Abahlali baseMjondolo

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Il logo del movimento Abahlali baseMjondolo

Abahlali baseMjondolo (AbM, lett. "residenti delle baracche", in inglese residents of the shacks) è un movimento socialista sudafricano che riunisce persone che vivono nelle baraccopoli. Si tratta della più grande organizzazione di abitanti delle baracche del Sudafrica e conduce campagne per il miglioramento delle condizioni di vita dei poveri[1] e per una partecipazione democratica della società dal basso[2]. Il movimento rifiuta l'appartenenza a qualsiasi partito politico e ha organizzato campagne per il boicottaggio delle elezioni locali e nazionali[3]. La strategia chiave consiste nel “ricreare i beni della comunità[4] dal basso cercando di organizzare la vita dei poveri negli insediamenti.[5]

Il movimento ha avuto origine da un blocco stradale di protesta[6], organizzato dagli abitanti dell'insediamento di Kennedy Road a Durban, nel marzo del 2005[7] e opera oggi anche nelle città di Pietermaritzburg[8] e Città del Capo. Secondo The Times il movimento ha “scosso il panorama politico del Sudafrica.”[9]

Assemblea di Abahlali, insediamento di Foreman Road

All'inizio del 2008 le Nazioni Unite hanno espresso una seria preoccupazione per il trattamento riservato agli abitanti dell'insediamento di Kennedy Road a Durban[10]. Preoccupazioni sono emerse anche per gli sgomberi decisi in vista della Coppa del Mondo di calcio del 2010 in Sudafrica.[11][12]

Nel 2001, con lo Slums Clearance Project, la municipalità di eThekwini, che amministra le città di Durban e Pinetown, ha intrapreso un programma di sgombero degli insediamenti, che consiste nella regolare demolizione di abitazioni. In più, la municipalità si rifiuta di fornire servizi di base (come elettricità, fognature, acqua corrente, ecc.) negli insediamenti già esistenti e che sono considerati ufficialmente ‘temporanei.’ Con queste demolizioni, alcuni abitanti restano semplicemente senza casa alcuna, altri sono vittime di sgomberi forzati verso le periferie della città.[13][14] L'impegno primario di Abahlali è opporsi a queste demolizioni e agli sgomberi forzati (anche attraverso azioni legali), e di lottare per il diritto a terra e ad alloggi di qualità nelle città. Nella maggior parte dei casi il movimento opera avanzando richieste formali affinché vengano svolti dei lavori di miglioramento negli insediamenti esistenti, oppure chiedendo che si dia inizio alla costruzione di nuove abitazioni vicino agli insediamenti. Il movimento ha comunque anche protestato affinché gli insediamenti siano immediatamente provvisti di servizi primari come acqua, elettricità e servizi igienici. Il movimento ha rapidamente ottenuto un buon successo nel fermare gli sfratti e gli sgomberi forzati, sebbene per tre anni non sia riuscito a guadagnare un accesso sicuro a terreni urbani idonei alla costruzione di alloggi di qualità.[15] Alla fine del 2008, tuttavia, S’bu Zikode, presidente dell'AbM, ha annunciato un accordo con la municipalità di eThekwini, che prevede la fornitura di servizi a 14 insediamenti e la costruzioni di alloggi nell'insediamento di Kennedy Road.[16]

Il movimento è stato coinvolto in un importante conflitto con la municipalità di eThekwini e ha dato vita a numerose proteste e azioni legali contro le autorità cittadine.[17] I suoi membri hanno subito repressioni e intimidazioni e sono stati spesso aggrediti. Molti leader sono stati arrestati dalla polizia di Sydenham, Durban.[18]

Abahlali ha spesso denunciato i metodi vessatori della polizia, compresa la tortura.[19] In numerose occasioni le denunce sono state appoggiate dalle autorità religiose[20] e dai movimenti per la difesa dei diritti umani].[21]

Nel 2009 il movimento ha vinto una causa presso la Corte Costituzionale che ha dichiarato il KZN Slums Act incostituzionale.[22][23] A Città del Capo il conflitto fra il movimento e il Governo della città è molto acceso e si è concentrato intorno al Macassar Village Land Occupation.[24]

Gli studi accademici sul movimento sottolineano la sua non-professionalizzazione (cioè l'indipendenza dal controllo di Ong), la sua autonomia rispetto alle organizzazioni e ai partiti politici[25] e il suo carattere democratico.[26][27] Insieme alla Campagna Anti Sgomberi del Western Cape (Western Cape Anti-Eviction Campaign), il movimento si rifiuta di collaborare con il forum "Social Movements Indaba" (SMI) gestito da Ong, e con alcune organizzazioni non governative legate allo SMI.[28]

Dal 2005 il movimento ha organizzato numerose manifestazioni[29] e creato occasioni di auto-organizzazione negli insediamenti.[30] Come ha spiegato il presidente S'bu Zikode, AbM lotta anche per un “comunismo della vita”, e contro il capitalismo.[31] Ha richiesto a più riprese che la terra privata venga espropriata per consentire la costruzione di case popolari.[32]

Abahlali rifiuta la partecipazione a partiti politici[33] o a qualsiasi organizzazione come le Ong, in cui la lotta viene professionalizzata e gestita in modo verticistico; cerca invece di costruire un potere democratico popolare nei luoghi in cui la gente vive e lavora.[34]

  • Politiche abitative

La richiesta primaria del movimento è a favore di alloggi pubblici decenti. Il movimento è ricorso spesso alla frase “il diritto alla città” per insistere sul fatto che la posizione degli alloggi è una questione di importanza fondamentale. Per questo, chiede che vengano effettuate migliorie negli insediamenti là dove si trovano, in modo che la gente non debba essere ricollocata in luoghi lontani dalla città, dai luoghi di lavoro, dalle scuole, dagli ospedali.[35][36]

  • Servizi

Il movimento ha svolto campagne perché agli abitanti degli insediamenti siano garantiti servizi primari fondamentali.[35][37]

  • Sfratti e sgomberi forzati

Il movimento si oppone a ogni sfratto e sgombero forzato e ha condotto una campagna vigorosa in questo senso, attraverso proteste pubbliche e azioni legali.[35][38]

  • Elettricità e incendi

In Sudafrica c'è una media di “dieci incendi di baracche al giorno, che provocano morti un giorno sì e uno no.”[39] Abahlali ha condotto campagne su questo tema chiedendo, fra le altre cose, che le baracche siano provviste di impianti elettrici appropriati.[40]

Dal 2006 Abahlali baseMjondolo ha lanciato campagne per il "non voto" nelle elezioni locali e nazionali, con lo slogan "No Land, No House, No Vote".[41] Il movimento specifica che il loro scopo, invece, è quello di raggiungere l'uso della democrazia diretta per costruire un contropotere democratico. Si tratta di una posizione condivisa da tutte le organizzazioni afferenti alla Poor People's Alliance.[42]

Abahlali baseMjondolo ha portato in tribunale il Governo Provinciale del KwaZulu-Natal affinché lo Slums Act[43] fosse dichiarato incostituzionale[44][45], ma ha perso la causa.[46] Il 14 maggio 2009 il caso è stato portato in appello alla Corte Costituzionale. Secondo Abahlali la sezione 16 dello Slums Act (che obbligava proprietari terrieri e municipalità a sgomberare gli occupanti irregolari) era incoerente con il diritto alla casa stabilito nella Costituzione[47][48][49] Il 14 ottobre 2009 è stata emessa la sentenza che portava alla vittoria del movimento e al rimborso delle spese giudiziarie.[23]

Il movimento ha preso posizione con forza contro gli attacchi xenofobi che sono dilagati nel Paese[50][51] nel maggio 2008. Atti di violenza di questo tipo negli insediamenti in cui Abahlali aveva una forte presenza.[52] Il movimento è stato anche in grado di fermare un attacco nell'insediamento di Kenville (non affiliato all'Abahlali) e di offrire un rifugio ad alcune persone costrette ad abbandonare le loro abitazioni.[53][54]

  • Brutalità della polizia

Il movimento ha organizzato numerose azioni contro gli attacchi razzisti e brutali della polizia.[55]

Il movimento afferma di sostenere una “politica fatta in casa, che tutti possono comprendere e in cui possono riconoscersi.”[56] La sua filosofia è stata descritta in numerosi articoli e interviste. Le idee chiave sono quelle di portare avanti una politica dei poveri, viva e vitale, per la partecipazione politica popolare. “Politica dei poveri” è da intendersi come politica che viene diretta dai poveri e per i poveri, in un modo che consenta ai questi di partecipare attivamente alle proprie lotte. In termini pratici, vale a dire che tale politica deve essere messa in pratica laddove vivono i poveri o nei luoghi a loro facilmente accessibili, nei momenti che siano liberi per loro, nelle lingue che loro parlano. Non significa che la gente e le organizzazioni della classe media siano escluse, ma la loro partecipazione dovrà essere rispettosa, dovranno recarsi in questi spazi e condividere la loro politica nel dialogo e nel rispetto reciproco. L'idea di una politica viva contempla due aspetti chiave: il primo è che deve essere intesa come una politica che inizia non da una teoria esterna ma dall'esperienza delle persone che la formano. Viene contestato il fatto che l'educazione formale alla politica in genere crea nuove élite che impongono le loro idee sugli altri ed escludono le persone comuni dal pensiero politico. Questa politica non è contraria alle teorie, semplicemente sostiene la necessità di iniziare dall'esperienza reale di vita, partendo dalle esperienze di sofferenza delle persone, piuttosto che iniziare dalla teoria (importata, di solito, dal Nord del mondo) per poi imporla sull'esperienza vissuta, che è fatta di sofferenza e di resistenza negli insediamenti. Il secondo aspetto chiave di questa politica viva è che il pensiero politico è sempre elaborato democraticamente e in comune. Questa politica popolare si oppone a quella dei partiti o dei politici (così come alle forme politiche non democratiche calate dall'alto, come quelle di molte Ong). Questo è un progetto popolare e democratico intrapreso senza alcun ritorno finanziario e con un rifiuto esplicito del potere personale, mentre il secondo è un progetto calato dall'alto, in cui i ruoli rappresentativi vengono professionalizzati.[57][58]

Abahlali condivide con analoghi movimenti di base a Johannesburg e Città del Capo[59] una posizione molto critica nei confronti delle elezioni politiche locali e nazionali in Sudafrica. Il movimento ha lanciato campagne di boicottaggio delle elezioni amministrative del 2006[60] e quelle nazionali del 2009, con lo slogan "Niente terra! Niente casa! Niente voto!". Il pensiero del movimento rispetto alle elezioni può essere sintetizzato nelle parole del suo presidente eletto S’bu Zikode “Il governo e gli esperti parlano sempre dei poveri, ma nessuno vuole parlare con i poveri... è ormai evidente che il nostro compito è solo quello di votare per poi stare a guardare i ricchi parlare di come noi diventiamo sempre più poveri”.

Nei primi giorni di vita del movimento, alcuni personaggi del partito di governo hanno spesso accusato Abahlali di essere un gruppo di criminali manipolati da bianchi, da una ‘terza forza’, o da servizi segreti stranieri.[61]

Anche questo movimento, come altri in Sudafrica[62], è stato vittima di intense vessazioni illegali da parte dello stato[63][64], che hanno portato a oltre 200 arresti dei suoi membri negli ultimi tre anni e a ripetuti episodi brutali da parte della polizia nelle abitazioni, nelle strade e nei luoghi di detenzione. In numerosi episodi la polizia ha attaccato gli abitanti disarmati delle baracche con munizioni esplosive, veicoli corazzati ed elicotteri. Nel 2006 il city manager di Durban Mike Sutcliffe ha illegalmente imposto ad Abahlali il divieto assoluto di organizzare manifestazioni di protesta[65][66], provvedimento che è stato poi annullato dal tribunale. La polizia locale ha proibito con la violenza di accettare inviti per apparizioni in televisione o ai dibattiti radiofonici.[67][68] Il Freedom of Expression Institute ha rilasciato numerose dichiarazioni di sostegno totale al diritto di Abahlali di poter esprimersi pubblicamente e organizzare proteste.[69][70] Il Centre on Housing Rights and Evictions[71] e un gruppo di esponenti di rilievo della chiesa][72][73] hanno denunciato pubblicamente le violenze della polizia, denunce ribadite dal vescovo anglicano Rubin Philip nell'esercizio delle proprie funzioni[74], a sostegno del diritto del movimento di esprimere pubblicamente il proprio dissenso.[75] Nel marzo 2008 il quotidiano The Mercury ha pubblicato la notizia che sia Human Rights Watch sia Amnesty International stavano conducendo indagini sulla violazione dei diritti umani perpetrati contro Abahlali da parte delle amministrazioni cittadine.[76]

Il sostegno della Chiesa

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Il movimento ha ricevuto un forte sostegno da parte di alcuni esponenti di rilievo della chiesa, In occasione dell'AbM Unfreedom Day (Giornata per la mancanza di libertà), il 27 aprile 2008 il vescovo anglicano Rubin Philip ha detto durante il suo discorso: “Il coraggio, la dignità e la mite determinazione di Abahlali baseMjodolo è una luce che negli ultimi tre anni è diventata sempre più fulgida. Avete affrontato incendi, malattie, sgomberi, arresti, pestaggi, calunnie eppure con coraggio rappresentate ancora la verità. Il vostro principio secondo il quale ciascuno conta, ogni vita è preziosa, è molto semplice ma anche estremamente profondo. Molti di noi che hanno care le più nobili tradizioni del nostro Paese, nel vostro coraggio e nella vostra dignità trovano motivo di speranza.”[77] Il teologo italiano Fratello Filippo Mondini sta cercando di sviluppare una teologia basata sul pensiero e sulla prassi politica sviluppata ad Abahlali baseMjondolo.[78]

L'Alleanza dei poveri

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Nel settembre 2008 la Western Cape Anti-Eviction Campaign (Campagna anti-sgomberi di Western Cape), insieme ad Abahlali baseMjondolo, il Landless People's Movement (Movimento dei senza terra) e il Rural Network (Abahlali baseplasisni, rete rurale) hanno costituito The Poor People’s Alliance, l'alleanza dei poveri[79][80], che rifiuta le elezioni politiche, secondo lo slogan “Niente terra! Niente casa! Niente voto!”.[81]

Secondo Michael Sutcliffe, city manager di eThekwini, il nocciolo delle tensioni fra Abahlali baseMjondolo e la municipalità sta nel fatto che il movimento “rifiuta l'autorità della città”. Quando l'Alta Corte di Durban dichiarò illegale il suo tentativo di impedire le marce organizzate da Abahlali baseMjondolo, egli commentò: “Formuleremo delle serie domande alla corte, perché non possiamo consentire l'anarchia, permettendo che chiunque organizzi marce in ogni momento e in ogni luogo.”[82] Secondo Lennox Mabaso, portavoce del Provincial Department of Housing (Ufficio provinciale per le abitazioni), il movimento “agisce sotto la spinta di un agente provocatore” il quale è “impegnato in operazioni clandestine” e il cui “compito è di provocare disordini”.[83]

Le violenze a Kennedy Road nel 2009

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È stato riferito che il 26 settembre 2009 un gruppo composto da circa 40 persone armate con pistole e coltelli ha fatto irruzione a Kennedy Road attaccando un incontro di giovani del Abahlali baseMjondolo. Gli assalitori hanno presumibilmente distrutto le case dei residenti e ucciso almeno due persone. Gli attacchi sono proseguiti fino a martedì 28 settembre 2009 compreso[84][85]. Alcuni studiosi indipendenti locali e internazionali, così come i membri di Abahlali baseMjondolo, hanno riferito che gli assalitori erano affiliati alla sezione locale dell'African National Congress e che l'attacco era stato pianificato con cura e autorizzato dalla polizia locale[86][87], anche se l'ANC ha in seguito smentito questa notizia, così come la polizia che ha invece individuato nei responsabili della violenza un ‘forum’ associato al movimento Abahlali baseMjondolo stesso[88]. Gli attacchi hanno catalizzato la condanna nazionale e internazionale, e sono stati definiti da alcuni un ‘colpo di Stato silenzioso’[89][90][91][92]. Il KwaZulu-Natal Department of Safety and Security ha organizzato degli incontri per gli "stakeholders", nonostante le condanne degli esponenti della chiesa e dei rappresentanti dell'AbM che li hanno considerati non rappresentativi. Dichiarando di essere vittime di un'epurazione, i membri dell'AbM si sono rifiutati di sedere accanto agli aggressori e hanno formalmente richiesto un'indagine indipendente per far chiarezza sui fatti[93]. Una serie di intellettuali ben noti, tra cui Noam Chomsky, hanno manifestato la loro preoccupazione per gli attacchi[94] e il Human Rights Watch[95], il Centre for the Study of Democracy[96], il Norwegian Centre for Human Rights[97] e Amnesty International[98] hanno appoggiato la richiesta di istituire una commissione indipendente che indaghi su questi episodi di violenza.

Film su Abahlali baseMjondolo

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  1. ^ The State of Resistance: Popular struggles in the Global South di Francois Polet pp.139-140, McMillian 2007.
  2. ^ iPolitiki ePhilayo: The Abahlali baseMjondolo Manifesto for a Politics of the Poor : Indybay.
  3. ^ Matt Birkinshaw Abahlali baseMjondolo: A homemade politics, 2009, su libcom.org. URL consultato il 28 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 12 gennaio 2019).
  4. ^ Il diritto legale di trarre profitto da un terreno in comune con altri proprietari o altri beneficiari. Terreno di proprietà comune.
  5. ^ Joel Kovel, 'The Enemy of Nature', 2007 Zed Books, New York, p. 251
  6. ^ Articolo di Fred Kockott apparso sul Sunday Tribune in cui si descrive il blocco stradale (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2007).
  7. ^ Struggle is a School di Richard Pithouse, Monthly Review, 2006.
  8. ^ ANC to shift to the Left after South Africa's presidential election - Telegraph.
  9. ^ Stench of shanties puts ANC on wrong side of new divide - Times Online.
  10. ^ Dichiarazione delle Nazioni Unite sulle violazioni dei diritti umani in Sudafrica (archiviato dall'url originale il 15 marzo 2008).
  11. ^ World Cup 2010: football brings defining moment for South Africa.
  12. ^ Sunday Herald: The real winners and losers: of the beautiful game (archiviato dall'url originale il 10 agosto 2009).
  13. ^ 'Business As Usual', Centre on Housing Rights & Evictions (Ginevra), 2008
  14. ^ Relazione del COHRE alle Nazioni Unite, 2008 (PDF). URL consultato il 28 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 2 ottobre 2008).
  15. ^ Cfr la relazione del COHRE
  16. ^ Discorso di S'bu Zikode, su africafiles.org. URL consultato il 15 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2016).
  17. ^ I dettagli sono presenti in alcune opere accademiche e nella relazione sul Centre on Housing Rights & Evictions (Ginevra) si fa accenno alle azioni legali, presenti sul sito Copia archiviata, su cohre.org. URL consultato il 19 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2008).. Anche i documenti di molte azioni legali sono consultabili sul sito di Abahlali.
  18. ^ Niren Tolsi, 'I was punched, beaten' Mail & Guardian, 16 settembre 2006.
  19. ^ Dichiarazione dell'AbM sulle violenze della polizia..
  20. ^ Una dichiarazione sulle violenze della polizia contro Abahlali rilasciate da 11 membri dei vertici ecclesiastici..[collegamento interrotto]
  21. ^ Lettera attinente e relazione completa (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2008).
  22. ^ 'Shack dwellers' victory bus' di Niren Tolsi, Mail & Guardian', 2009.
  23. ^ a b Landmark judgment for the poor, di Niren Tolsi, Mail & Guardian, 18 ottobre 2009.
  24. ^ Serie di articoli sull'occupazione delle terre di Macassar Village (archiviato dall'url originale il 20 giugno 2009).
  25. ^ Articolo di Raj Patel in cui analizza il rifiuto delle elezioni politiche da parte di Abahlali (PDF).
  26. ^ 'A Short Course in Politics at the University of Abahlali baseMjondolo', di Raj Patel.
  27. ^ Nigel Gibson, 'Upright and free: Fanon in South Africa, from Biko to the shackdwellers' movement (Abahlali baseMjondolo)', Social Identities (Volume 14 del 6 novembre 2008 , pagine 683 - 715).
  28. ^ Dichiarazione dell'AEC sull'SMI (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2009).
  29. ^ Resistance from the other South Africa di Neha Nimmagudda nel Pambazuka News (17 luglio 2008).
  30. ^ 'Rights, democracy, social movements: Abahlali baseMjondolo - a living politics' Masters Thesis di Matt Birkinshaw, University of London, 2007
  31. ^ 'Abahlali baseMjondolo – The South African Shack Dwellers Movement' di Suzy Subways, 2008 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
  32. ^ ‘The poor need proper homes’ – articolo nel Sowetan di Mary Papayya 1º settembre 2008 (archiviato dall'url originale l'11 settembre 2008).
  33. ^ Articolo di M'du Hlongwa in cui analizza il rifiuto alle elezioni politiche da parte di Abahlali.
  34. ^ Articolo di Xin Wei Ngiam nel Critical Dialogue (Vol.2, No.1, 2006) in cui sono comprese interviste sui concetti di democrazia di alcuni militanti di Abahlali (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2012)..
  35. ^ a b c Ciò emerge chiaramente anche dall'archivio delle comunicazione del movimento e dei comunicati stampa..
  36. ^ Si fa riferimento ad alcune azioni legali contro gli sgomberi nella relazione del 2008 sui diritti alle abitazioni al Durban Centre on Housing Rights & Evictions (Ginevra) reperibile online al sito Copia archiviata, su cohre.org. URL consultato il 19 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 19 dicembre 2008).. Sul sito di Abahlali sono archiviati anche numerosi documenti delle azioni legali.
  37. ^ Capitalism the 'real culprit behind climate change' di Faranaaz Parker, Mail & Guardian, 18 dicembre 2009.
  38. ^ Per una discussione su una vittoria giudiziaria chiave contro gli sfratti cfr l'articolo 'Chetty Champions the Poor' nel 'South African Legal Brief', 24 settembre 2008.
  39. ^ Matt Birkinshaw 'The Big Devil in the Jondolos: The Politics of Shack Fires nel Pambazuka News (2008).
  40. ^ (EN) Search Results, su Abahlali baseMjondolo.
  41. ^ Discorso di S'bu Zikode, dicembre 2008..
  42. ^ Cfr Raj Patel, 'Electing Land Questions: A Methodological Discussion with Reference to Abahlali baseMjondolo, the Durban Shack dwellers' Movement', Codesria, 2007 (PDF).
  43. ^ Testo del Progetto di Legge sulle baraccopoli e altri documenti (archiviato dall'url originale il 16 luglio 2012).
  44. ^ Il testo completo dell'atto e i documenti legali di Abahlali e lo stato sono archiviati in Eliminate the Slums Act – Original press statement and digital archive | Abahlali baseMjondolo
  45. ^ Shack dwellers take on Slums Act di Niren Tolsi, Mail & Guardian, 14 febbraio 2008.
  46. ^ Constitutional challenge to law on slums, di Ernest Mabuza, Business Day, 4 maggio 2009.
  47. ^ Bonile Ngqiyaza, Three provinces protest against slum bill, su The Star, 15 maggio 2009.
  48. ^ South Africa shanty town bill row, su BBC, 15 maggio 2009.
  49. ^ Shack Dwellers Fight Demolition in S. Africa Court, One World, 15 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 28 settembre 2011).
  50. ^ Abahlali baseMjondolo Statement on the Xenophobic Attacks in Johannesburg.
  51. ^ 'The Africa that Pushes Back' di Mukoma Wa Ngugi, Foreign Policy in Focus, 24 dicembre 2008 (archiviato dall'url originale il 13 gennaio 2009).
  52. ^ 'The politics of fear and the fear of politics' di Michael neocosmos, Pambazuka, 2008..
  53. ^ The Politics of Fear and the Fear of Politics: Reflections on Xenophobic Violence in South Africa, articolo del Professor Michael Neocosmos della Monash University, Australia nel Journal of Asian & African Studies Vol. 43, No. 6, 586-594 (2008).
  54. ^ 'The May 2008 Pogroms: xenophobia, evictions, liberalism, and democratic grassroots militancy in South Africa' di Richard Pithouse, in Sanhati, giugno 2008..
  55. ^ Cfr, per esempio, Against Police Brutality - March On Glen Nayager, 10 aprile 2007.
  56. ^ Richard Pithouse' Thinking Resistance in the Shantytown', Mute Magazine, agosto 2006. (archiviato dall'url originale il 25 ottobre 2008).
  57. ^ La filosofia del movimento appare articolata in modo chiaro in numerose dichiarazioni pubblicate sul sito web – cfr in modo particolare le dichiarazioni alla pagina http://abahlali.org/node/3208 Un utile riassunto è fornito anche dallo studio accademico di Nigel Gibson
  58. ^ Cfr anche 'Taking poverty seriously: What the poor are saying and why it matters' by Xin Wei Ngiam in Critical Dialogue, Vol.2, No.1, 2006. (archiviato dall'url originale il 28 marzo 2012).
  59. ^ Elezioni: Un momento pericoloso per i poveri del movimento in Sudafrica (archiviato dall'url originale il 28 aprile 2011)..
  60. ^ "No Vote” Campaigns are not a Rejection of Democracy, novembre 2005.
  61. ^ Articolo di S'bu Zikode scritto in risposta alle accuse senza prova della Third Force..
  62. ^ Cfr una relazione sulla repressione illegale della polizia in Sudafrica, del Freedom of Expression Institute (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2007).
  63. ^ Articolo sulle violenze della polizia di System Cele.
  64. ^ Articolo sulle violenze della polizia di Philani Zungu.
  65. ^ È tema di discussione nel Journal of Asian & African Studies Feb 2008; vol. 43: pp. 63 - 94.http://jas.sagepub.com/cgi/content/abstract/43/1/63[collegamento interrotto]
  66. ^ Cfr anche una lettera dal Freedom of Expression Institute, 23 febbraio 2008, in cui vengono dati i dettagli cronologici del divieto di una marcia di protesta (PDF), su fxi.org.za. URL consultato il 28 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 23 ottobre 2007).
  67. ^ Dichiarazione del Freedom of Expression Institute, su fxi.org.za. URL consultato il 28 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 30 giugno 2010).
  68. ^ Will Zuma administration open its ears to the streets?, di Jane Duncan, Business Day, 4 agosto 2009.
  69. ^ Dichiarazione del Freedom of Expression Institute (archiviato dall'url originale il 27 settembre 2007)..
  70. ^ Cfr anche 'Free expression means nothing if it's limited to the media' di Na'eem Jenah, Thought Leader, 18 ottobre 2007..
  71. ^ Lettera aperta a Obed Mlaba & Mike Sutcliffe da parte del COHRE..
  72. ^ Deposizione degli esponenti della chiesa.
  73. ^ http://www.sundaytribune.co.za/index.php?fArticleId=4068420. Articolo del Sunday Tribune sulle dichiarazioni degli esponenti della chiesa (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2008)..
  74. ^ Discorso per l'Unfreedom Day del Vescovo Rubin Philip, 27 aprile 2007.[collegamento interrotto]
  75. ^ Cfr 'Why we must keep our eyes on the ground' di Stephen Friedman, Business Day, 17 ottobre 2007..
  76. ^ Articolo del Mercury di Imraan Buccus, 8 marzo 2008..
  77. ^ Il discorso venne pubblicato sul numero di maggio dell’'Anglican News'
  78. ^ 'Abahlali basemjondolo Theology' di Filippo Mondini, Korogocho, 26 giugno 2008.
  79. ^ The Struggle for Land & Housing nel Post-Apartheid South Africa di Toussaint Losier, Left Turn, gennaio 2009.
  80. ^ 'Participatory Society: Urban Space & Freedom', di Chris Spannos, Z-Net, 29 maggio 2009 (archiviato dall'url originale il 6 giugno 2009).
  81. ^ L'alleanza e la sua posizione sulle elezioni politiche è menzionata nel discorso di S'bu Zikode al sito Abahlali baseMjondolo (Shack Dwellers) Movement - UK Indymedia
  82. ^ Comunicato stampa di Sutcliffe (archiviato dall'url originale il 26 luglio 2011).
  83. ^ Articolo di Mabaso del Sunday Tribune (archiviato dall'url originale il 19 marzo 2009).
  84. ^ Two dead in informal settlement attack, SAPA.
  85. ^ Kennedy Road Development Committee Attacked – People Have Been Killed, Abahlali baseMjondolo.
  86. ^ 'Attackers associated with ANC', News24.
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  88. ^ Ethnic Tensions Boil Over, di Niren Tolsi, Mail & Guardian, 3 ottobre 2009.
  89. ^ Academics condemn attack on settlement, BusinessDay.
  90. ^ Democracy's Everyday Death - The Country's Quiet Coup, AllAfrica.
  91. ^ Dichiarazione di sostegno ad Abahlali baseMjondolo, Abahlali baseMjondolo.
  92. ^ "Lettera aperta a Jacob Zuma". Comitato degli Amici per lo sviluppo di Kennedy Road..
  93. ^ Kennedy olive branch a sham. di Niren Tosi Mail & Guardian
  94. ^ Dichiarazione a sostegno di Abahlali baseMjondolo, di Noam Chomsky et al, 9 ottobre 2009.[collegamento interrotto]
  95. ^ Wilson Johwa, 'Slum dwellers' body wants Langa to lead attack probe', Business Day, 5 novembre 2009.
  96. ^ Appello al Presidente perché venga stabilita una commissione d'inchiesta sulle violenze contro i baraccati. URL consultato il 28 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 13 novembre 2009)..
  97. ^ Lettera al Presidente Jacob Zuma dal Norwegian Centre for Human Rights (archiviato dall'url originale il 6 febbraio 2012).
  98. ^ Il fallimento delle indagini imparziali sulle violenze di Kennedy Road sta portando altre violazioni dei diritti umani, Amnesty International, 16 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2010).

Voci correlate

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Altri progetti

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