Behāfarīd
Behāfarīd Farvardīn (in persiano بهآفرید فروﺭدین) [1] fu un riformatore religioso persiano[2] nato a Zōzan (Khorasan) che, dopo essere stato sette anni in Cina, verso la fine del periodo califfale omayyade si ribellò tra il 746/747 e il 748/749 al potere arabo-islamico nel Grande Khorasan.
Si dichiarò nuovo profeta a Khawāf, nel distretto (rostāq) di Nīshāpūr, radunando un gran numero di sostenitori, quasi tutti contadini.
Fu sconfitto nel 749 nella regione montuosa di Bādḡīs e quindi ucciso con gran parte dei suoi seguaci su disposizione di Abū Muslim, esortato a sbarazzarsi di Behāfarīd dai Mōbadh (sacerdoti zoroastriani) di Nīshāpūr.
Le sue dottrine erano simili a quelle dello Zoroastrismo, con alcune norme desunte tuttavia dall'Islam (tra cui il consumo della cosiddetta zamzama,[3] proibendo di bere vino e consumare carni di animali sacrificati in maniera non rituale, di contrarre matrimonio tra consanguinei, obbligando i fedeli a eseguire sette preghiere al giorno in faccia al Sole, a versare un'elemosina legale, limitando a 400 dirham l'ammontare della dote da versare alla futura moglie): elementi tutti che costituivano un evidente tentativo sincretico di far convivere tra loro Zoroastrismo e Islam.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ O Behāfarīd Māhfurūdīn.
- ^ Encyclopædia Iranica, «BEHĀFARĪD». Zoroastrian heresiarch and self-styled prophet, killed 748-49..
- ^ Che consisteva nel mescolare carne e vino.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (AR) Shahrastānī, Kitāb al-milal wa al-niḥal (Il libro delle sètte e delle fedi religiose), ed. William Cureton, Londra, Society for the Publication of Oriental Texts, 1846, p. 187.
- (EN) Lemma «Bihʾāfrīd ibn Farwardīn» (D. Sourdel), su: The Encyclopaedia of Islam, second edition.
- (EN) Biancamaria Scarcia Amoretti, sub voce, su: The Cambridge History of Iran, IV, pp. 489-90, 513-17.
Voci correlate
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