Utente:Pier Luigi Senna/sandbox

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

L’incisione”originale”

Per secoli, fino all’avvento della fotografia, il compito della diffusione della conoscenza delle opere d’arte fu svolto principalmente dall’incisione. L’opera veniva copiata scrupolosamente, dal disegno si ricavavano matrici incise, e da queste delle stampe. Si parlava in questo caso d’incisioni di riproduzione, accanto alle quali esistevano le incisioni d’invenzione, opere in sé, originali, frutto diretto della creatività di un unico artista. Nelle iscrizioni sulla stampa erano indicati il nome dell’autore dell’opera iniziale e quello dell’incisore, il primo con l’indicazione “inv.” (per ‘’invenit’’, o talora ‘’pinxit’’), il secondo con “sculp.” (abbreviazione di ‘’sculpsit’’, talora sostituito da ‘’excudit’’). Il termine ‘’delineavit’’ poteva essere usato per indicare sia che l’opera di partenza era un disegno sia che tra l’artista iniziale e l’incisore compariva una terza figura, chi aveva disegnato l’opera, copiata lasciando ad altri il compito d’incidere la lastra. In quest’ultimo caso nelle iscrizioni comparivano ovviamente tre nomi.

Dalle matrici venivano successivamente ricavate tante copie quante il mercato ne richiedeva, fino ad esaurimento, per usura, della lastra. Fu solo nel XX secolo che s’introdusse la numerazione per contrassegnare gli esemplari della tiratura programmata, alla fine della quale la lastra veniva biffata: vi si tracciavano dei solchi profondi, che avrebbero deturpato le eventuali copie stampate successivamente. La numerazione consiste in due cifre riportate a matita sotto l’angolo sinistro dell’impressione: separate da una barra, la prima indica il numero progressivo dell’esemplare, la seconda l’entità della tiratura. A volte l’indicazione non è del tutto veritiera perché oltre a quelli indicati dalla numerazione in cifre arabe esistono altri esemplari, contrassegnati da numeri romani o da lettere dell’alfabeto. Sono ammesse inoltre delle prove d’artista, per le quali si usa l’abbreviazione ‘’P. d’a.’’, che non dovrebbero superare il dieci percento della tiratura regolare, destinate tradizionalmente ai lavoranti della stamperia, a critici e ad amici dell’artista. Esistono inoltre delle prove di stampa per verifiche tecniche nelle varie fasi di lavorazione, usualmente escluse dalla commercializzazione. L’entità della tiratura, oltre che dalle scelte dell’artista, è condizionata dalla tecnica dell’incisione: bulino e acquaforte consentono di ricavare un numero di esemplari “freschi” superiore e quelli ottenibili dall’acquatinta, dalla maniera nera o con la puntasecca. Ovviamente, le stampe ‘’in piano’’, come la litografia, non presentano problemi di usura della matrice, e il discorso della numerazione resta affidato principalmente alla correttezza dell’editore. Non sono mancati casi anche clamorosi, che hanno gettato discredito, a sproposito, su tutta la stampa d’arte. [1] [2] [3]

Nel corso del XX secolo si tentò di codificare, in materia, delle norme di correttezza e di trasparenza, a disciplina e a tutela di un mercato che andava espandendosi. Nacquero così le “Dichiarazioni sull’incisione originale”, a partire da quella di Parigi del 1937: quelle di Vienna del 1960, di New York del 1961, di nuovo di Parigi del 1964, di Venezia del 1991, per giungere alla Dichiarazione di Milano del maggio 1994, che escluderebbe da un lato le tecniche non tradizionali, come quelle al carborundum messe a punto da Henri Goetz, dall’altro, in sede di elaborazione della matrice, qualsiasi intervento di collaboratori tecnici, sia pure sotto la diretta supervisione dell’artista. [4]

  1. ^ Paolo Bellini, Per dovere di chiarezza in ‘’Grafica d’arte’’, Milano, giugno 2002
  2. ^ [ http://www.consilvio.it/per_dovere_di_chiarezza.html]
  3. ^ Stampe d’arte. Le tecniche a cura di Paolo Bellini, Milano, Edi.Artes, 1992
  4. ^ [ http://morsuraaperta.blogspot.it/p/dichiarazioni-sullincisione-originale.html]

Bibliografia

  • Ferdinando Salamon, La collezione di stampe, Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1971
  • Stampe d’arte, Le tecniche a cura di Paolo Bellini con testi di Pietro Diana, Bruno Missieri, Dante Panni, Lucio Passerini, Milano, Edi.Artes, 1992
  • Il Giornale dell’Arte, Torino, giugno 1994
  • I Quaderni dell'Arte – Incisione originale? Parliamone con Pietro Diana, Poggibonsi, Lalli Editore, anno V, n. 8, marzo 1995
  • AA. VV. L’occhio nel segno, Milano, giugno 2002