Banu Juhayna

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I Banū Juhayna (in arabo ﺑﻧﻮ ﺟﻬﻴﻨـة?) erano una delle tante sottotribù arabe che afferivano alla tribù dei B. Quḍāʿa, insediata nelle regioni site tra la Siria e La Mecca (Ḥijāz).

Geografia[modifica | modifica wikitesto]

Tra i centri abitati vale la pena ricordare almeno Yanbuʿ, mentre tra le montagne di Raḍwā, relativamente prossime a Mecca, esse sono ricordate perché fra esse, secondo il movimento della Kuraybiyya, sarebbe rimasto a vivereo fino al Giorno del Giudizio (in cui si sarebbe manifestato come Mahdi[1]) il figlio di ʿAlī, Muhammad ibn al-Hanafiyya.
Si ricorderà infine anche il Wadi al-ʿĪṣ, presso il quale si recò inutilmente con un gruppo di musulmani, lo zio di Maometto, Ḥamza b. ʿAbd al-Muṭṭalib, nell'anno 1 dell'Egira, equivalente al 623, poco prima della battaglia di Badr.

Cultura e spiritualità dei Juhayna[modifica | modifica wikitesto]

I Juhayna avevano fama di essere bravi poeti, tanto che si ricordano loro componimenti, tramandati come Ayyām Juhayna (I giorni [gloriosi] dei Juhayna), così come si ricorda il tentativo di un loro membro, ʿAbd al-Dār b. Ḥudayb, di edificare a Qawdam un manufatto che potesse fare concorrenza alla Kaʿba di Mecca, in grado fin dall'epoca della jāhiliyya di attirare numerosi pellegrini e di dar vita a una fiera-mercato in cui si concludevano lucrosi affari.

Rapporti con Yathrib[modifica | modifica wikitesto]

Le relazioni con Yathrib furono sostanzialmente buone, tant'è vero che, in occasione della battaglia di Buʿāth del 617, i Juhayna spalleggiarono la tribù araba dei Banu Khazraj, mentre a Badr furono dalla parte dei Banu Aws.
Raggiunsero un accordo con Maometto, una volta che questi s'insediò coi suoi seguaci musulmani a Medina, che consentiva loro di non abbracciare quella religione islamica alla quale però più tardi si convertirono, diventando forse addirittura il primo gruppo tribale a combattere accanto ai musulmani per l'affermazione della loro causa.[2]

Nella conquista di Mecca del 630 furono presenti con 800 guerrieri e 50 cavalieri, anche se Ṭabarī fornisce cifre più generose ancora, parlando di 1.400 uomini.[3]

La tribù (una parte della quale era emigrata a Medina) restò fedele all'Islam anche durante la Ridda e parteciparono più tardi, all'epoca del secondo Califfo ʿUmar, alla conquista dell'Egitto, restandovi a risiedere.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Henri Laoust, Les schismes dans l'Islam, p. 30.
  2. ^ al-Ṭabarānī, al-Awāʾil, Beirut, Dār al-Jīl, 1992.
  3. ^ Ṭabarī, Annali, f. 1633, tradotto da Michael Fishbein (The Victory of Islam, vol. VIII della The History of al-Ṭabarī, ed. E. Yar-Shater, Albany NY, State University of New York Press, 1997) alle pp. 186-7.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]