Bashu, il piccolo straniero

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Bashu, il piccolo straniero
Titolo originaleBashu
Paese di produzioneIran
Anno1989
Durata120 min
Generedrammatico
RegiaBahram Beizai
FotografiaFirooz Malekzadeh

Bashù, il piccolo straniero (Bashú, gharibeh kuchak, 1989) è un film di Bahram Beizai, con Susan Taslimi, Adnan Afravian, Parviz Purhosseini.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

In fuga dal villaggio in fiamme, durante la guerra tra Iran e Iraq, un bambino sale fortunosamente a bordo di un camion che corre verso l'ignoto, verso la pace, verso il Nord. Nessuno lo accoglie ed egli vaga solo e impaurito sfuggendo gli umani che parlano farsi, lingua incomprensibile per lui che parla arabo. I primi contatti del bambino sono con gli animali e i bambini: la sua condizione di fuggitivo lo rende selvaggio, lo spinge ad una comunicazione istintuale, animalesca, egli è costretto a muoversi fuori dei codici verbali che conosce e si affida ad un selvatico silenzio ed all'evitamento di qualsiasi contatto con le persone. Ma per fortuna Naii, una giovane donna, lo nota e lo sa avvicinare; Naii infatti si prende cura del bambino e "lo addomestica", prendendolo a vivere con sé e i suoi due bimbi, in attesa del ritorno del marito partito in cerca di lavoro. La posizione di Naii nel villaggio è precaria: senza un uomo deve provvedere ai suoi figli, lavorare i campi e badare alle bestie. La sua decisione di prendere in casa un altro bambino è vista con riprovazione dagli altri abitanti del villaggio vicini di casa o parenti anche perché il bambino è nero. Bashù ha visto morire i suoi genitori e la sorellina bruciati dalle bombe irachene e la vera madre di Bashù compare, come un fantasma, che fa percepire la propria presenza muta e fortissima. Il ritorno del marito di Naii è quello di un maschio sconfitto e fallito, privo di un braccio, ma segna la ricomposizione finale della famiglia, cui Bashù ormai appartiene.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bashù, venticinque anni dopo, in Internazionale. URL consultato il 24 gennaio 2017 (archiviato dall'url originale il 2 febbraio 2017).

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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