Vino da messa

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Preparazione del Vino da messa.

Il vino da messa viene usato per la Consacrazione.

Significato liturgico[modifica | modifica wikitesto]

Comunione sotto le due specie durante una liturgia matrimoniale

Al momento della consacrazione, secondo il dogma cattolico della Presenza reale, il vino si trasforma realmente in sangue. Questo fenomeno è detto più precisamente transustanziazione, ovvero trasformazione in un'altra sostanza, pur nella permanenza delle caratteristiche sensibili del vino originario come colore, aroma, gusto, quantità.

Martin Lutero invece negò la transustanziazione, affermando che la natura originaria del vino coesiste con quella del sangue di Cristo.[1]

Caratteristiche[modifica | modifica wikitesto]

Vino da messa al monastero di Themba (Makhanda, Sudafrica)

Al riguardo il diritto canonico afferma soltanto (Canone 924, paragrafo 3):

«Il vino deve essere naturale, del frutto della vite e non alterato».

L'Istruzione "Redemptionis Sacramentum" specifica (capitolo III, paragrafo 50):

«Il vino utilizzato nella celebrazione del santo sacrificio eucaristico deve essere naturale, del frutto della vite, genuino, non alterato, né commisto a sostanze estranee. Nella stessa celebrazione della Messa va mescolata ad esso una modica quantità di acqua. Con la massima cura si badi che il vino destinato all'Eucaristia sia conservato in perfetto stato e non diventi aceto. È assolutamente vietato usare del vino, sulla cui genuinità e provenienza ci sia dubbio: la Chiesa esige, infatti, certezza rispetto alle condizioni necessarie per la validità dei sacramenti. Non si ammetta, poi, nessun pretesto a favore di altre bevande di qualsiasi genere, che non costituiscono materia valida.»

Da qualche anno, in deroga a quanto stabilito dal Canone 924 del Diritto Canonico (vago in materia di disciplinare) anche il vino da messa può contenere solfiti, poiché considerati agenti conservanti e non meramente alteranti della sua composizione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I sacramenti della Chiesa, pagina 214; Benedetto Testa, ed, Jaca Book, anno 2001, vedi Google Books

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