Caro di Malcesine

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San Caro di Malcesine
Statua di san Caro sulla facciata della chiesa dei Santi Benigno e Caro a Cassone (Malcesine)
 

Eremita

 
NascitaVIII secolo
MorteIX secolo
Venerato daChiesa cattolica
Ricorrenza26 luglio
Patrono diMalcesine (insieme a San Benigno)

Caro di Malcesine (VIII secoloIX secolo) eremita, santo per i cattolici, è sempre accostato a San Benigno sia nei riferimenti storici e mitici sia nei festeggiamenti religiosi. Assieme a San Benigno è venerato il 26 luglio.

Il culto cattolico a loro dedicato è limitato al comune di Malcesine e all'alto Lago di Garda, ma è legato alla storia di Verona e di San Zeno.

La loro esistenza è rintracciabile in fonti storiche e leggende. Le prove storiche sono nei rapporti con Pipino d'Italia che andava talvolta al loro romitaggio (Historia di Verona di Girolamo della Corte) e la traslazione del Corpo di San Zeno il 21 maggio 807. Le leggende riguardano fatti della loro vita e miracoli a loro attribuiti.

Miracoli[modifica | modifica wikitesto]

Si narra che Carlo Magno incaricò il suo secondogenito Pipino re d'Italia di entrare in guerra con i veneziani. Pipino ordinò, forse per ricercarne la protezione, di riportare il corpo di San Zeno nella chiesa ricostruita a lui dedicata, dopo la devastazione degli Ungari. La leggenda afferma che «...il corpo pareva inchiodato al suolo e nessuno, in nessun modo, riusciva a muoverlo». Furono perciò chiamati i due eremiti che lo avrebbero trasportato, sempre secondo la leggenda, sollevandolo con le dita. Durante il viaggio dal loro eremo a Verona sarebbero stati accompagnati dal diavolo sotto le spoglie di un merlo che li mise a dura prova.

Le loro spoglie sono custodite nella chiesa di Santo Stefano a Malcesine, le cui prime tracce storiche risalgono al IX secolo, dove nel 1314 le loro reliquie furono collocate dal vescovo Tebaldo in una nuova cappella. Una chiesa a Cassone è a loro dedicata mentre la chiesa sopra Cassone dedicata a San Zeno sorge nel luogo del loro eremo dove vissero tra l'VIII e il IX secolo.

Fra i miracoli a loro attribuiti, si ricorda quello delle rape. Una volta vennero convocati dal vescovo per discolparsi dall'accusa di convivere con una certa "Olivetta", donna che spesso li aiutava a tenere in ordine il loro antro. Raggiunti dal diacono per comparire di fronte al giudizio, decisero di portare come dono al vescovo delle rape. Avrebbero allibito il diacono con il "miracolo": seminandole la sera e raccogliendole di quantità e dimensioni ragguardevoli il mattino. Da qui nasce un detto locale usato a risposta di chi chiede lavori fatti in fretta e molto bene: «Credi che siano le rape di San Benigno?»

Il nome Caro, che deriva dal latino Carus, era molto usato dai Latini ed ha il significato di diletto. Oggi è caduto in disuso come nome proprio.

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