Adile Sultan (figlia di Şehzade Selaheddin)
Adile Sultan | |
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Adile Sultan (prima da sinistra), con alcune delle sue sorelle | |
Sultana dell'impero ottomano | |
Trattamento | Sua Altezza Imperiale |
Nascita | Istanbul, 10 febbraio 1887 |
Morte | Parigi, 6 dicembre 1973 |
Luogo di sepoltura | Cimitero di Bobigny, Nizza |
Dinastia | Casa di Osman |
Padre | Şehzade Mehmed Selaheddin |
Madre | Tevhide Zatigül Hanim |
Coniugi | Faik Bey (1910-1013, div.) Moralizade Selaheddin Ali Bey (1914-1918, ved.) |
Figli | Secondo matrimonio Nilüfer Hanimsultan |
Religione | Islam sunnita |
Adile Sultan (turco ottomano: عادله سلطان, "giustizia", "equità"; Istanbul, 10 febbraio 1887 – Parigi, 6 dicembre 1973) è stata una principessa ottomana, figlia di Şehzade Mehmed Selaheddin e nipote del sultano Murad V.
Origini
[modifica | modifica wikitesto]Adile Sultan nacque il 10 febbraio 1887 a Istanbul, nel Palazzo di Çırağan. Suo padre era Şehzade Mehmed Selaheddin, figlio del sultano ottomano Murad V, e sua madre la consorte Tevhide Zatigül Hanim. Aveva due sorelle maggiori, Celile Sultan e Rukiye Sultan, un fratello minore, Şehzade Mehmed, nato morto, e una sorella minore, Emine Atiye Sultan.
Trascorse i suoi primi anni in confinamento nel Palazzo di Çırağan, che all'epoca fungeva da prigione per Murad V, deposto nel 1876 dal suo fratellastro Abdülhamid II, e tutta la sua famiglia. Il confinamento terminò alla morte di Murad V nel 1904[1][2][3][4].
Matrimoni
[modifica | modifica wikitesto]Adile Sultan si sposò due volte.
Il 15 maggio 1910, a Palazzo Göztepe, sposò Faik Bey. Non ebbero figli e divorziarono nel 1913[5][1].
Il 3 aprile 1914 a Palazzo Göztepe sposò Moralizade Selaheddin Ali Bey, figlio di Moralizade Mehmed Ali Bey e Zehra Aliye Hanım. Ebbero una figlia e Adile rimase vedova nel dicembre 1918. Non si risposò più[6][7][1][8][9].
Beneficenza
[modifica | modifica wikitesto]Adile Sultan era la patrocinante del Kadıköy Osmanlı Fukaraperver Cemiyeti Hanımlar Şubesi, che si occupava di fornire cibo, abiti e cure mediche a vedove, anziane e disabili. In particolare forniva fondi a due scuole per orfani e ogni giorno serviva pane e minestra per colazione a centinaia di persone.
Era anche una benefattrice del Müdafaa-i Milliye Cemiyeti Kadıköy Merkezi Hanımlar şubesi, il ramo femminile dell'Organizzazione per la difesa nazionale centrale di Kadıköy[10].
Esilio
[modifica | modifica wikitesto]Nel 1924 la dinastia ottomana venne esiliata.
Adile e sua figlia si trasferirono a Nizza. Nel 1931 il fratellastro di Adile, Şehzade Osman Füad, combinò il matrimonio fra la figlia di Adile, Nilüfer Hanımsultan, e Moazzam Jah, figlio cadetto dell'ultimo Nizam di Hyderabad, Mir Osman Ali Khan. Dopo le nozze Adile seguì la figlia in India e le rimase accanto per qualche anno, prima di tornare in Francia. Il matrimonio garantì loro sicurezza economica fino al 1952, quando Nilüfer divorziò quattro anni dopo aver lasciato l'India ed essere tornata a vivere con la madre in Francia, in un piccolo appartamento a Parigi[11][12][13].
Morte
[modifica | modifica wikitesto]Adile Sultan morì il 6 dicembre 1973 a Parigi e venne sepolta nel cimitero di Bobigny[1][2].
Discendenza
[modifica | modifica wikitesto]Dal suo secondo matrimonio, Adile Sultan ebbe una figlia:[1]
- Nilüfer Hanımsultan (4 gennaio 1916 - 12 giugno 1989). Nata a Istanbul e morta a Parigi. Sposata due volte senza figli.
Onorificenze
[modifica | modifica wikitesto]Adile Sultan venne insignita delle seguenti onorificenze:[6]
- Ordine della Carità, ingioiellato
- Ordine di Mejīdiyye, ingioiellato
- Medaglia della Marina
Cultura popolare
[modifica | modifica wikitesto]- Adile Sultan è un personaggio del romanzo storico di Ayşe Osmanoğlu, The Gilded Cage on the Bosphorus (2020).
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e Adra, Jamil (2005). Genealogy of the Imperial Ottoman Family 2005. pp. 19–20.
- ^ a b Brookes, Douglas Scott (2010). The Concubine, the Princess, and the Teacher: Voices from the Ottoman Harem. University of Texas Press. p. 278. ISBN 978-0-292-78335-5.
- ^ Eldem, Edhem (2018). The harem seen by Prince Salahaddin Efendi (1861-1915). Searching for women in male-authored documentation. pp. 22–23, 34.
- ^ Koçu, Reşat Ekrem; Sağlam, Osman Ferid (1911). Musavver nevsâl-i Osmanî (in Turkish). Marmara University. p. 66–67. hdl:11424/48517. OCLC 850834461.
- ^ Salnâme-i Devlet-i Âliyye-i Osmanîyye, 1328 Sene-i Maliye, 67. Sene. Selanik Matbaası. 1912. p. 56.
- ^ a b Salnâme-i Devlet-i Âliyye-i Osmanîyye, 1333-1334 Sene-i Maliye, 68. Sene. Hilal Matbaası. 1918. pp. 72–73, 76–77.
- ^ Mehmet Nermi Haskan (2001). Yüzyıllar boyunca Üsküdar. Üsküdar Belediyesi. p. 689. ISBN 978-975-97606-2-5.
- ^ Vâsıb & Osmanoğlu 2004, p. 51.
- ^ Bardakçı 2017, p. 125
- ^ Os, Nicolina Anna Norberta Maria van (31 October 2013). Feminism, Philanthropy and Patriotism: Female Associational Life in the Ottoman Empire. Leiden University Institute for Area Studies (LIAS), Faculty of Humanities, Leiden University. pp. 328 and n. 89.
- ^ Vâsıb & Osmanoğlu 2004, p. 95.
- ^ Bardakçı 2017, p. 123.
- ^ Khan, Elisabeth (2019-12-23). "Ottoman Princesses in India (2). Part two: Princess Niloufer, the first…". Medium. Retrieved 2021-04-22.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Vâsıb, A.; Osmanoğlu, Osman Selaheddin (2004). Bir şehzadenin hâtırâtı: vatan ve menfâda gördüklerim ve işittiklerim. Yapı Kredi Yayınları. YKY. ISBN 978-975-08-0878-4.
- Bardakçı, Murat (2017). Neslishah: The Last Ottoman Princess. Oxford University Press. ISBN 978-9-774-16837-6.