Monzambano (cacciatorpediniere): differenze tra le versioni

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Monzambano
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Il Monzambano è stato un cacciatorpediniere (e successivamente una torpediniera) della Regia Marina.

Storia

Una volta operativo fu assegnato alla IV Squadriglia Cacciatorpediniere[1].

Nel periodo compreso tra il 1928 ed il 1932 compì vari viaggi che lo portarono a Costanza, in Libia e nel Dodecaneso[2].

Nel 1930 fu sottoposto a lavori di modifica che videro l’innalzamento del fumaiolo prodiero[3].

Nel 1937 subì altri lavori presso l’Arsenale di La Spezia[1].

Il 1° ottobre 1938 fu declassato a torpediniera[4].

Nel 1940 la nave fu sottoposta ad altri lavori di modifica, che comportarono la sostituzione dei cannoni da 76 mm con 4 mitragliere da 20 mm e 2 da 8 mm[3].

All’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, il 10 giugno 1940, la Monzambano apparteneva alla XVI Squadriglia Torpediniere (Curtatone, Castelfidardo, Calatafimi, Giacinto Carini, Giuseppe La Masa) con base a La Spezia. A guerra scoppiata fu assegnata a Maritrafalba e destinata alle scorte sulle rotte del Basso Adriatico tra Italia ed Albania[1][2].

Assegnata alle «Forze Speciali» destinate ad un previsto sbarco a Corfù, la Monzambano salpò il 31 ottobre 1940 insieme al resto di tale forza (i vecchi cacciatorpediniere Mirabello e Riboty, i vecchi incrociatori leggeri Bari e Taranto, le anziane torpediniere Prestinari, Castelfidardo, Curtatone e Calatafimi, Confienza, Solferino, Cantore, Fabrizi, Medici, Stocco, gli incrociatori ausiliari RAMB III, Capitano Cecchi, Lago Tana e Lago Zuai, 4 MAS della XIII Flottiglia e tre navi cisterna classe Sesia), ma l’indomani l’operazione fu annullata e le navi sbarcarono le truppe a Valona[5].

Dal 28 gennaio 1941 al marzo del medesimo anno fu impiegata a La Spezia per sperimentare un complesso lanciasiluri quadruplo di nuovo tipo e delle nuove strumentazioni per il dragaggio protettivo[1]. Terminate le sperimentazioni tali apparecchiature furono rimosse e la Monzambano tornò sulle rotte dell’Albania[1].

Nel maggio 1941 l’unità, insieme al resto della XVI Squadriglia, fu trasferita di base al Pireo, iniziando quindi le missioni di scorta nel Mar Egeo, con destinazioni Creta e la Cirenaica[1][2].

Il 3 maggio salpò da Salonicco per scortare al Pireo, unitamente alle torpediniere Calatafimi ed Aldebaran, la nave cisterna Torcello ed il piroscafo francese Teophile Gautier, ma quest’ultimo l’indomani fu silurato dal sommergibile HMS Talisman in posizione 37°45’ N e 24°35’ E[6].

Il 9 luglio la nave ritenne di aver colpito un’unità subacquea nemica durante un’azione antisommergibile nelle acque dello stretto dei Dardanelli, ma non vi sono conferme di danneggiamenti[1]. Analoga sorte ebbe un’altra azione antisom svolta il giorno successivo tra le isole di Macronissi e Mandili: terminata la caccia, la Monzambano fornì assistenza alla motonave cisterna Strombo, silurata dal sommergibile greco Parthion, rimorchiandola a Salamina[1][7].

Tra settembre ed inizio ottobre 1941 la torpediniera effettuò alcune missioni di posa di campi minati, tre delle quali nei pressi dello stretto dei Dardanelli[1].

Il 20 ottobre stava scortando i piroscafi Città di Agrigento, Città di Marsala, Tagliamento e Salzburg insieme alle torpediniere Lupo ed Altair ed all’incrociatore ausiliario Barletta, quando l’Altair urtò una mina posata dal sommergibile Rorqual: irrimediabilmente danneggiata, la nave affondò, così come la torpediniera Aldebaran che era salpata per soccorrerla[8].

Il 3 novembre dello stesso anno diede infruttuosamente la caccia, insieme alla gemella Castelfidardo, al sommergibile britannico Proteus, che aveva silurato e danneggiato la nave cisterna Tampico in posizione 37°53’ N e 24°30’ E; fornì inoltre assistenza al mercantile[9][1].

Il 17 luglio 1942 la Monzambano stava scortando la nave cisterna tedesca Petrakis Nomikos quando questa venne silurata dal sommergibile britannico Rorqual: la torpediniera diede la caccia al sommergibile, ma senza risultato[1].

Alle 9.30 del 31 agosto 1942 la Monzambano, al comando del tenente di vascello Gamaleri, caposcorta, lasciò Suda per scortare a Tobruk, insieme alle torpediniere Cassiopea e Calatafimi, le navi cisterna Abruzzi e Picci Fassio ed il piroscafo da carico Bottiglieri (diretto a Bengasi)[10]. Alle 19.30 del 1° settembre il convoglio subì un primo attacco aereo a seguito del quale l’Abruzzi, colpita da alcune bombe, venne abbandonata dall’equipaggio: dapprima la Monzambano fece tornare l’equipaggio a bordo della nave colpita, presa a rimorchio dalla Calatafimi, ma dopo la rottura del cavo di rimorchio l’Abruzzi fu nuovamente abbandonata e lasciata alla deriva (fu successivamente rimorchiata a Ras Hilal)[10]. Alle 00.35 del 2 settembre vi fu un nuovo attacco, portato da aerosiluranti, che vide – all’1.55 – il siluramento della Picci Fassio, che, scossa da una violenta esplosione, andò a fondo alle 2.30 nel punto 33°26’ N e 22°41’ E[10]. Alla Monzambano non rimase che recuperare i superstiti dell’equipaggio della petroliera[10].

L’8 settembre 1943, in seguito alla proclamazione dell’armistizio, la Monzambano lasciò Patrasso prossima all’occupazione da parte dei tedeschi, facendo rotta per Taranto, ove si sarebbe consegnata agli Alleati[1]. Al largo di Zante la torpediniera fu assalita da bombardieri tedeschi Junkers Ju 87 “Stuka”: il fuoco della nave italiana abbatté due velivoli, permettendole di arrivare indenne nella base pugliese[1][2].

Nel periodo 1943-1945, durante la cobelligeranza, la Monzambano effettuò 74 missioni di guerra[1], consistenti principalmente in scorte nelle acque di Algeria e Tunisia[2].

Nel dopoguerra rimase in servizio svolgendo però attività molto scarsa, essendo ormai obsoleta e logorata dall’intensa attività di guerra[1][2].

Tra il 1946 ed il 1947 la Monzambano fu nuovamente modificata[3]. I cannoni da 102 mm vennero ridotti a due, le mitragliere da 20 mm portate a 6, i tubi lanciasiluri da 450 mm furono rimpiazzati da 2 da 533 mm e furono installati due lanciabombe antisommergibile[3].

Posta in disarmo il 15 aprile 1948, la torpediniera fu radiata tre anni più tardi[1][2] ed avviata alla demolizione.

Note

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