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Stemma del Conte Dominici D'Almaforte

Simone Dominici, Conte D'Almaforte (Bricherasio, 12 Marzo 1828Parigi, 9 Dicembre 1864), è stato un nobile e benefattore piemontese.

Vita[modifica | modifica wikitesto]

Simone Dominici ebbe i natali in una delle antiche famiglie del nucleo originario di Bricherasio[1]. Figlio di Bartolomeo Dominici e di Margherita Caffaro (esponente di altra nota famiglia del luogo) ebbe storia inizialmente umile e piuttosto controversa.
Secondo lo storico Luigi Cesare Bollea[2], il giovane Simone venne inizialmente avviato alla carriera ecclesiastica. Scoperto successivamente di non averne vocazione, pare abbia affiancato per un certo periodo il padre nell'attività commerciale condotta in Bricherasio.
Il Barone Antonio Manno, storico e araldista insigne[3], parla invece semplicemente di "origini contadine"[4] e introduce una non meglio precisata permanenza "in Oriente", di cui in altre fonti non si ha traccia alcuna.
Quale che sia la versione corretta, all'inizio del regno di Vittorio Emanuele II il Dominici ebbe modo di distinguersi agli occhi del Re di Sardegna, vuoi per non meglio precisate azioni belliche (il Manno e il Marchese Generale Enrico Morozzo Della Rocca rilevano come il Re ripetesse spesso, in pubblico, il suo apprezzamento per il coraggio del Dominici[5]) vuoi per imprese private (lo storico Luigi Cesare Bollea accenna al salvataggio di una nobildonna danese dalle acque turbolente di un fiume, in data e località non precisate)[6].
In seguito a questi avvenimenti - quale che ne fosse l'esatta natura - il Dominici ebbe onori, ricchezza e riconoscimenti.
Nello stesso periodo iniziò la sua attività filantropica[7], espressa con donazioni estremamente generose dirette in parte alla natìa frazione di San Michele in Bricherasio[8], in parte al Regio Ricovero di Mendicità di Torino[9].
In seguito a questi fatti (il non meglio precisato "atto di coraggio" e le cospicue donazioni[10]), e "in contemplazione del matrimonio"[11] con la nobildonna danese Ida Augusta dei Conti Hardenberg – Reventlow, il 4 Aprile 1855 il Re di Sardegna Vittorio Emanuele II lo creò Conte, conferendogli successivamente il predicato "D'Almaforte"[12] con il relativo stemma[13].

Antonio Puccinelli - Ritratto del Conte D'Almaforte - 1856

Il 9 Agosto 1855 il Re Vittorio Emanuele II volle onorarlo ulteriormente con la croce di Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro[14], unendo successivamente (2 giugno 1856) il privilegio di indossare l'Uniforme militare dell'Ordine[15].
Il 29 dicembre 1855 Dominici sposò la già citata Ida Augusta Hardenberg–Reventlow (13/4/1799 - 1/1/1867). Poco dopo, il 15 Gennaio 1856[16], lettere patenti emesse dal Re Federico VII di Danimarca conferirono al Dominici il titolo comitale di "Greve Almaforte-Hardenberg–Reventlow", unito alla castellania dei manieri danesi di Rosenlund, Idalund, Agerupgård, Sæbyholm, Christiansdal, Nørregård, Nielstrup.
Successivamente, I Conti d'Almaforte vissero in parte a Torino, in parte a Firenze, nel loro celebre Palazzo Almaforte in Lungarno Amerigo Vespucci, nei pressi di piazza Ognissanti. Il Palazzo, fatto costruire dal Dominici fin dal 1854 e ornato del suo stemma, fa da scenario al "Ritratto del Conte di Almaforte", opera di un certo rilievo del pittore Antonio Puccinelli, appartenente alla corrente dei Macchiaioli e ritrattista di importanti personaggi dell'epoca (tra gli altri Re Carlo Alberto e Vincenzo Gioberti)[17]. Celebre nel "casino Almaforte" anche il ciclo pittorico del fiorentino Olimpio Bandinelli, che "dipinse la sala ed altre stanze non che la loggia esterna che ha veduta sull' Arno. Il carro del sole colle ore e un fregio in iscomparti rappresentanti le nove muse vi richiamano l' attenzione."[18]. Durante la permanenza a Firenze la coppia prese parte alla vita politica e mondana della città; documenti di recente scoperta mettono inoltre in stretta relazione il Dominici con il Principe Eugenio Emanuele di Savoia Carignano (noto anche come Eugenio Emanuele di Savoia-Villafranca), probabilmente nel periodo in cui quest'ultimo era Luogotenente del Regno in Toscana (1861)[19]; la Contessa d'Almaforte, particolarmente benvoluta, venne anche onorata battezzando in suo onore un raro tipo di camelia[20] e si vide dedicare, dal compositore conte Massimiliano Graziani, il valzer per pianoforte "I Montanari", fra l'altro edito per i tipi di Ricordi[21].

Gli ultimi anni della vita del Conte (morto alla giovane età di 36 anni) sono avvolti in un certo riserbo. Restano da chiarire i termini della sua collaborazione con il Principe Eugenio di Savoia (se di natura politica o derivanti da pregressi rapporti nel Regio Esercito, assolutamente da provare). Restano soprattutto da chiarire le ragioni della sua presenza a Parigi nel dicembre del 1864, e le cause della prematura morte[22]: era opinione comune dell'epoca che si fosse trattato di avvelenamento[23], ma non ci sono prove reali a sostegno di questa voce.

Titoli e Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Conte d'Almaforte (Regno di Sardegna) - nastrino per uniforme ordinaria
Conte d'Almaforte (Regno d'Italia) - nastrino per uniforme ordinaria
Greve Almaforte-Hardenberg–Reventolow (Regno di Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria

Versioni storiografiche alternative[modifica | modifica wikitesto]

Sir Mountstuart Elphinstone Grant Duff, statista britannico, cita con pacato divertimento nei suoi diari[24] un aneddoto dell'amico Charles Carmichael Lacaita, Member of Parliament e botanico di rilievo. Questi, nel corso di una cena del club al quale entrambi appartengono, dipinge il Dominici, a più di vent'anni dalla morte, come un giovane parvenu cacciatore di eredità, che avrebbe ottenuto titolo e favori in virtù di un matrimonio d'interesse e delle conseguenti pressioni dell'ambasciatore Danese alla corte di Torino.
L'aneddoto, seppure in contrasto con tutte le altre fonti storiografiche, va tenuto in seria considerazione.
E' opportuno però contestualizzarlo, poiché alcuni dati oggettivi sollevano legittimi dubbi sull'affidabilità della fonte in questo caso specifico.
L'avvenimento, riferito nel 1888, non scaturisce in primo luogo da conoscenza diretta dei fatti (che lo precedono di 33 anni, epoca in cui Lacaita era un fanciullo dell'età di due anni). In secondo luogo, il conferimento del predicato "D'Almaforte" avvenne a diversi mesi di distanza dall'elevazione al titolo comitale, mentre nel racconto di Lacaita i due fatti sarebbero concomitanti e scaturirebbero dall'estemporaneo e improvvisato capriccio Regio: grave inesattezza, specie laddove Lacaita pretenderebbe addirittura di riportare le esatte parole del Re e del Ministro Cavour (qui evidentemente apocrife).
Altra grave inesattezza laddove Lacaita attesta quale "unico merito" del Dominici il fatto di "aver sposato una donna vecchia per soldi"[25]: specie visto che il matrimonio (29 dicembre) ebbe luogo molto dopo il presunto aneddoto e la conseguente elevazione al titolo comitale (4 aprile). Va inoltre rilevato come il Dominici mostrasse una discreta disponibilità finanziaria anche diverso tempo prima del matrimonio: lo attestano le opere caritatevoli condotte nella prima metà dell'anno 1855, e il progetto di costruzione del futuro "Palazzo Almaforte", avviato fin dal 1854 in una delle zone più prestigiose di Firenze.
Infine, al di là di tutte queste imprecisioni e di questi gravi anacronismi, pare piuttosto strano che una così alta nomina, se "fatta di malavoglia" da parte di Sua Maestà, fosse stata concessa - caso rarissimo - senza pagamento alcuno da parte dell'insignito, e fosse stata seguita poco tempo dopo da ulteriori prestigiosi insignimenti (non ultima la Croce di Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro).
Pare allo stesso modo strano che il Re, per bocca di un eroe di guerra come il Generale Della Rocca, si desse pena di ricordare frequentemente il coraggio del Conte Dominici, anche dopo la morte di quest'ultimo[26].
Lacaita ebbe verosimilmente modo di sentir parlare dell'Almaforte dal padre, Sir James Lacaita; questi, italiano, nel corso dei moti risorgimentali ebbe un ruolo minore nei servizi d'informazione inglesi, venendo perciò incarcerato dal Regno Borbonico di cui era originario e trasferendosi in seguito in Gran Bretagna, dove fece fortuna; nel 1855 (anno in cui avvennero i fatti accennati dal figlio) Lacaita padre si trovava in Inghilterra, esercitando la professione di insegnante di italiano al Queen's College, e non poté averne esperienza diretta. Fece ritorno in italia pochi anni dopo, ebbe sicuramente contatti con Cavour[27] e presumibilmente con il Dominici (fosse a Torino, fosse a Firenze), la cui ascesa sociale potè parergli eccessiva se paragonata alla sua (peraltro notevole, visto il Cavalierato britannico dell'Ordine di San Michele e San Giorgio e la nomina, molti anni dopo, a Senatore del Regno d'Italia)[28].

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cesare Bollea, Storia di Bricherasio, Tipografia Cattaneo, Torino, 1928.
  • Antonio Manno, Il Patriziato Subalpino, Firenze, 1895.
  • Antonio Manno, Dizionario Feudale degli antichi stati continentali della monarchia di Savoia, Stabilimento Giuseppe Civelli, Firenze, 1895.
  • Alessandro Franchi-Verney della Valletta, Armerista delle famiglie nobili e titolate della Monarchia di Savoia, Edizioni Bocca, Torino, 1873.
  • Giovanni Battista Di Crollalanza, Dizionario storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, Pisa, 1886.
  • Giovanni Dolcetti, Il libro d'argento delle famiglie venete, Arnaldo Forni Editore, Bologna, 1997.
  • Comte Théodore De Renesse, Dictionnaire des Figures Héraldiques, Tome III, Société Belge de Libraire, Bruxelles, 1897.
  • Canonico Pietro Caffaro,Famiglie Pinerolesi, Pinerolo, 1910.
  • Sir Mountstuart Elphinstone Grant Duff, Notes from A Diary, 1886-1888, London, 1900.
  • Hugh Chisholm, Encyclopædia Britannica (Eleventh ed.), London, 1911.
  • Dario Durbé, Antonio Puccinelli, Cassa di Risparmio di San Miniato, Nuovo Archivio dei Macchiaioli, Roma, 1997.
  • Raffaello Mercatelli, Catalogo delle Camelie, Tipografia Mariano Ricci, Firenze, 1881.
  • Waterhouse, American Camellia Yearbook, New York, 1955.
  • Archives de Paris, acte de décès, 1860-1872, 12e arr., deuxieme feulliet: http://canadp-archivesenligne.paris.fr/archives_etat_civil/1860_1902_tables_decennales/td_resultats.php

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ attestato presso la Val Dominica, all'ombra del Castel Vecchio, nell'attuale frazione di San Michele
  2. ^ "Storia di Bricherasio" (Torino, Tipografia Cattaneo, 1928), p. 725
  3. ^ "Il Patriziato Subalpino" (Firenze, 1895)
  4. ^ probabilmente non a torto: ancora oggi un tipo di mela coltivato nella regione porta il nome "Dominici" e pare legata al di lui padre, Bartolomeo
  5. ^ si veda sempre la voce "Dominici" nella già citata opera "il Patriziato Subalpino"
  6. ^ "Storia di Bricherasio" (Torino, Tipografia Cattaneo, 1928), p. 726
  7. ^ si vedano il Bollea, p. 724, e il "Il libro d'argento delle famiglie venete" (Arnaldo Forni Editore) alla voce a lui dedicata
  8. ^ ancora oggi una lapide posta sulla facciata della scuola elementare a lato della chiesa parrocchiale ne ricorda il generoso benefattore
  9. ^ futuro "Ospizio dei Poveri Vecchi" nonché, successivamente, sede della Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino
  10. ^ atti redatti in Torino dal notaio Sebastiano Partiti, 31/3/1855
  11. ^ A. Manno, op. cit.
  12. ^ Lettere Patenti del 2 luglio 1855, collezione privata
  13. ^ "Tagliato d'argento e di azzurro al leone dall'uno all'altro, e dell'uno nell'altro, linguato, immaschito e armato di rosso, impugnante colla zampa anteriore destra una spada di rosso, guernita d'oro, alta in palo. Cimiero: al leone nascente d'azzurro, tenente con la branca anteriore destra un globo di rosso, cinto e crociato d'oro." - cfr. Franchi Verney Della Valletta, Armorista delle famiglie nobili e titolate della monarchia di Savoia, Torino, 1873 (a pag. 66), e Di Crollalanza, Dizionario Storico-blasonico delle famiglie nobili e notabili italiane, Pisa, 1886 (a pag. 354)
  14. ^ Patente Magistrale conservata all'Archivio Storico dell'Ordine Mauriziano, firmata dal Re Generale Gran Maestro e controfirmata da Urbano Rattazzi
  15. ^ Patenti date in Pollenzo, firmate dal Sovrano e controfirmate da Luigi Cibrario (collezione privata); registrazione agli atti in data 6 Giugno 1856, Archivio Storico dell'Ordine Mauriziano
  16. ^ data e nomina riportate anche sull'organo di comunicazione ufficiale svedese "Post- och Inrikes Tidningar" n°45, 22 Feb. 1856: http://magasin.kb.se:8080/searchinterface/page.jsp?id=kb:337176&recordNumber=6133&totalRecordNumber=12448
  17. ^ Dario Durbé: "Antonio Puccinelli", Cassa di Risparmio di San Miniato, Nuovo Archivio dei Macchiaioli, Roma, 1997
  18. ^ IL GIORNALE ILLUSTRATO, I MONUMENTI DEL MONDO - Anno III, n°1 - Gennaio 1860 - http://archive.org/stream/ilgiornaleillust01cava#page/2/mode/1up
  19. ^ corrispondenza, Firenze, archivio privato
  20. ^ "Mercatelli Catalogue" Firenze 1881, e "American Camellia Yearbook", p.82, Waterhouse 1955
  21. ^ Biblioteca del Conservatorio Giuseppe Verdi, Milano
  22. ^ archives.paris.fr, acte de décès, 1860-1872, 12e arr., deuxieme feulliet: http://canadp-archivesenligne.paris.fr/archives_etat_civil/1860_1902_tables_decennales/td_resultats.php
  23. ^ Bollea, op. cit., pag. 727
  24. ^ Sir Mountstuart Elphinstone Grant Duff, "Notes from A Diary, 1886-1888", p. 134-135
  25. ^ ibid.
  26. ^ A. Manno, op. cit.
  27. ^ venne da questi pregato di dissuadere il Primo Ministro Inglese Russell dall'intervenire contro la spedizione di Garibaldi
  28. ^ Hugh Chisholm, "Encyclopædia Britannica" (Eleventh ed.)