Bertrando di Comminges

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San Bertrando di Comminges
Statua di san Bertrando nella basilica di Lourdes
 

Vescovo

 
NascitaL'Isle, 1050 circa
MorteComminges, 16 ottobre 1123
Venerato daChiesa cattolica
Canonizzazioneconfermata da papa Onorio III
Ricorrenza16 ottobre

Bertrando (L'Isle, 1050 circa – Comminges, 16 ottobre 1123) fu vescovo di Comminges. Fu proclamato santo da papa Onorio III dopo il 1220.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a L'Isle dal signore del luogo, Attone Raimondo, e da sua moglie Gervasia, figlia di Guglielmo Tagliaferro.[1]

Entrato nello stato ecclesiastico, fu canonico e arcidiacono a Tolosa[1] e fu poi eletto vescovo di Comminges, ricevendo la consacrazione dall'arcivescovo di Auch.[2]

Sotto il suo episcopato, la città di Comminges, all'epoca in decadenza, conobbe un periodo di grande fioritura: vi chiamò nuovi abitanti e promosse la ricostruzione della cattedrale. Fondò il capitolo dei canonici, ai quali diede la regola di sant'Agostino, e curò la riforma del clero.[2]

Caduto malato durante una visita pastorale in diocesi, si fece ricondurre in cattedrale dove si spense il 16 ottobre 1123.[2]

Culto[modifica | modifica wikitesto]

Ebbe subito fama di santità e miracoli: suo nipote Guglielmo di Montaut, arcivescovo di Auch, attorno al 1167 affidò al chierico Vitale il compito di redigere una Vita di Bertrando e di interessare alla sua canonizzazione papa Alessandro III.[2]

Papa Onorio III, nel 1220, ordinò un'inchiesta sulla vita e i miracoli del vescovo e dovette canonizzarlo poco dopo, perché nel 1222 la città di Comminges fu ribattezzata Saint-Bertrand-de-Comminges.[3]

Il suo corpo fu elevato da papa Clemente V (già vescovo di Comminges) il 16 gennaio 1309.[3]

Fu forse lo stesso Clemente V a istituire il gran perdono o giubileo di san Bertrando, concedendo ai fedeli la possibilità di lucrare l'indulgenza plenaria recandosi in pellegrinaggio a Saint-Bertrand-de-Comminges negli anni in cui la festa dell'invenzione della Santa Croce cadeva di venerdì (la pratica fu comunque approvata da papa Pio VI nel 1777 e da papa Gregorio XVI nel 1839).[4]

Le sue reliquie sopravvissero alle guerre di religione e alla Rivoluzione: una ricognizione venne effettuata il 15 ottobre 1912.[4]

La sua festa veniva celebrata il 16 ottobre (depositio), il 2 maggio (rivelatio, in ricordo del miracolo della liberazione di un cavaliere prigioniero dei mori) e il 16 gennaio (translatio, anniversario dell'elevazione delle reliquie).[3]

Il suo elogio si legge nel Martirologio romano al 16 ottobre.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Jean Charles Didier, BSS, vol. III (1963), col. 129.
  2. ^ a b c d Jean Charles Didier, BSS, vol. III (1963), col. 130.
  3. ^ a b c Jean Charles Didier, BSS, vol. III (1963), col. 131.
  4. ^ a b Jean Charles Didier, BSS, vol. III (1963), col. 132.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Filippo Caraffa e Giuseppe Morelli (curr.), Bibliotheca Sanctorum (BSS), 12 voll., Istituto Giovanni XXIII nella Pontificia Università Lateranense, Roma 1961-1969.

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