Xylospongium

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Xylospongium (Replica).
Una latrina pubblica romana (Ostia).

Lo xylospongium è uno strumento dell'antichità, predecessore dello scopino del gabinetto moderno. Consiste in una bacchetta di legno (in greco antico: ξύλον?, xylon ("legno")) con una spugna alla fine (in greco antico: σπόγγος?, spòngos ("spugna")). L'attrezzo era chiamato anche tersorium.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il termine è menzionato in un affresco del II secolo ritrovato nelle terme dei Sette Sapienti a Ostia Antica:[2][3] i visitatori erano infatti invitati ad usare questo strumento[4]:

(LA)

«verbose tibi / nemo / dicit dum Priscianus / [u]taris xylospongium nos / [a?]quas»

(IT)

«nessuno dice così tante parole come noi a te, Prisciano: usa la spugna sul bastone, [mentre] noi [usiamo] l'acqua»

Negli scritti lo xylospongium è menzionato per la prima volta in una lettera di Claudius Terentianus a suo padre Claudius Tiberianus. Nei papiri di Michigan dal primo quarto del secolo, C. Terentianus parafrasa la parola xylospongium.[5] Infatti, il termine veniva utilizzato anche in senso dispregiativo o come insulto.[6]

Il filosofo romano Seneca dice che alla metà del I secolo un gladiatore germanico si era suicidato nel gabinetto di un anfiteatro, infilandosi il bastone nella gola.[7]:

(LA)

«20. Nuper in ludo bestiariorum unus e Germanis, cum ad matutina spectacula pararetur, secessit ad exonerandum corpus, nullum aliud illi dabatur sine custode secretum; ibi lignum id quod ad emundanda obscena adhaerente spongia positum est totum in gulam farsit et interclusis faucibus spiritum elisit. Hoc fuit morti contumeliam facere. Ita prorsus, parum munde et parum decenter: quid est stultius quam fastidiose mori?
21. O virum fortem, o dignum cui fati daretur electio! Quam fortiter ille gladio usus esset, quam animose in profundam se altitudinem maris aut abscisae rupis immisisset! Undique destitutus invenit quemadmodum et mortem sibi deberet et telum, ut scias ad moriendum nihil aliud in mora esse quam velle. Existimetur de facto hominis acerrimi ut cuique visum erit, dum hoc constet, praeferendam esse spurcissimam mortem servituti mundissimae.»

(IT)

«20. Recentemente, nei giochi tra gladiatori e bestie feroci, uno dei Germani, mentre si stava preparando allo spettacolo mattutino, si appartò per andare di corpo, essendo l'unico momento in cui potesse rimanere da solo senza sorveglianza; lì prese un bastone, con una spugna attaccata usata per pulire gli escrementi, e se lo infilò in gola e morì soffocato. Così fece un oltraggio alla morte. Proprio così, in modo immondo e indecente: chi è più stupido di chi muore in maniera fastidiosa?
21. O uomo forte, degno di scegliere il proprio fato! Quanto fermamente avrebbe potuto usare la spada, quanto coraggiosamente avrebbe potuto gettarsi nel mare profondo o in un burrone. Nonostante fosse privo di ogni mezzo, eppure riuscì a trovare il modo di darsi la morte e l'arma, sapendo che l'unico ostacolo alla morte è l'assenza di volontà: egli ce lo dimostra. Ognuno pensi come vuole l'atto di quest'uomo, ma si constati che, piuttosto di una schiavitù pulitissima, deve essere preferita la morte sporchissima.»

Alla fine del I secolo Marco Valerio Marziale lo ha descritto in un suo epigramma come una “spugna miserabile su un bastone disonesto” con la quale si rimuovono i resti del pranzo.[8]

Tutte le fonti sottintendono il contesto d'uso, che denota l'utilizzo dello xylospongium nelle antiche latrine, anche se non si descrive il modo di utilizzo.

Uso[modifica | modifica wikitesto]

Alcuni studiosi ritengono che lo strumento fosse utilizzato direttamente "per pulire se stessi dopo la defecazione", venendo poi immerso e pulito in una fontana prima di essere usato dall'utente successivo.[9][10]

Altri esperti hanno invece confutato questa tesi sull'uso dello xilospongio, non essendo basata su fonti affidabili[11] e potendosi ragionevolmente supporre che lo xylospongium non fosse altro che l'antenato del moderno scopino.[12]

Il ritrovamento di numerosi brandelli di stoffa in un'antica fossa biologica di Ercolano portò l'archeologo Mark Robinson a ipotizzare che questi frammenti venissero utilizzati per pulirsi, al posto della carta igienica utilizzata oggi.[13]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) James B. Tschen-Emmons, Artifacts from Ancient Rome, ABC-CLIO, 2014, p. 176.
  2. ^ L´Annee Epigraphique 1941, 5.
  3. ^ (EN) Ann Olga Koloski-Ostrow, The Archaeology of Sanitation in Roman Italy: Toilets, Sewers, and Water Systems, UNC Press Books, 2015, p. 116.
  4. ^ Neudecker, p. 36.
  5. ^ (29)… Non magis quravit me pro xylesphongium (30) sed su(u)m negotium et circa res suas. (Michigan Papyri VIII, 29-30)
  6. ^ Jason Talley, Veni Vidi Didici: Have Fun Learning Latin with Songs, Games, Puzzles and Jokes, Ulysses Press, 2017, p. 100.
  7. ^ Seneca, Epistulae morales ad Lucilium Liber 70, 20.
  8. ^ Marziale, 12,48,7.
  9. ^ (EN) Marco Valerio Marziale, Select Epigrams, a cura di Lindsay Watson e Patricia Watson, Cambridge University Press, 2003, p. 216.
  10. ^ (DE) Sigwart Peters, Hygieneaspekte im valetudinarium an der römischen Rheinfront (PDF), in Dominik Groß e altri (a cura di), Medizingeschichte in Schlaglichtern. Beiträge des „Rheinischen Kreises der Medizinhistoriker, Kassel, 2011, p. 15, ISBN 978-3-86219-000-3. URL consultato il 3 agosto 2018.
  11. ^ Wiplinger, p. 298.
  12. ^ Wiplinger, p. 300.
  13. ^ Jens Nicolai, Trouvaillen aus der Kloake, in Der Spiegel, n. 45, 5 novembre 2007.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti antiche[modifica | modifica wikitesto]

Fonti moderne[modifica | modifica wikitesto]

  • Richard Neudecker, Die Pracht der Latrine. Zum Wandel öffentlicher Bedürfnisanstalten in der kaiserzeitlichen Stadt, in Studien zur antiken Stadt, vol. 1, Monaco di Baviera, Pfeil-Verlag, 1994, p. 36, ISBN 3-923871-86-4.
  • (DE) Gilbert Wiplinger, Der Gebrauch des Xylospongiums – eine neue Theorie zu den hygienischen Verhältnissen in römischen Latrinen, in SPA. SANITAS PER AQUAM. Tagungsband des Internationalen Frontinus-Symposiums zur Technik – und Kulturgeschichte der antiken Thermen Aachen, 18. – 22. März 2009, Leiden, Frontinus-Gesellschaft e.V. & Peeters, 2012, pp. 295-304, ISBN 978-90-429-2661-5.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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