Antilegomena
Gli antilegomena (in greco antico: ἀντιλεγόμενα?, "quelli di cui si è parlato contro", cioè i "libri oggetto di controversia"[1]) sono quei libri del Nuovo Testamento sulla canonicità dei quali non ci fu accordo nella Chiesa antica. Il termine è utilizzato da Eusebio di Cesarea nella sua Storia Ecclesiastica, nell'elencare i libri in uso in almeno alcune chiese nel IV secolo, prima della chiusura definitiva del canone cristiano del Nuovo Testamento:
«Facciamo il punto sugli scritti del Nuovo Testamento che sono stati già menzionati: i primi sono i santi quadruplici vangeli, seguiti dagli Atti degli Apostoli. Dopo di che vanno riconosciute le epistole di Paolo; segue nell'ordine la rimanente Epistola di Giovanni e similmente bisogna mantenere l'Epistola di Pietro. Dopo di loro poniamo, se sembra appropriato, l'Apocalisse di Giovanni, su cui riporteremo le diverse opinioni a tempo debito. Questi perciò appartengono agli scritti accettati. Fra i testi oggetto di controversia (antilegomena), che tuttavia sono riconosciuti da molti, si trovano le cosiddette epistole di Giacomo e di Giuda, e anche la Seconda di Pietro, e quelle chiamate Seconda e Terza di Giovanni, sia che appartengano effettivamente all'evangelista o a un'altra persona con lo stesso nome. Fra gli scritti apocrifi vanno contati gli Atti di Paolo e il cosiddetto Pastore, e l'Apocalisse di Pietro e, in aggiunta a questi, la restante epistola di Barnaba e la cosiddetta Didaché degli Apostoli e, come ho detto prima, l'Apocalisse di Giovanni, se sembra appropriato, che alcuni respingono, ma che altri classificano fra i testi accettati. E fra questi alcuni inseriscono il Vangelo degli Ebrei, che è apprezzato specialmente dagli ebrei che hanno accettato Cristo. Tutti questi possono essere considerati antilegomena, cioè controversi. Ci sentiamo in dovere di dare il catalogo anche di quei libri che si distinguono da quelle opere che, per tradizione ecclesiastica, sono visti come veri e genuini e comunemente accettati, oppure, pur non canonici ma disputati, sono tuttavia noti alla maggior parte degli scrittori ecclesiastici. Ci sentiamo in obbligo di dare questo catalogo cosicché saremo in grado di riconoscere sia questi libri che quelli che sono citati dagli eretici con il nome di apostoli, fra cui, ad esempio, i libri come il vangelo di Pietro, di Tommaso, di Mattia e di altri simili, e gli Atti di Andrea, di Giovanni e di altri apostoli. Nessuno, fra coloro che appartengono alla successione di scrittori ecclesiastici, li ha ritenuti degni di menzionarli nei propri scritti. Inoltre, il carattere dello stile diverge dall'uso apostolico e sia i pensieri che gli scopi delle cose contenute in essi sono completamente in disaccordo con la vera ortodossia che mostrano chiaramente le loro elucubrazioni eretiche. Pertanto essi non sono posti fra gli scritti apocrifi, ma sono ritenuti totalmente assurdi ed empi.»
Eusebio di Cesarea dunque classifica i libri antilegomena secondo queste categorie:
I libri meno controversi, che furono infine accettati come ispirati:
- Lettera di Giuda
- Lettera di Giacomo
- Seconda lettera di Giovanni
- Terza lettera di Giovanni
- Seconda lettera di Pietro
I libri disputati, che non furono ammessi nel canone definitivo, ma che facevano parte dei libri utilizzati da alcune chiese:
- Didaché
- Atti di Paolo
- Pastore di Erma
- Apocalisse di Pietro
- Lettera di Barnaba
- Apocalisse di Giovanni (che fu poi ammessa nel Canone)
- Vangelo degli Ebrei
I libri "totalmente assurdi ed empi":
- Vangelo di Pietro,
- Vangelo di Tommaso,
- Vangelo di Mattia e di altri simili,
- Atti di Andrea,
- Atti di Giovanni
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ G.W.H. Lampe, A Patristic Greek Lexicon, Oxford, 1961, s.v. ἀντιλέγω.