Angela Palanca

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Angela Maria Pittetti, detta Angela Palanca (Palancato, 1690 circa – Torino, 13 aprile 1763), è stata una pittrice italiana attiva nella prima metà del Settecento e nota per le scene di genere dipinte per la corte sabauda.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Angela Maria Pittetti nacque a Palancato nei pressi di Vercelli nel 1690 e crebbe in un ambiente favorevole alle arti. La madre, Maria Lancia, era bocciolese come il padre, Giovanni Lorenzo Pittetti (1645 ca.–1725), un costruttore di strumenti a fiato e flautista. La sorella Anna Maria Domenica sarà a sua volta pittrice, mentre il fratello Carlo Felice seguirà le orme del padre, diventando fagottista e costruttore di strumenti musicali.[1] I membri della famiglia assunsero il cognome toponimico Palanca una volta trasferitisi a Torino.[1][2]

Angela Maria Palanca si formò sotto la guida di Pietro Domenico Olivero[3], che fu anche suo amico: nel 1711 è «infatti il grande pittore a firmare l'elenco dei dipinti presenti nella sua dote, già realizzati a 21 anni appena: ben 165 fra schizzi, modelli, disegni e quadri.» Il matrimonio sarà infelice a causa del «marito violento e fannullone», che Palanca lascerà per andare a vivere in casa del fratello Carlo a Torino, nel 1716. Una scelta decisamente anticonformista per la sua epoca.[4]

La pittrice si dedicò a tematiche riconducibili alle feste galanti di influenza francese: dipinse prevalentemente scene di genere e bambocciate, come balli, banchetti, temi di corte e di caccia, mostrando uno stile con rimandi alla produzione del suo maestro.[5]

Tra le sue opere si ricordano le pitture conservate nella Camera d'Udienza dell'Appartamento del Principe di Piemonte, nel Castello di Rivoli.[6] Tra i suoi committenti, anche il diplomatico e collezionista Pietro Mellarède che acquistò due sue tele con Concertini, di ottima fattura, realizzate tra il 1715 e il 1725 e oggi nelle collezioni della Conservation Départementale du Patrimoine de la Savoie di Chambéry, le quali «riflettono il mondo gentile ed aggraziato della pittrice e […] possiedono particolare freschezza compositiva e vivacità coloristica: in seguito non sempre raggiunte dalla pittrice, forse anche oberata dalle numerosissime commissioni regie e private.»[4] Sono infatti ben documentate le commissioni alla pittrice da parte della corte sabauda alla metà del secolo, in particolare per la Palazzina di caccia di Stupinigi.[5]

Angela Palanca morì a Torino il 13 aprile 1763.

Una serie di dipinti alla maniera di Angela Palanca sono conservati nel Palazzo Dal Pozzo della Cisterna.[5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • Festa campestre, olio su tela, 72×132 cm
  • Riposo in una locanda dopo una battuta di caccia, 1750, olio su tela, 103×98 cm
  • Scena fieristica con rovine, olio su tela, 68×84 cm
  • Concertino con suonatrice di arpa, Chambéry, Conservation Départementale du Patrimoine de la Savoie
  • Concertino con suonatrice di xilofono, Chambéry, Conservation Départementale du Patrimoine de la Savoie

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Alfredo Bernardini, Carlo Alberto Felice Palanca, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 80, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2015. URL consultato il 23 febbraio 2023.
  2. ^ Forse per l'appellativo di Palanca condiviso, forse per la scarsità delle fonti giunte fino a noi e il lungo oblio, forse per la scarsa fama di cui godette Anna Maria Palanca rispetto ad Angela Palanca, le due pittrici sono state talvolta confuse o mal distinte nella seconda metà del Novecento. Cfr. Bollettino della Società piemontese di archeologia e di belle arti, Società anonima tipografico, 1980, p. 87. Tuttavia le fonti non avvalorato l'ipotesi che si trattasse di un'unica persona, anzi sembrano confermare che si trattasse di sorelle con un percorso di vita differente, a partire dall'elemento più appariscente, tradizionale e documentabile: un diverso matrimonio con un diverso marito. Cfr. Arabella Cifani e Franco Monetti 2009, p. 182 e Arabella Cifani e Franco Monetti 1993, p. 348
  3. ^ Arabella Cifani e Franco Monetti, Pietro Domenico Ollivero, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 79, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2013.
  4. ^ a b Arabella Cifani e Franco Monetti 2009, p. 182.
  5. ^ a b c F. Facchin et alii 2004.
  6. ^ Originariamente si trattava di cartoni per arazzi destinati alla Regia Manifattura di arazzi di Torino, versione sabauda della manifattura parigina dei Gobelins. Cfr. Sale Storiche. Secondo Piano, su Castello di Rivoli. URL consultato il 23 febbraio 2023.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arabella Cifani e Franco Monetti, La collezione di dipinti di Pietro Mellarède (1659-1730) e degli eredi nel castello di Betton Bettonnet in Savoia, in Saggi e Memorie di storia dell'arte, XXXIII, Fondazione Giorgio Cini Onlus, 2009, pp. 165-203.
  • C. Debiaggi, Una pittrice valsesiana alla corte di Torino nel XVIII secolo: Angela Maria Palanca, in De Valle Sicida, Donne di montagna donne in montagna. Atti del convegno, Varallo 19-20 ottobre 2002, XV (2004), pp. 141-160.
  • Arabella Cifani, P. E. Fiora di Centocroci, Franco Monetti, La quadreria e gli ambienti aulici di Palazzo Cisterna, Torino, 1996, p. VIII
  • Arabella Cifani e Franco Monetti, I Piaceri e le Grazie. Collezionismo, pittura di genere e di paesaggio fra Sei e Settecento in Piemonte, II, Torino, Fondazione Pietro Accorsi, 1993, pp. 326-335, figg. a pp. 355-375.
  • A. Baudi di Vesme, L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, Torino, vol. III, 1968, pp. 758-759

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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