Chiesa di San Bernardino alle Ossa

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Coordinate: 45°27′45.19″N 9°11′44.2″E / 45.462553°N 9.195611°E45.462553; 9.195611

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La chiesa di San Bernardino alle Ossa è un edificio di Milano.

Storia

Nel 1145 nell'odierna via Brolo a Milano venne edificato un ospedale davanti alla basilica di Santo Stefano Maggiore ed un cimitero, presto insufficiente.

Nel 1210 venne quindi costruita una camera destinata ad accogliere le ossa provenienti dal cimitero, al fianco del quale, nel 1269, sorse la chiesa.


L'arioso interno della Chiesa di San Bernardino

A seguito del crollo del campanile di Santo Stefano nel 1642, la chiesa venne ristrutturata una prima volta nel 1679 da Giovanni Andrea Biffi (uno degli architetti della Fabbrica del Duomo di Milano), che intervenne principalmente sulla facciata dandole un aspetto di tipo "civile" e sull'Ossario, che ebbe le pareti decorate da teschi e tibie umane, confacenti ai tempi che avevano visto pestilenze e carestie.

Diversi anni dopo l'incendio, avvenuto nel 1712, che distrusse la chiesetta originaria, intervenne Carlo Giuseppe Merlo (anch'egli architetto della Fabbrica del Duomo), aggiungendovi la grande chiesa a pianta centrale dal momento che i Disciplini della Confraternita locale desideravano avere una chiesa più ampia che accompagnasse il culto dell'Ossario, ormai divenuto comune e molto diffuso nell'area. Questa chiesa fu collegata alla chiesetta originale, trasformata in ambulacro, attraverso un arco di trionfo. Santo patrono venne scelto San Bernardino da Siena, da poco elevato agli onori degli altari.

La facciata venne completata nel 1776 e benedetta dal Cardinale Pozzobonelli.

Storia recente

Nel novembre 1996 la chiesa venne occupata per 18 giorni da circa sessanta extracomunitari muniti regolare permesso di soggiorno, alla ricerca di una sistemazione abitativa[1].

La chiesa

Dall'ambulacro (ricavato dalla precedente chiesa) si accede al corpo principale del tempio, salendo alcuni gradini. In questo atrio si trovano, a sinistra una tela raffigurante S. Antonio e S. Francesco ai lati di un Crocifisso del pittore Pontoja, e a destra, incassato nella parete, un bassorilievo con l'effige di Sant'Ambrogio risalente al XV secolo.

L'interno presenta pianta ottagonale, semplice, con altari marmorei barocchi e due cappelle laterali.

L'organo è dislocato rivolto verso l'ottagono in due delle quattro cantorie sopraelevate nei pressi dell'altare maggiore. I quattro balconcini barocchi sono stati realizzati in corrispondenza dei quattro costoloni sostenenti la cupola. I due balconcini posi sui costoloni d'ingresso erano invece riservati ai nobili od alle autorità che assistevano alla messa, i quali riprendendo lo stile dei balconcini d'onore della Scala.

Nella cappella di destra è dislocato un altare in marmo con una pala raffigurante "Santa Maria Maddalena in casa del fariseo" (opera di Federico Ferrario). In questa cappella, dal 1768, vi è una tomba di famiglia di alcuni discendenti di Cristoforo Colombo (come cita l'iscrizione Pietro Antonio e Giovanni di Portogallo Colon Conti della Puela e della Veragua). Sulle cornici latrerali dell'altare vi sono gli stemmi della famiglia con il motto: Colon diede il nuovo mondo - alla Castiglia e al Leon.

La cappella di sinistra è dedicata a Santa Rosalia con un'opera del Cucchi che ritrae la Santa con un angelo. Ai lati dell'altare in marmo, di buona fattura, vi sono due dipinti eseguiti da Paolo di Caialina (XVI secolo), provenienti dalla demolita Chiesa di "San Giovanni Decollato alle Case Rotte".

Nella nicchia, tra la cappella di sinistra e l'altare maggiore, un dipinto su tavola raffigurante la Madonna della Passione e Santi (tra cui si distinguono Sant'Ambrogio, San Rocco e San Bernardino) del pittore Gabriel Bossius del 1513.

All'altare maggiore vi è un'ancona rappresentante la Madonna col Bambino che viene attribuita ad un incerto pittore "Amadei". Ai due lati, due grandi quadri: a destra "Sant'Ambrogio orante durante la Battaglia di Parabiago", a sinistra "San Carlo che somministra l'eucarestia agli appestati", dipinti dall'Abate Ottolini.

A destra dell'altar maggiore, nel corridoio che porta all'uscita di Via Verziere, è presente un grande quadro di G. Manzoni raffigurante San Lucio martire, protettore dei fabbricanti di formaggio (furmagiàtt in dialetto milanese) i quali avevano in questa chiesa la loro confraternita.

Davanti all'altare maggiore vi è una grata da cui si intravedono dieci scalini che portano ad una grande cripta: qui vi è il sepolcreto dei Disciplini. Ha forma di pentagono irregolare con volte a botte. Lungo i lati sono disposte ventun nicchie, dalla forma di stalli di un coro, in muratura, su cui venivano adagiati i confratelli defunti, avvolti nel loro saio (simile nelle forme a quello dei francescani), col volto coperto dal cappuccio, senza alcun ornamento, col solo nome scritto su tavolette collocate sul loro capo.

L'Ossario

La cappella dell'Ossario

Proseguendo lungo uno stretto corridoio si accede all'Ossario, con una volta affrescata nel 1695 da Sebastiano Ricci (Trionfo di anime in un volo di angeli e nei pennacchi della volta, la gloria dei quattro santi protettori, Santa Maria Vergine, Sant'Ambrogio, San Sebastiano e San Bernardino da Siena).

Le pareti interne dell'edificio, a pianta quadrata, sono quasi interamente ricoperte di teschi ed ossa che si trovavano nell'antico ossario, assieme a quelle che vennero riesumate nei cimiteri soppressi dopo la chiusura dell'ospedale locale, avvenuta nel 1652 per disposizione dell'amministrazione dell'Ospedale Maggiore, al quale era stato aggregato quasi due secoli prima.

Tutte le ossa vennero disposte nelle nicchie, sul cornicione, adornando i pilastri, fregiando le porte. In questo motivo decorativo, il senso macabro si fonde propriamente con la grazia del rococò.

Sopra l'unico altare in marmi pregiati con gli emblemi della passione di Gesù Cristo, fu collocata, in un'apposita nicchia, una statua di Nostra Signora Dolorosa de Soledad (Santa Maria Addolorata), vestita di un camice bianco, coperto da un mantello nero ricamato in oro, con le mani giunte, inginocchiata presso Gesù morto. L'opera venne eseguita nella metà del XVII secolo da Gerolamo Cattaneo, durante la dominazione spagnola.

Molti hanno avanzato l'ipotesi che tali ossa corrispondano ai numerosi martiri cristiani uccisi dagli eretici ariani al tempo di Sant'Ambrogio, ma la tesi non sembra reggere in quanto esse risultano appartenere a pazienti morti dell'ospedale del Brolo (presente in loco), priori e confratelli che lo dirigevano, condannati alla decapitazione, carcerati morti nelle prigioni dopo il 1622 (cioè quando il loro cimitero risultò insufficiente), membri di famiglie aristocratiche che erano sepolti in sepolcri vicini, canonici della vicina Basilica di Santo Stefano.

Nel 1738 Re Giovanni V del Portogallo venne talmente colpito dalla cappella che decise di ricopiarla in ogni particolare per farne erigere una uguale a Evora, vicino a Lisbona.

Galleria fotografica

Note

  1. ^ Giusi Fasano, Chiesa occupata da extracomunitari, in Corriere della Sera, 13 novembre 1996, p. 14. URL consultato il 18-5-2010.

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