Biplano Calzoni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Calzoni AC.240
Il biplano Calzoni AC.240
Descrizione
Tipoaereo da addestramento
Equipaggio2 (pilota ed istruttore)
Data primo volomai effettuato
Esemplari1
Dimensioni e pesi
Lunghezza7,30 m
Apertura alare7,90 m
Altezza2,25 m
Superficie alare12,50
Carico alare56 kg/m²
Peso a vuoto400 kg
Peso carico700 kg
Capacità combustibile110 L[1]
Propulsione
MotoreAlfa Romeo 110-I
Potenza120 CV (89 kW)
Prestazioni
Velocità max250 km/h
Tangenza2500 m

i dati sono estratti da Paper Aircraft: il biplano Calzoni, in Aerofan n.1[2]

voci di aerei militari presenti su Wikipedia
Disegno del Biplano Calzoni

Il biplano Calzoni o AC.240 è stato un aereo da addestramento monomotore biplano progettato dall'ingegnere Adriano Calzoni, rimasto allo stadio di prototipo e costruito nella seconda metà degli anni trenta.

Storia del progetto

[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1936, in seguito ai notevoli impegni della Regia Aeronautica, che la vedevano impegnata nella guerra civile spagnola, vi fu una notevole richiesta di aerei per l'addestramento dei piloti militari. Nel 1937 l'ingegnere Adriano Calzoni[2] progettò e realizzò il prototipo di un addestratore biplano, biposto ad abitacoli aperti, designato Calzoni AC.240 e che ottenne l'immatricolazione I-ADRI. L'aereo non suscitò alcun interesse presso le autorità militari, e a causa delle piccole dimensioni dell'azienda il prototipo non fu mai portato in volo venendo accantonato.[2]

Il Calzoni AC/240 era un velivolo da addestramento biplano, caratterizzato per la presenza di una ridotta luce tra le due ali sovrapposte (interplano) tale che il pilota aveva la visuale libera al di sopra dell'ala superiore.[2] L'aereo aveva costruzione completamente lignea. Il carrello di atterraggio era triciclo posteriore, con le gambe principali fisse senza carenatura di protezione, e ruotino di coda fisso, anch'esso non carenato.[2]

La cabina di pilotaggio inizialmente aperta, e poi chiusa da una capottina vetrata, prevedeva due posti in tandem per l'allievo e l'istruttore. La motorizzazione prevista si basava su un propulsore Alfa Romeo 110-I a 4 cilindri in linea, rovesciato, raffreddato ad aria erogante 120 CV, ed azionante un'elica tripala lignea.[2]

Impiego operativo

[modifica | modifica wikitesto]

Nel febbraio 1940, pochi mesi prima dell'entrata in guerra dell'Italia. Fu portato in volo dall'ing. Simone per gli opportuni collaudi e per l'omologazione, quindi gli fu assegnata la matricola ADRI dal nome del progettista.[3]

L'aereo successivamente venne trasferito via ferrovia a Guidonia per effettuare i previsti collaudi in volo. Il mese successivo il personale del RUNA di Bologna lo rimontò, preparandolo per il volo[2]. Il 18 marzo la Direzione Generale Costruzioni Aeronautiche (D.G.C.A.) scrisse alla D.S.S.E. per effettuare le previste prove di rilievo delle qualità di volo, specificando nel contempo, che qualsiasi fosse stato l'esito delle prove il velivolo non sarebbe mai stato acquistato.[2]

Per tutto il 1940 l'aereo rimase inutilmente a Guidonia in attesa dell'invio di un pilota collaudatore da parte della ditta.[2] Nel febbraio 1941 il suo progettista sollecitò l'amministrazione aeronautica ad acquistare l'aereo, così da rientrare dalle spese sostenute per la sua realizzazione.[2] Tuttavia il gabinetto del Ministero dell'Aeronautica espresse nuovamente parere negativo al suo acquisto.

Le notizie del velivolo si perdono definitivamente dopo il giugno del 1942.[2] In tale data il colonnello Casero, direttore del centro di Guidonia, ribadiva nuovamente l'inopportunità dell'acquisto, sollecitando nuovamente l'ingegner Calzoni a ritirare l'aereo.[2] Da quel momento il destino del prototipo è ignoto.

Italia (bandiera)
  1. ^ Tale dato comprende anche la dotazione di olio lubrificante.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l Aerofan n.1, 1978, p. 45.
  3. ^ Aerofan, Vol. 2 n. 9, AISA, 1979, pp. 17.
  • Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo, Dimensione Cielo n.10: Scuola e collegamento, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1977.
  • Emilio Brotzu, Gherardo Cosolo, Dimensione Cielo n.11: Scuola e collegamento, Roma, Edizioni dell'Ateneo & Bizzarri, 1977.
  • Aerofan, Vol. 2 n. 9, AISA, 1979, pp. 17.

Pubblicazioni

[modifica | modifica wikitesto]
  • Giorgio Apostolo (a cura di), Paper Aircraft: il biplano Calzoni, in Aerofan, N.1, Milano, Associazione Italiana per la Storia dell'Aviazione, gennaio-marzo 1978, pp. 45.