Battaglia di Novara (1849)

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Template:Campagnabox Prima guerra di indipendenza italiana La battaglia di Novara (23 marzo 1849) segnò la fine della Prima guerra di indipendenza italiana. È nota anche come battaglia della Bicocca dal nome del sobborgo a sud-est di Novara che vide gli scontri più aspri. Venne combattuta fra 70.000 soldati austriaci comandati dal Maresciallo Radetzky e 100.000 soldati del regno Sardo (anche se non tutti parteciparono alla battaglia) guidati dal re Carlo Alberto, dal generale polacco Chrzanowski e dal capo di stato maggiore Alessandro La Marmora.

Storia

Dipinto della battaglia di Novara conservato presso il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano

Il 12 marzo il Governo sardo-piemontese aveva rotto unilateralmente l'armistizio firmato con gli austriaci dopo la disfatta di Custoza. La notizia era pervenuta agli Austriaci il 12 stesso, e si dice che provocasse uno scoppio di gioia nell'esercito.
Il 14 marzo gli austriaci abbandonano i Ducati di Parma e Modena e a Parma il municipio prende il governo della città in nome di S.M. Carlo Alberto. Fra il 19 e il 20 marzo Radetzky passa per Pavia e attraversa il Ticino. Questa azione riesce a causa dlla mancata esecuzione degli ordini assegnati al Generale Ramorino (repubblicano) che si porta nell'Oltrepò pavese e si taglia fuori dalle operazioni
Il 20 marzo un'avanzata verso Milano, passando per Magenta, avrebbe potuto capovolgere gli esiti della guerra, ma a causa dell'azione del Ramorino, l'Esercito Sardo è costretto sulla difensiva per coprirsi il fianco destro.
Il 21 marzo gli Austriaci vincono a Mortara opponendo un Corpo d'Armata contro 2 Brigate Piemontesi che non possono resistere a lungo. Lo stesso giorno i Piemontesi vincono a Gambolo, San Siro e alla Sforzesca. Il Ramorino, non obbedendo agli ordini che causarono la disfatta piemontese, venne poi processato e condannato a morte, il successivo 22 maggio.
L'esercito sardo si ritirò verso Novara, rimanendo così separato dalla base dell'esercito (che si trovava ad Alessandria).
Radetzky, ritenendo insensata la ritirata su Novara, attaccò Vercelli col grosso dell'esercito, mentre il II Corpo d'armata del d'Aspre (una delle due divisioni era guidata dal giovane Arciduca Alberto) assaliva Novara che vennero respinte. Ciò diede al Chrzanowski la straordinaria opportunità di contrattaccare con successo annientando il d'Aspre. Ma il polacco mancò il momento decisivo ed ordinò addirittura un ripiegamento. L'indomani 23 marzo Radetzky, compreso l'errore, attaccò Novara con l'intero esercito e ruppe l'armata sarda.
Carlo Alberto abdicò nella notte in favore del figlio Vittorio Emanuele II, dopo aver conosciuto le umilianti pretese austriache alla proposta piemontese di tregua e si ritirò a Oporto in Portogallo (dove morì il 28 luglio dello stesso anno). La mattina del 24 marzo il nuovo Re firmò l'armistizio a Vignale (ora quartiere di Novara). La stessa Battaglia finì in una guerra "fratricida" poichè i fanti piemontesi sbandati si diedero al saccheggio e fu necessario l'intervento delle truppe guidate dal duca di Genova Ferdinando di Savoia.

Meriti e colpe

La scarsa conoscenza degli eventi militari, gli attriti negli alti comandi, l'impopolarità del Chrzanowski nello stato maggiore (non parlava né comprendeva l'Italiano), i tradimenti di comandanti impreparati Ramorino, furono certamente cause della sconfitta, senza dimenticare la grande esperienza e superiorità tattica di Radetzky, che benché ottantaduenne, e nonostante l'errore di attaccare Vercelli, riuscì a sconfiggere un esercito superiore in numero e ad obbligare il Regno di Sardegna alla resa. Le condizioni non furono particolarmente pesanti, un po' perché l'Austria voleva evitare che scoppiassero rivolte popolari che si sarebbero estese a macchia d'olio, un po' perché una eccessiva estensione del dominio tedesco in Italia non avrebbe ottenuto l'approvazione francese. Allo stato dei fatti, Torino cessò, per alcuni anni, di rappresentare una minaccia militare e si poteva seriamente sperare che il giovare Vittorio Emanuele avrebbe fatto carta straccia dello Statuto così come avrebbe fatto, di lì a pochi giorni, l'assai più pavido Leopoldo II, buono ultimo al seguito di Pio IX e Ferdinando II. Ma le cose non andarono così. S.M. Vittorio Emanuele II di Savoia mantenne le garanzie costituzionali (per questo venne soprannominato "Re Galantuomo") e la sua politica portò poi all'unificazione nazionale..

Citazioni letterarie

Novara finì col significare una sconfitta e un'umiliazione. L'espressione la «fatal "nome di città"», per quanto impropria, si usa ancor oggi per indicare una bruciante sconfitta.

Impropria perché la poesia da cui si pensa sia presa: Piemonte del Carducci dice in realtà (riferendosi a Carlo Alberto):

«E lo aspettava la brumal Novara
e a' tristi errori meta ultima Oporto.
....»

La fatal Novara è in realtà la nave di Massimiliano d'Asburgo, in Miramar, sempre del Carducci:

«Ahi! mal tu sali sopra il mare nostro,
figlio d'Absburgo, la fatal Novara.
Teco l'Erinni sale oscura e al vento
apre la vela.»

Voci correlate