal vescovo Ildebrando praticamente in rovina (Paene destructa). l'attuale edificio fu iniziato probabilmente poco dopo. I lavori si protrassero fino al 1344 L'edificio si presenta regolarmente orientato, col lato settentrionale, parallelo alle scomparse mura, in grande evidenza mentre il lato meridionale dà sul chiostro, e facciata e lato absidale sono a prima vista invisibili, con edifici che quasi toccano la fabbrica. Il fianco nord, di conseguenza è stato sempre considerato la vera facciata ed infatti reca al centro il ricco portale con l'architrave scolpita e firmata da maestro Gruamonte che vi raffigurò l'Ultima Cena (datato 1166). la fiancata presenta una ornamentazione caratteristica del romanico a Pistoia, che imita il paramento murario tipico del romanico Pisano, ad file di arcatelle su lesene o colonnette con finestrelle e losanghe che si inscrivono negli archi, ma realizzata impiegando una decorazione dicroma bianca e verde (marmo e serpentino di Prato) che diventa così fitta da sovrastare otticamente il pur complesso partito architettonico. La chiesa così ricostruita, a navata unica con abside ad est, fu sottoposta al Proposito di Santo Stefano di Prato, sotto il cui patronato rimase circa un secolo. alla fine di questo periodo la chiesa fu ampliata, distruggendo l'abside e prolungando il fianco nord, e inglobando il lato nord del chiostro. Assunse così la pianta ad aula monoabsidata rettangolare che conserva a tutt'oggi. Nei documenti dell'Archivio Vescovile di Pistoia sono documentate le commissioni dei lavori di completamento del fianco nord, (1323) e nel 1344 del lato absidale ad est.

Ciò che resta del chiostro del secolo XII rappresenta l'unico esempio a Pistoia di costruzione romanica con paramento misto di pietre e laterizio: sono in pietra le colonnine, adorne di capitelli con teste di leoni e di buoi, in mattoni gli archi e i muri piani. Nel XIV secolo il chiostro fu sopraelevato con una loggia.

Interno

A sinistra dell'ingresso, sul muro settentrionale è collocato il gruppo in terracotta invetriata bianca che rappresenta la Visitazione, opera di Luca della Robbia. Si tratta del primo esempio conservato di terracotta invetriata a tutto tondo realizzato nella bottega dei della Robbia con la tecnica dell'invetriatura. In origine le due figure erano arricchite da dorature a freddo sui capelli e sulle vesti. L'opera fu commissionata nel 1445 dalla famiglia pistoiese dei Fioravanti e fu collocata probabilmente sul lato opposto a quello attuale. La separazione del piedistallo delle due figure, che pure si toccano, espediente tecnico per ridurre il rischio di fratture durante la cottura, rende più significativo l'allacciarsi delle braccia e l'incontro degli sguardi tra la Vergine che invita a rialzarsi Santa Elisabetta e quest'ultima genuflessa e implorante.

Di grande importanza è l'acquasantiera marmorea (XII-XIII secolo), al centro della navata, con le Virtù Cardinali, forse di Giovanni Pisano nella parte superiore, sostenuta dalle cariatidi delle tre Virtù teologali, per cui è stato proposto come autore un allievo della taglia di Nicola Pisano. Non manca chi attribuisce tutto il complesso a Nicola o a Giovanni.

Addossato alla parete sud il Pergamo di Fra' Guglielmo da Pisa. È stata suggerita anche una collaborazione di Arnolfo di Cambio. Realizzato nel 1270, fu collocato inizialmente nel presbiterio romanico, poi smontato nel 1625 e ricollocato nella posizione attuale (1778). Le sculture ad altorilievo di marmo apuano risaltavano su uno sfondo in vetri policromi solo in parte conservati, come nel grande Pulpito realizzato dallo stesso autore per la cattedrale di Pisa, oggi rimontato in due pulpiti nella Cattedrale di Santa Maria a Cagliari. Vi sono raffigurati Evangelisti (negli angoli della cassa e al centro del lato lungo) e Scene del Vangelo. I due leoni stilofori, collocati parallelamente alla navata nel 1778, sono stati riportati alla posizione originaria nel 1947.

Fra le pitture, da segnalare sulla parete sinistra del presbiterio il polittico di Taddeo Gaddi dipinto nel 1350-1353 raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Iacopo, Giovanni Evangelista, Pietro e Giovanni Battista.Al di sopra delle figure maggiori, entro archetti gotici e colonnine tortili altre figure di santi a mezza figura e nella cimasa l'Annunciazione in una bifora sovrastata dalla figura del Padre Eterno inserita in una cornice polilobata. Del 1307, sono gli affreschi con Storie della Passione nel coro, attribuiti al Maestro del 1310.

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