Utente:Lucaskain/Sandbox

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Cos'è la Mimica facciale?[modifica | modifica wikitesto]

La mimica facciale è un aspetto molto importante legato alla prossemica che permette di capire come certe emozioni si manifestano nei volti delle persone. L'Italiano esprime normalmente le proprie sensazioni più con il volto che con le parole, attraverso una mimica facciale molto articolata. Per gli esseri umani è abitudine lasciare trasparire in questo modo il loro pensiero, in quanto la mimica facciale è difficile da controllare spontaneamente. Il volto può essere definito una macchina estremamente complessa che ha come compito fondamentale quello di comunicare delle emozioni. Il primo studioso di mimica facciale è stato Darwin; Charles Darwin sosteneva, contemporaneamente alla teoria dell'evoluzione, che l'uomo cercasse di comunicare qualcosa con il volto, non per sua scelta volontaria ma per necessità. Lo stato interno di una persona che permette di far capire agli altri cosa si prova in un determinato momento, è importante sia a livello personale che a livello sociale; ad esempio nel caso della paura, essa permette di avvisare di un pericolo i membri di una stessa specie.

Universalità della mimica facciale[modifica | modifica wikitesto]

Il tema dell'universalità della mimica facciale è stato da sempre fonte di discussione degli studiosi di espressioni del volto, a partire da Charles Darwin. Darwin infatti sosteneva che le espressioni non fossero acquisite tramite la cultura di un determinato popolo, ma che valessero per tutti i popoli del mondo. Molti studiosi si opposero radicalmente alla tesi di Darwin, ma di recente è stato risolto il problema grazie alla ricerca scientifica, che ha verificato che in effetti la tesi di Darwin era in parte corretta, ovvero la mimica facciale di alcune emozioni (felicità, rabbia, tristezza, sorpresa, disgusto, paura) è effettivamente universale, anche se cambiano le situazioni nelle quali si manifestano. A tal proposito sono stati fatti, dallo psicologo Paul Ekman, 3 esperimenti[1]:

  • Primo esperimento: studenti universitari degli Stati Uniti e del Giappone.
  • Secondo esperimento: osservatori di sei diversi paesi, Stati Uniti, Giappone, Cile, Argentina e Brasile.
  • Terzo esperimento: studio della mimica facciale negli altopiani sudorientali della Nuova Guinea.

Nel primo esperimento, sono stati presentati dei filmati stressanti a degli studenti universitari degli Stati Uniti e del Giappone. In una prima fase dell'esperimento, i filmati sono stati visti in solitario, mentre successivamente con un assistente. Ne è risultato che quando il filmato è stato visto in solitario, la mimica usata dagli studenti degli Stati Uniti e da quelli del Giappone era identica; le cose però sono cambiate nella seconda fase dell'esperimento, poichè gli studenti del Giappone con un assistente presente hanno occultato la loro mimica facciale, cercando di nascondere le loro vere sensazioni e le loro espressioni. Da questo ne consegue quindi che ciò che c'é di universale nelle espressioni è il modo in cui vengono usate nei volti, e non quando se ne faccia uso. Il secondo esperimento consisteva nel mostrare fotografie di volti che rappresentavano le sei emozioni primarie a sei diversi paesi, e nell'associare ad ogni fotografia un'emozione primaria. I risultati hanno confermato la tesi dell'universalità di Darwin, poichè gli osservatori di diversi paesi riconoscevano nelle fotografie le stesse emozioni primarie. Tuttavia si è scoperto che gli osservatori analizzati avevano delle esperienze visive in comune, quelle derivanti dai mass media. In altre parole gli osservatori potevano avere diverse espressioni per esprimere, ad esempio, la rabbia, ma aver visto la rabbia in televisione poteva fargli riconoscere l'espressione. Questo ragionamento portò Ekman ad un terzo esperimento, nel quale decise di analizzare popoli che non avevano avuto contatti con i mass media e che avevano avuto scarsissimi contatti col mondo esterno; trovò questi popoli negli altopiani orientali della Nuova Guinea. Durante il terzo esperimento, poichè questi popoli non erano abituati a test psicologici, si è proceduto in maniera differente rispetto agli altri esperimenti: infatti nei precedenti esperimenti sono state mostrate fotografie e ad esse si chiedeva di associare parole di un'espressione. Nell'esperimento ai popoli della Nuova Guinea, invece, sono state raccontate delle storielle, ad esempio "tuo figlio è morto" e ad ogni storiella loro indicavano una delle espressioni mostrate in fotografia. Le espressioni delle emozioni sono state riconosciute quesi del tutto, ad eccezione della paura e dello stupore. Questo però dimostra l'universalità della mimica facciale, poichè il non riconoscere la paura e lo stupore era dovuto al fatto che diverse culture reagiscono in modo diverso a situazioni differenti. In altre parole ciò che disgusta ad una cultura potrebbe non disgustare ad un altra.

La mimica facciale nelle emozioni[2][modifica | modifica wikitesto]

La mimica facciale viene studiata nelle sei emozioni primarie, ovvero sorpresa, paura, disgusto, rabbia, felicità e tristezza. Esse a volte presentano delle analogie in comune nella mimica facciale, altre volte invece sono completamente diversi. la mimica facciale delle diverse emozioni primarie si presenta così:

La sorpresa[modifica | modifica wikitesto]

La sorpresa[3] è l'emozione più breve. Si verifica improvvisamente, senza che si abbia il tempo di pensare a quella determinata cosa che ci fa rimanere sopresi. Se si ha il tempo di pensarci, allora non si è sorpresi in quanto evento prevedibile. Di solito non si rimane a lungo sopresi, a meno che non si verifichi un ulteriore evento inaspettato. Bisogna fare la differenza tra evento inaspettato e evento disaspettato: il primo è un evento che non si aspetta completamente, il secondo è un evento che si aspetta, ma al posto di quel determinato evento si verifica un'altro evento che non si aspettava. Qualunque cosa può suscitare sorpresa se avviene improvvisamente, che sia un suono, un odore, un gusto o una sensazione tattile. Se si ha il tempo di prevedere un evento, e quindi non è più un evento inaspettato, allora la sorpresa finisce. Di solito dopo un evento inaspettato, se non si ha subito dopo una spiegazione dell'evento sorprendente, la sorpresa si protrae, sfociando in paura o disorientamento. Se si ha una spiegazione, la sopresa sfocia in altre emozioni, come felicità (se l'evento è piacevole), disgusto (se l'evento è spiacevole) rabbia (se l'evento provoca in noi aggressività), paura (se si realizza un'evento che si temeva). La sopresa variare di intensità, da lieve ad esprema: quando la sorpresa è portata all'estremo allora si ha un tipo particolare di sorpresa chiamata reazione di trasalimento (starle reaction); in questo tipo particolare di sorpresa si ha una mimica facciale diversa da quella che normalmente si ha in un'emozione di sorpresa: le palpebre sbattono, la testa indietreggia, le labbra si ritirano e c'è un movimento di sobbalzo. Normalmente una reazione di trasalimento si ha per un suono improvviso come un petardo o un colpo di pistola inatteso, ma può essere anche atteso; anche sapendo che un petardo scoppierà al momento dell'esplosione potremmo comunque sobbalzare. A differenza della vera e propria emozione di sorpresa, che può essere favorita o sfavorita, una reazione di trasalimento è sempre sfavorita. Si tratta comunque di una reazione che ha a che fare anche con la paura oltre che con la sorpresa. Non sempre le sorprese che sono gradite a noi sono gradite anche agli altri; ad esempio, si potrebbe immaginare che una festa a sorpresa sia una sorpresa gradita a tutti, ma immaginiamo di farla ad una presona che programma minuziosamente la sua vita: qualcosa di non programmato provocherebbe in lui dubbio e paura. Nella mimica della sorpresa sono coinvolte tutte e tre le parti del viso: le sopracciglia, che sono sollevate, gli occhi, che sono spalancati e la mascella inferiore ricaduta che fa dischiudere le labbra. Le sopracciglia appaiono incurvate e rialzate, la pelle sotto il sopracciglio è stirata e più visibile. Il sollevarsi delle sopracciglia produce lunghe rughe orizzontali nella fronte, anche se non in tutti i casi: nei bambini ad esempio non ve ne è traccia, mentre in alcuni anziani ve ne è sempre traccia. In quest'ultimo caso, nella situazione di espressione di sorpresa, le rughe diventano più evidenti. Come si è detto di solito l'espressione di sorpresa compare, oltre che con le sopracciglia, con occhi sgranati e mascella inferiore caduta. Quando non compare insieme a questi ultimi due segni non indica un'emozione ma ha altri significati legati alla sorpresa. Se ad esempio si mantengono sollevate le sopracciglia per un maggior tempo allora si avrà un'espressione di incredulità piuttosto che di sorpresa, se mentre si realizza un'espressione di sorpresa si muove la testa all'indietro o di lato allora quella è un'esclamazione, o se ancora le sopracciglia esprimono sorpresa e la parte inferiore del viso esprime disgusto, allora l'espressione totale rappresenterà un marcato scetticismo. Se il movimento della fronte e delle sopracciglia si congela per un pò, si noterà che l'emozione di sorpresa assume altri significati: portare la testa all'indietro mentre si congela il movimento della fronte e delle sopracciglia equivale ad un saluto; Il sollevamento rapido delle sopracciglia può essere usato come interpunzione per mettere in risalto una parola che si sta pronunciando in quel momento. Gli occhi invece, come si è detto nell'emozione di sorpresa, si presentano spalancati, con la palpebra inferiore rilassata e la palpebra superiore sollevata. Bisogna notare che nell'emozione di sorpresa si scopre la sclerotica, ovvero la parte bianca dell'occhio sopra l'iride (la parte colorata dell'occhio). Si potrebbe scoprire anche la parte bianca inferiore dell'occhio, ma potrebbe essere scoperta solamente perchè la bocca tende la pelle della palpebra infeiore fino a scoprire la parte inferiore dell'occhio; quindi è una fonte più attendibile la parte superiore rispetto a quella inferiore. Di solito l'occhio sorpreso è accompagnato da movimenti della bocca e della fronte; quando non è accompagnato da questi segni non è detto che si tratti di un'emozione di sorpresa, ma potrebbe essere anche un interiezione. Nella parte inferiore del viso la mascella ricade durante la sorpresa, separando denti e labbra. Si tratta comunque di una separazione fatta senza sforzo alcuno, infatti i muscoli della bocca sono rilassati, quasi come se la bocca si sia aperta da sola. l'apertura può essere minima o massima, dipende dall'intensità della sorpresa. Nel caso di un cambio di intensità dell'espressione di sorpresa, nonostante ci siano dei piccoli cambiamenti a livello delle sopracciglia e a livello degli occhi, è la parte inferiore del viso che ci rivela quanto è intensa l'espressione. In un caso di sorpresa estrema si ha la massima apertura della bocca di solito accompagnata da un'esclamazione. Esistono quattro tipi di sorpresa: oltre alla sorpresa standard possiamo avere una sorpresa con aria interrogativa, una sorpresa sbalordita o una sorpresa inebetita. la sorpresa standard si verifica con un misto delle altre sorprese, e per realizzarsi fa uso di tutte e tre le zone del viso. La sorpresa interrogativa si realizza con l'uso solamente degli occhi e delle sopracciglia. La sorpresa sbalordita si realizza con l'uso solamente della bocca e degli occhi. La sorpresa inebetita si realizza con l'uso solamente delle sopracciglia e della bocca, senza alcun movimento degli occhi.

La felicità[modifica | modifica wikitesto]

La felicità[4] è l'emozione più desiderata; infatti, quando si può, le persone organizzano la propria vita in modo da avere più occasioni per essere felici. Esistono 4 vie principali per raggiungere la felicità: felicità da piacere, felicità da eccitazione, felicità da sollievo o felicità per il concetto di sè. Con la felicità da piacere si intende quella felicità che deriva da sensazioni fisiche positive; è il contrario del dolore fisico. Il dolore fa male, il piacere è gratificante, cosi come le sensazioni piacevoli che derivano da esso. non si conoscono tutti i metodi con il quale è possibile provocare sensazioni di piacere: sensazioni tattili o gustativi, ma anche suoni o spettacoli, possono far manifestare una sensazione piacevole. Normalmente è anche possibile provare senso di colpa per una sensazione piacevole, nel caso ci abbiano puniti per essa. Spesso siè felici anche in previsione di una situazione che procura sensazioni piacevoli, e continuare ad essere felici e soddisfatti dopo. Per essere felici non è necessario provare piacere fisico, ma si può raggiungere la felicità anche attraverso le restanti tre vie. L'eccitazione é l'opposto della noia; si è eccitati quando qualcosa cattura la nostra attenzione e risveglia il nostro interesse. Spesso ciò che ci fa eccitare è qualcosa di nuovo; se è qualcosa di familiare, invece, non è qualcosa di ripetitivo. Si può essere felici anche in previsione di qualcosa di eccitante, e spesso anche dopo un'esperienza eccitante. Possiamo essere felici anche senza l'eccitazione e al contrario, si può essere eccitati e tutt'altro che felici; l'eccitazione infatti si può combinare con la paura, e in questo caso diventa terrore o con la rabbia, e in questo caso diventa furore. La terza via è la felicità dal sollievo: quando si prova dolore fisico o psicologico, la fine di questo dolore provoca uno stato di sollievo. lo stesso vale per le emozioni negative: la tristezza, il disgusto, la paura e la rabbia finiscono. Alcune persone non sanno distinguere tra felicità e sollievo; queste persone vivono in funzione di provare sollievo da un male. La quarta via è quella del concetto di sè: se riceviamo un complimento o veniamo gratificati, oppure succede qualcosa che migliora l'immagine di noi stessi, allora siamo felici. La lode e la stima degli altri ci permettono di essere soddisfatti di noi stessi. Quest'ultimo genere di felicità nasce in origine da i genitori, che da piccoli ci fornivano approvazione e ci confortavano dal dolore. La felicità non varia solamente qualitativamente, ma anche quantitativamente. L'intensità della felicità va dall'essere lievemente soddisfatti all'essere pieni di gioia. La manifestazione di quest'emozione può essere silenziosa o rumorosa; un lieve sorriso sarà silenzioso mentre un'enorme sorriso a bocca aperta sarà rumoroso. Ma l'intensità del riso non stabilisce quanto sia intensa la nostra felicità; si può essere estremamente felici e non sorridere affatto. il sorriso, che fa parte della mimica di felicità, può essere usato anche al di fuori di quest'emozione, per nascondere altre emozioni, o per attenuare un'emozione. Il sorriso serve anche per ridurre la tensione. Se si sorride, molto probabilmente il sorriso verrà ricambiato. La felicità si può combinare con tutte le altre emozioni. Non tutti sono felici allo stesso modo, e non tutte e quattro le vie della felicità sono percorribili per tutte le persone. Se ad esempio, da bambini si sono ricevute poche gratificazioni, da adulti si potrebbe perdere l'interesse per le lodi e quindi non sarà possibile percorrere la quarta via della felicità (rafforzamento di sè). La mimica di felicità si deve analizzare solamente in assenza di riso, perchè quando è presente il riso è ovvio che quella sia un'espressione di felicità; qualla a cui ci si deve dedicare è la felicità silenziosa, non mostrata. L'espressione della felicità è caratterizzata da dei segni nella parte inferiore del viso e delle palpebre, mentre l'area della fronte e delle sopracciglia non interviene necessariamente. Possiamo avere tre mimiche principali nella parte inferiore del viso: Un sorriso unito alle labbra, le labbra leggermente aperte che lasciano intravedere i denti oppure un sorriso a bocca aperta. Nell'ultima forma di sorriso possono scoprirsi i denti superiori o denti superiori ed inferiori. nell'espressione di felicità possono essere presenti due rughe che partono dal naso e arrivano agli angoli della bocca facendoli stirare: lo stiramento degli angoli della bocca è un segno dell'espressione di felicità. si può anche sollevare la pelle sotto la palpebra inferiore, formando nell'occhio le "zampe di gallina". Nel sorriso a bocca aperta, ci può essere un grande sollevamento delle guance, tanto da restringere gli occhi. Questi ultimi nell'espressione di felicità possono avere un luccichio speciale. L'intensità della felicità dipende dalla posizione delle labbra: tanto più le labbra sono incurvate e aperte, tanto più si è felici. Il sorriso può anche essere molto meno marcato, quando sono formati dalla lieve tensione e sollevamento degli angoli delle labbra, le guance appena sollevate e il resto del viso neutro. Quando il sorriso è appena accennato non ci sono cambiamenti visibili nella palpebra inferiore. Per quanto la mescolanza con altre emozioni, la felicità si mescola spesso con la sorpresa, quando ad esempio avviene qualcosa di inaspettato e positivo. In questo tipo particolare di mimica la bocca non è solo aperta come la sorpresa, ma gli angoli delle labbra cominciano a sollevarsi come accade nel sorriso. La presenza simultanea delle due espressioni è segnalata da un misto tra gli elementi di felicità e gli elementi di sorpresa nella parte inferiore del viso. la mimica di lieta sorpresa dura poco, perchè la sorpresa finisce e lascia posto alla felicità. L'espressione che indica la sorpresa appena passata può essere usata come espressione di saluto. In quest'ultimo caso gli occhi ben aperti possono presentarsi inseme al sorriso di benvenuto. Quando la felicità si combina con il disprezzo si viene a creare un'espressione di superiorità. Quando si mescola alla rabbia, il sorriso viene usato per mascherare la collera, oppure come commento per indicare che non sta per perdere il controllo. Inquest'ultimo caso il sorriso spunta dopo la collera, ma ci sono casi in cui queste due espressioni sono presenti contemporaneamente, come quando si gode della rabbia che si ha.

La paura[modifica | modifica wikitesto]

Quando si prova paura[5] si teme di subire un danno, sia fisico che psicologico. Il danno fisico può essere un dolore minimo, come una vaccinazione, o anche lesioni talmente profonde da mettere in pericolo la propria vita. Anche il danno psicologico può variare, dalle piccole offese alle grandi delusioni, e consiste o in vere e proprie lesioni (all'autostima o alla fiducia in se) o in perdite (di amore, di amicizia o di beni). Bisogna quindi evitare le situazioni che causano grande dolore o lesioni fisiche. Talvolta la paura si realizza ancora prima di provare il dolore vero e proprio, poichè ci si aspetta un pericolo, reale o immaginario. La paura di un pericolo spesso è più sgradevole del dolore vero e proprio. Essendo in grado di prevedere qualcosa che arreca dolore prima che avvenga molto spesso ci si può dimenticare che possiamo sempre essere colti alla sprovvista; molto spesso infatti, nonstante le progettazioni e le valutazioni ci mettono in guardia contro i pericoli. In questi casi la paura diventa simultanea al dolore: un improvviso dolore acuto causa improvvisamente paura, non si ha il tempo di pensare a cosa fa male e perchè fa male ma sentiamo solamente paura e dolore. La simultaneità di dolore e paura può capitare anche nel caso di dolore psicologico, ad esempio se si viene svegliati con un urlo mentre si dorme. La paura si distingue dalla sorpresa per tre importanti ragioni: per prima cosa, la paura è un'esperienza terribile, la sorpresa no. La sorpresa può essere sia piacevole che spiacevole mentre anche la più piccola paura è spiacevole. La seconda differenza rispetto alla sorpresa sta nel fatto che la paura sarà spiacevole anche se è una paura familiare (ad esempio l'attore, al momento di andare in scena, proverà paura nonostante l'abbia già fatto altre volte). La terza differenza riguarda la durata dell'emozione, infatti la sorpresa è un'emozione che dura pochi attimi, mentre la paura può durare anche per un periodo molto lungo. La paura al massimo livello di intensità diventa terrore. Il terrore è accompagnato da molte alterazioni corporee: la pelle impallidita, il sudore che scorre, il respiro che accllera, il cuore che batte più velocemente insieme al polso e la perdita di urina o di feci sono tutti segni di terrore. é impossibile rimanere in questo stato per lunghi periodi, in quanto essere terrorizzati svuota completamente le energie e rende stanchi. Altra caratteristica della paura è il fatto di prolungarsi: anche quando il pericolo è passato, è possibile ancora provare paura. L'intensità della paura varia dalla lieve apprensione al terrore. Quando la paura è simultanea al dolore sarà più intensa tanto quanto il dolore provato. In una situazione minacciosa è possibile provare lieve apprensione se sappiamo di poter scampare a quella situazione o se sappiamo che non ci procurerà un dolore elevato, nel caso contrario invece la paura si tramuterà in terrore. Alla paura può seguire una qualunque delle altre emozioni oppure nessuna. Si può provare rabbia contro chi ci ha spaventato, si può provare disgusto verso noi stessi quando non si accetta di esser stati soggiagati dalla paura, si può provare tristezza se la paura ha avuto conseguenze incresciose; si può anche provare felicità, per lo scampato pericolo, oppure se si gode della propria paura: è il caso di pseudo-paura (come quella del luna park o dei film horror). Ci sono anche persone che non sopportano in nessun modo la paura, neanche la pseudo-paura; queste persone ricevono scarsa soddisfazione dal fatto di aver sopportato la paura. Per quanto riguarda la mimica della paura, essa comprende le tre zone del viso, come nel caso della sorpresa: le sopracciglia si sollevano e si avvicinano, gli occhi sono ben aperti con la palpebra inferiore tesa e le labbra si stirano all'indietro. Le sopracciglia, sollevate e riavvicinate, si differenziano dalla sorpresa perchè sono meno incurvate; di solito il movimento delle sopracciglia si accompagna con il movimento della bocca e degli occhi. Nella fronte appaiono rughe orizzontali come nella sorpresa, ma non occupano tutta la fronte come in quest'ultimo caso. Gli occhi sono, come si è detto, ben aperti e tesi, con la palpebra inferiore contratta e quella superiore sollevata. La palpebra superiore è sollevata sia nella paura che nella sorpresa, scoprendo la parte bianca al di sopra dell'iride. Mentre la palpebra superiore resta invariata, la palpebra inferiore si presenta tesa, a differenza della sorpresa in cui è rilassata. Essere tesa, permette alla palpebra di coprire la parte bianca sotto l'iride. La bocca nella paura si apre, con le labbra tese e stirate all'indietro. Per quanto normalmente l'espressione di paura della bocca è accompagna anche dai movementi delle sopracciglia e degli occhi, ognuno di questi segnali può trovarsi anche da solo, facendo assumere all'espressione significati diversi. Se ad esempio si nota la bocca con espressione di paura e il resto del viso neutro, allora più che paura l'espressione del viso rappresenterà ansia e preoccupazione, magari uno stato precedente alla paura vera e propria. Se questo movimento della bocca compare e scompare velocemente, allora potrà voler dire che non si vuole far notale la propria paura. L'intensità della paura varia da una leggera inquietudine al terrore, e la variazione si può riscontrare nella mimica facciale; in particolare l'intensità viene notata negli occhi, e ancora di più nella bocca: negli occhi man mano che l'intensità aumenta si avranno le palpebre superiori sempre più sollevate e le palpebra inferiori sempre più tese; nella bocca si stirano sempre di più le labbra e l'apertura è maggiore. Non è detto che la paura si manifesti in tutte e tre le zone del viso; potrebbe manifestarsi in due zone, facendo rimanere la terza neutra. In questi casi si potranno avere le espressioni di apprensione ed orrore. L'apprensione si verifica quando la parte inferiore del viso resta neutra, mentre l'orrore quando sono le sopracciglia a rimanere neutre. Combinazione molto frequente è il misto tra sorpresa e paura, poichè molto spesso ciò che genera paura normalmente è anche inaspettato, quindi succede molto di frequente di essere impauriti e sorpresi allo stesso tempo. Nei casi dove si ha questo misto delle due emozioni è proprio la paura a predominare.

Il disgusto[modifica | modifica wikitesto]

Il disgusto[6] è un'emozione che indica un sentimento di repulsione collegata a tutti e cinque i sensi: una cosa disgustosa si può vedere, sentire, gustare, toccare o odorare. I sapori, gli odori e la sensazione tattile che si ritengono disgustose possono non esserlo per tutti. Una differente cultura, ad esempio, potrebbe avere dei cibi particolari che si ritengono disgustosi in altre parti del mondo (testicoli di bue, pesce crudo); o anche all'interno della stessa famiglia, potrebbero esserci i bambini che trovano disgustosi determinati cibi che successivamente impareranno a mangiare. Questo è vero sia per i cibi, che anche per comportamenti o pratiche particolari: Un metodo di educazione che ci fa provare disgusto potrebbe non farlo provare agli altri. Nel disgusto entrano di solito risposte che cercano di sbarazzarsi dell'oggetto repellente o ad allontanarsene. Il disgusto portato all'estremo è accompagnato da nausea e vomito; il disgusto più lieve che esiste ci spinge a prendere le distanze; anzi, talvolta neanche si prendono le distanze, ma si sopporta (assaggiare un piatto a pranzo da amici che dall'odore ci sembra disgustoso ci spinge a prendere le distanze, ma lo assaggiamo lo stesso). Bisogna fare una distinzione tra disgusto e disprezzo[7], che è un parente stretto del disgusto. Il dispezzo, a differenza del disgusto, non si può riferire a cibi o ad idee, ma solamente a persone. L'idea di mangiare carne di cane ci può fare schifo, ma non proviamo disprezzo contro quel piatto, proviamo solo disgusto. Nel disprezzo c'è sempre un elemento di degnazione: ci si sente superiori rispetto alla persona verso cui proviamo disprezzo, considerando degradante il loro comportamento, ma non per questo ci si allontana da loro. Esiste anche una variante del disprezzo, lo scherno, in cui la persona disprezzata viene anche derisa. Spesso disgusto o disprezzo si accompagnano alla rabbia: possiamo anche arrabbiarci con la persona verso cui proviamo disgusto. Se le azioni di una persona suscitano disgusto e non rabbia, allora vuol dire che non si ritiene quella persona una minaccia; in queso caso è una semplice reazione di allontanamento. Spesso il disgusto viene usato per mascherare la rabbia, perchè la rabbia è un tabù per alcune società, e nello stesso tempo si ha una maggiore repulsione verso la persona per la quale si prova disgusto: se proviamo rabbia verso una persona, allora vuol dire che riteniamo il comportamento di quella persona inaccettabile, se proviamo disgusto allora, oltre a ritenere il suo comportamento inaccettabile, la repelliamo. Il disgusto può mescolarsi anche ad altre emozioni, come sorpresa, paura, tristezza e felicità. Si può anche godere del disgusto, andando a ricercare ciò che ci provoca un lieve disgusto; tuttavia, questo comportamento non è socialmente accettabile. Molto più socialmente accettabile è godere del disprezzo altrui; Chi gode nel disprezzare gli altri di solito è una persona altezzosa, che si sente superiore a tutte quelle persone che ritiene disgustose. Esiste anche chi non è in grado di tollerare una sensazione di disgusto: per queste persone il disgusto è un'esperienza così tossica che basta un niente per scatenare nausea acuta. Per quanto riguarda la mimica, i segnali più importanti di un'espressione di disgusto si verificano nella bocca e nel naso, meno nelle palpebre e nelle sopracciglia. Il labbro superiore si presenta sollevato, quello inferiore può essere sia sollevato che normale, il naso arricciato, le palpebre inferiori sollevate e le sopracciglia abbassate. Nella parte inferiore del volto il disgusto si presenta con il labbro inferiore a volte sollevato, il naso arricciato lungo i lati e nella parte superiore, che si accompagnano al movimento del labbro superiore. Quanto più il disgusto è accentuato, tanto più è arricciato il naso. Il labbro inferiore è leggermente spinto in avanti, e può anche non essere sollevato. Le guance sono sollevate, e questo produce un cambiamento nella palpebra inferiore, restringendo l'occhio e creando numerose pieghe nella zona immediatamente sottostante; il sopracciglio normalmente è abbassato. In alcuni rari casi si può usare l'espressione di disgusto per sottolineare una parola all'interno di una conversazione; non si sa bene del perchè alcuni adoperino questa funzione dell'espressione di disgusto, probabilmente è usato per riflettere un'aspetto dalla personalità. La variazione di intensità nel disgusto si realizza così: se si tratta di un disgusto lieve, allora il naso sarà meno arricciato e il labbro superiore meno sollevato; nel caso di disgusto estremo il naso sarà il più arricciato possibile e il labbro superiore più sollevato; può capitare anche che nel caso di disgusto estremo la lingua si porti in avanti talmente tanto da fuoriuscire dalla bocca. Il disgusto può essere misto a sorpresa; un'espressione del genere si può presentare quando si è disgustati da qualcosa di inatteso e la sorpresa non è ancora stata completamente cancellata. Può capitare che gli elementi del disgusto e della sorpresa si combinano in un altra espressione che non è un misto tra i due messaggi, ma costituisce un'espressione nuova: l'incredulità. Il disgusto può mescolarsi anche alla paura: si può infatti aver timore di qualcosa di disgustoso. Per quanto riguarda la mimica del disprezzo, invece, essa si manifesta come una variazione della bocca disgustata a labbra serrate. Esistono 3 tipi di espressione disprezzo: una unilaterale, una che rappresenta lo scherno e una versione attenuata. La versione unilaterale si realizza con le labbra lievemente serrate e un angolo della bocca sollevato. La versione dello scherzo si realizza come la versione unilaterale, solo che in più è presente un accenno di sogghigno. La versione attenuata si realizza con un lato del labbro superiore appena sollevato, quasi impercettibile.

La rabbia[modifica | modifica wikitesto]

La rabbia[8] è l'emozione più pericolosa. Quando ci si arrabbia c'è il rischio di perdere il controllo e far del male a qualcuno volontariamente. Se una persona è arrabbiata, e si sa il motivo della sua collera, allora la sua aggrassione, verbale o fisica che sia, ci risulta comprensibile anche se condannabile. Quando invece una persona aggradisce all'improvviso senza essere provocato o senza sembrare arrabbiato allora quella persona viene giudicata folle. Il rischio di perdere il controllo è una parte essenziale della rabbia; quando una persona dichiara di essere arrabbiata allora ci sembra giustificabile l'aver fatto o detto certe cose, cose di cui poi probabilmente si pente. ai bambini normalmente viene insegnato a non aggredire quando si arrabbiano, anche se si deve fare una distinzione tra maschi e femmine: infatti alle bambine viene insegnato a controllare la rabbia e a non far notare di essere arrabbiate, ai bambini invece viene insegnato ad andar contro i propri coetanei, se provocati. La rabbia può emergere in diversi modi: un modo è la frustrazione a cui si è sottoposti quando qualcosa o qualcuno ci impedisce di raggiungere i nostri scopi, che può essere sia riferito a ciò che stiamo facendo in questo momento che ad un più generale percorso di vita. La rabbia si manifesta più facilmente quando si crede che il responsabile della nostra frustrazione abbia agito liberamente. Se non aveva scelta di agire in quel modo, allora sarà difficile manifestare rabbia. Ma se aveva scelta e le sue azioni ci provocano frustrazione, anche involontariamente, andiamo facilmente in collera. L'ostacolo frustrante non è necessariamente una persona, può essere anche un oggetto inanimato, anche se quando ci si arrabbia con oggetti inanimati ci si sente un pò ridicoli. Quando siamo arrabbiati a causa di una frustrazione, l'intenzione sarebbe quella di eliminare la persona che ci causa frustrazione con un'attacco fisico o verbale. Naturalmente l'ostacolo può essere anche più potente di noi, ma questo non impedisce di mostrare la rabbia. La rabbia la si può mostrare indirettamente, attaccando un oggetto che rappresenta l'ostacolo o spostando la rabbia verso un capro espiatorio, meno pericoloso. Un secondo modo può essere un'attacco fisico. Se l'ostacolo è meno potente di noi più che provare rabbia proviamo disgusto; Se è di molto più potente di noi proviamo paura piuttosto che rabbia. Una terza fonte importante di rabbia è una ferita a livello psicologico: un insulto, un rifiuto o una noncuranza dei propri sentimenti da parte di una persona a cui si tiene provoca rabbia. Se la persona che ci offende non ci interessa, allora si esprimerà più sorpresa o disgusto che rabbia. Se al contrario si tiene molto alla persona che ci offende allora non si proverà rabbia ma tristezza, poichè ci si incolpa dell'offesa ricevuta e si cerca di giustificare la persona che ci ha offeso. Un altro tipo di rabbia è quello provocato da vedere qualcuno o qualcosa che offende i nostri principi morali, in questo caso si parlerà di "collera morale". La collera morale confina spesso col moralismo bigotto. Rientrano nel moralismo rabbie quali quella per le sofferenze altrui e la rabbia per i valori morali offesi. insieme ad altri fattori, questo tipo di sentimento può dar luogo a rivoluzioni, preghiere o terrorismo. Un altro tipo di rabbia potrebbe essere quella che si manifesta quando qualcuno delude le nostre aspettative, tipo la reazione di un genitore al fallimento di un figlio. Un'altra causa di collera è la rabbia di un'altra persona contro di noi: ci sono persone che sono inclini a contraccambiare la rabbia, tanto più se la rabbia rivoltagli contro appare insensata. Durante la rabbia la pressione sanguigna aumenta, il respiro si altera, il viso si arrossa, i muscoli si tendono e si accenna un movimento in avanti. Quando la rabbia è davvero forte, può diventare impossibile trattenersi dall'impulso di colpire; non è però necessario l'attacco fisico. Alcune persone trattengono la rabbia dentro di se non facendola mai esplodere; la medicina psicosomatica ha scoperto che alcune malattie colpiscono le persone incapaci di esprimere rabbia e che danno la colpa a se stesse. L'intensità della rabbia, come quella delle altre emozioni, è variabile: si può andare da una lieve irritazione al furore. si può anche arrivare piano piano al furore, oppure esplodere di colpo, dipende dalle persone. Dipende dalle persone anche quanto tempo ci vuole per sbollire la rabbia, ad alcune passa immediatamente mentre ad altri ci potranno volere ore, continuando a provare strascichi di collera. la rabbia può combinarsi ad altre emozioni: rabbia e paura, rabbia e tristezza, rabbia e disgusto o rabbia e felicità. Per quest'ultima si tratta di una felicità maligna, che riguarda lo scherzo: ci sono persone che godono a battibeccare, degli insulti, ma anche dello scontro fisico. Per quanto riguarda la mimica del viso, nonostante ogni singola area del viso presenti piccoli segni che indicano la rabbia, se esse non compaiono in tutte e tre le aree principali del viso sarà difficile individuare l'espressione di rabbia in un volto. In un espressione di rabbia di solito le sopracciglia si presentano abbassate e ravvicinate, le palpebre tese, gli occhi fissano duramente e le labbra sono serrate. Nella rabbia le sopracciglia sono inclinate verso il basso o si abbassano restando orizzontali. Il ravvicinamento delle sopracciglia provoca le rughe verticali tra le due sopracciglia. Non esiste la presenza di rughe orizzontali nella fronte in caso di rabbia: qualsiasi ruga orizzontale che appare in fronte è da considerarsi ruga permanente. le sopracciglia aggrottate vengono di solito accompagnate da segni di rabbia nella bocca e negli occhi, ma a volte possono mostrarsi da sole in un viso neutro: in questo caso non necessariamente rappresentano rabbia. Nella mimica di rabbia ci sono due tipi di occhio arrabbiato, una versione più aperto e una verisone più chiusa. La versione di occhio o dell'altro è da far ricadere al movimento delle sopracciglia, che essendo aggrottate spingono l'occhio in basso; di conseguenza, sopracciglia più aggrottate e occhio più chiuso sono segni di una rabbia più intensa. La tensione e il sollevamento della palpebra inferiore può presentarsi anche con il resto del viso neutro, ma in questo caso non si sarà più sicuri dell'espressione di rabbia. Ci sono due tipi di bocca nell'espressione di rabbia: una versione a labbra serrate e una seconda versione a bocca aperta, squadrata. Per la bocca a labbra serrate compare in due situazioni: o quando si attacca fisicamente passando all'azione o quando si cerca di controllare la componente vocale della rabbia, ovvero si mantengono le labbra serrate perchè si vuole evitare di dire qualcosa di sconveniente. L'altra bocca invece si osserva quando si grida o si risponde a parole ad un attacco. Normalmente questo aspetto della bocca si presenta insieme all'espressione irata della bocca e delle sopracciglia, ma si può presentare anche da solo: anche in questo caso il messaggio è ambiguo. Una bocca serrata può indicare controllare rabbia, oppure lieve irritazione, o anche uno sforzo fisico. L'intensità della rabbia può manifestarsi nella tensione delle palpebre o nella sporgenza dell'occhio, oppure da quanto sono serrate le labbra; alle volte le labbra possono essere cosi serrate da provocare un rigonfiamento del mento. Nell'espressione di rabbia a bocca aperta la maggiore o minore apertura della bocca dipende dall'intensità. Nel caso della rabbia, come si è detto, se l'espressione non coinvolge l'intero viso allora si creano espressioni ambigue. Esistono due eccezioni però: Nel caso di mescolanza tra disgusto e rabbia non si crea un'espressione ambigua, forse perchè le due espressioni sono molto simili per mimica facciale. Un altro caso in cui non si crea ambiguità è la mescolanza con altre emozioni, però con entrambe le emozioni distribuite in tutte le parti del viso, in modo da distribuire la rabbia in tutte e tre le parti e non creare così ambiguità.

La tristezza[modifica | modifica wikitesto]

La tristezza[9] è un sentimento di sofferenza silenziosa: non si piange ma si soffre in silenzio. Esistono molte cose che possono rattristare, dalla perdita della persona amata alla tristezza per una gratificazione mancata, ma anche la perdita di salute. Normalmente la tristezza dura qualche minuto, ma alle volte può continuare anche per giorni interi. la tristezza è un sentimento passivo: quando si è tristi non si ha voglia di fare niente, la circolazione diventa debole, la faccia impallidisce e la testa si abbassa verso il petto che si contrae. Nella tristezza si soffre, è vero, ma anche a livello estremo è sempre più sopportabile rispetto alla paura estrema: si può sopportare di più rispetto alla paura e si può sopravvivere ad essa. Bisogna fare una differenza tra dolore e tristezza: il dolore non è una sensazione passiva, la sofferenza si fa sentire forte con urla di dolore, non è in sordina. La tristezza segue al dolore se questo dura tanto tempo. Si tratta in realtà di un ciclo: Si comincia con il dolore che lentamente si traforma in tristezza; quando un ricordo triste ci ritorna alla mente ecco che ritorna il dolore acuto, seguito ancora da tristezza, e il ciclo ricomincia. nel dolore c'è elemento di protesta contro la perdità, nella tristezza c'è invece rassegnazione. Con il passare del tempo il dolore scompare e rimane solo la tristezza. Per convenzione sociale un uomo anche per un lutto non deve mai mostrare dolore in pubblico: deve limitarsi alla tristezza, o al massimo alla rabbia. Alla donna invece le convenzioni sociali prescrivono esattamente il contrario: mai mostrare rabbia verso gli altri, solo verso se stesse, o al passimo mostrare un pianto liberatorio. Quando la tristezza serve a coprire il dolore acuto, probabilmente l'espressione che si vede sarà come nella tristezza che sarebbe seguita a quel determinato dolore, ma se è una maschera per tenere sotto controllo il dolore il viso sarà triste, ma ci sarà uno sforzo per controllare il proprio comportamento. La tristezza varia d'intensità, da lievi sentimenti di malinconia all'estremo dolore del lutto. Il fatto che la tristezza sia più calma non vuol dire che la sofferenza provata sia minore, anzi alle volte può essere più forte, perchè si ci rende conto meglio di quello che si è perso. La tristezza si può combinare a tutte le altre emozioni, ma soprattutto alla rabbia e alla paura. Può anche combinarsi con la felicità in un ricordo malinconico o con il disgusto in un caso di delusione estrema. Alcune persone godono della tristezza, per esempio quelle persone a cui piace guardare film lacrimevoli, come nel caso della pseudo-paura. Altre persone la ritengono nociva: queste ultime sono considerate persone fredde e insensibili. Per quanto riguarda la mimica di tristezza, essa a livello estremo può non avere alcun segno evidente dell'espressione, a parte la perdita del tono facciale. Nella tristezza meno profonda e nel passaggio dal dolore acuto alla tristezza vera e propria sono presenti invece dei segni: gli angoli interni delle sopracciglia sono sollevati e ravvicinati, l'angolo interno della palpebra superiore è sollevato e può esserlo anche la palpebra inferiore; Gli angoli della bocca sono piegati verso il basso e c'è un tremitio delle labbra. La mimica facciale della tristezza può presentare l'alterazione della palpebra superiore: è impossibile mostrare tristezza infatti solo con il movimento delle sopracciglia e della fronte, senza coinvolgere le palpebre superiori.L'espressione delle sopracciglia, di solito, accompagna anche il movimento della parte bassa del viso. Quando non accade, l'espressione indica tristezza lieve, oppure il tentativo di attenuare un sentimento più profondo. Se compare e scompare in un attimo, è usato come segno di interpunzione. La tristezza è più profonda quando la palpebra inferiore si solleva. Spesso nella tristezza lo sguardo è abbassato, soprattutto quando insieme alla tristezza si mescolano sentimenti quali vergogna o sensi di colpa. Se la bocca rimane inespressiva c'è comunque un elemento che permette di individuare la tristezza, come le sopracciglia o le palpebre. La bocca è la parte del viso che crea più confusione, poichè viene facilmente confusa con disgusto o disprezzo; bisogna guardare gli aangoli della bocca: se essi rappresentano davvero la tristezza gli angoli della bocca saranno piegati all'ingiù. Per quanto riguarda l'intensità dell'espressione, un'intensità minore sarà rappresentata dal minore coinvolgimento delle aree facciali. Ad un certo punto dell'intensità compariranno nell'emozione il pianto e il tremito delle labbra, oppure in un viso completamente inespressivo visto che si ha la perdita di tono muscolare del volto. La tristezza si può mescolare a diverse emozioni: tristezza e paura si rappresenterà con le sopracciglia e le palpebre della tristezza e la bocca della paura. Un espressione del genere si manifesterà quando dopo un evento triste si viene a sapere di un nuovo possibile pericolo. Tsitezza e rabbia si manifesta con la bocca della tristezza e le sopracciglia, la fronte e gli occhi della rabbia. Un'altra combinazione potrebbe essere quella di tristezza e disgusto, usata ad esempio nella visione di un campo di battaglia, dove si combinano disgusto per la carneficina e tristezza per la perdita di vite umane. Essa si presenta con la fronte, le sopracciglia e le palpebre superiori della tristezza, e le palpebre inferiori e la bocca del disgusto. Infine, la tristezza si può combianre con la felicità, che si possono avere in espressioni di nostalgia per dei bei ricordi ormai passati. Essa si presenta con la fronte e le sopracciglia della trsitezza, e la bocca dell'espressione della felicità.

Fingere con la mimica facciale[10][modifica | modifica wikitesto]

Il fingere con le espressioni, ovvero il mascherare le vere emozioni che si provano in un determinato momento, è qualcosa che si acquisisce fin da bambini. Infatti ai bambini si insegna, oltre a quello che non si deve dire, anche quali facce non fare. Se ad un bambino si chiede di sorridere ad un signore gentile, non è soltanto l'inibizione dell'emozione che si richiede, ma anche di assumere espressioni false. Tuttavia non è affatto semplice fingere con la mimica facciale; questo perchè siamo più abituati a mentire con le parole che con il volto, e a sua volta siamo piu abituati a mentire con il volto rispetto al corpo. Le ragioni di questo possono essere varie; in primo luogo la società da più responsabilità alle parole che ai segni del volto, perchè è molto più difficile individuare una espressione nel volto che ascoltare il tono delle parole per capire se ciò che ci è stato detto è effettivamente vero. In secondo luogo è più facile falsificare le parole rispetto ai segni del volto: ci è stato insegnato a parlare e il vocabolario e la grammatica li abbiamo imparati; Ne consegue che si può scrivere ciò che si intende dire, riformulare le parole, ripassare ad alta voce ed essere oggetto di critiche. Questo non è possibile invece nel caso delle espressioni, poichè ciò che abbiamo imparato non è come tendere i vari muscoli del volto per simulare le espressioni, ma solamente a controllarle e come nasconderle. Esiste un altra ragione del perchè è più facile mentire con le parole che con le espressioni, ancora piu importante delle precedenti. Le parole sono volontarie, le espressioni no. Il fatto che le espressioni siano involontarie, però, non vuol dire che non possiamo controllarle; possiamo decidere, ad esempio, di respirare più velocemente provocando delle espressioni nel nostro volto. Il fatto di essere involontarie ci costringe a compiere uno sforzo che potrebbe essere notato dai nostri interlocutori. Il minore "addestramento" che abbiamo avuto nel controllare le espressioni del viso rendono più facile individuare una menzogna dalle espressioni del viso che dalle parole. Esistono una serie di regole che usa la gente per capire se una persona sta mentendo o meno:

  1. Gli occhi non mentono
  2. Se una persona dichiara un'emozione a parole, ma il viso mostra indifferenza, dubitare dell'emozione.
  3. Se mentre si dichiara un'emozione negativa a parole, si sorride, si può credere al sorriso o alle parole a seconda della situazione.
  4. Se il viso mostra un'emozione che le parole non dicono, credere al viso, ancora di più se le parole lo contraddicono.

Perchè fingere?[modifica | modifica wikitesto]

Ci sono essenzialmente quattro ragioni che spingono la persona a fingere e sono collegate tutte con le regole di esibizione, ovvero la necessità di controllare la mimica facciale in particolari situazioni. Le regole sono le seguenti:

  • Regole culturali di esibizione
  • Regole di esibizione personali
  • Regole di esibizione professionali
  • Regole di esibizione dettate dall'esigenza personale di un particolare momento

Le regole culturali di esibizione si applicano quando la persona si trova in una determinata situazione sociale, ad esempio ad un matrimonio o ad un funerale. Nel caso del matrimonio la sposa e i suoi genitori sono autorizzati a piangere, mentre lo sposo no. L'uomo in società non deve piangere secondo le regole di esibizione culturali, può essere solamente triste, anche se non nel giorno del suo matrimonio. Nel caso del funerale invece chi aveva un rapporto più stretto col defunto è autorizzato a disperarsi, mentre se lo facesse un lontano parente più dei parenti più stretti la cosa non sarebbe socialmente accettabile. Le regole di esibizione personale sono state impresse nell'educazione delle persone e si tratta di regole soggettive; il non rispondere ad un superiore è un esempio di regola di esibizione personale. Le regole di esibizione professionali si usano per esigenza professionale: un attore deve essere in grado di controllare la propria mimica facciale, insieme ad avvocati, diplomatici, venditori e anche insegnanti. Le ultime regole di esibizione da analizzare sono quelle dettate da un particolare momento per esigenza personale: una persona che è stata appena arrestata e che si dichiara innocente cerca di controllare la propria mimica facciale per far credere alla sua innocenza; quest'ultima regola è naturalmente la più mal vista poichè la finzione è dettata da esigenza personale.

Come fingere?[modifica | modifica wikitesto]

Esistono tre tecniche per controllare la mimica facciale: la specificazione, la modulazione e la falsificazione. La specificazione (o rettifica) si esegue quando ad un tipo di mimica facciale ne segue immediatamente un'altra, sia per motivi di regole di esibizione culturali o come espressione autentica di una seconda emozione. Se un individuo è spaventato e presenta le espressioni facciali della paura, può far seguire ad essa un sorriso, per indicare di avere la paura sotto controllo. Lo stesso accade per l'espressione della rabbia; se ad esempio una persona è infuriata con un'altra, può far capire che nonostante sia infuriato con essa, tiene la rabbia sotto controllo. Anche nella tristezza si ha la stessa situazione: un sorriso dopo un'espressione triste indica che piano piano l'individuo si sta riprendendo, oppure il compiacere gli altri. La specificazione più usata è il sorriso, aggiunto come commento ad un'espressione negativa. La modulazione, invece, riguarda l'intensità con cui viene realizzata un'espressione, ovvero manifestiamo di più o di meno una determinata espressione. Esistono 3 metodi per regolare l'intensità di un'espressione: la durata dell'espressione stessa, il cambiamento delle estenzioni delle aree facciale in cui si verifica l'espressione e la contrazione dei muscoli interessati. Infine la falsificazione; esistono tre tipi di falsificazione: simulazione, neutralizzazione e mascheramento. Nel caso della simulazione l'individuo che non prova emozioni cerca di simularne una per via delle regole di esibizione sociali. La neutralizzazione è il caso opposto alla simulazione, infatti si cerca di sembrare indifferenti quando si prova un'emozione che non vogliamo mostrare agli altri; si tratta di una riduzione di intensità spinta all'estremo. Il caso del mascheramento, invece, viene simulata un'emozione inesistente per coprire l'emozione autentica; viene preferita rispetto alla neutralizzazione perchè è molto più semplice cercare di nascondere un emozione sostituendola ad un altra piuttosto che neutralizzarla del tutto.

Come individuare chi finge?[modifica | modifica wikitesto]

Esistono quattro parametri per individuare un tentativo di mascheramento o di falsificazione delle emozioni: morfologia, tempi, collocazione e infine le microespressioni.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Per morfologia si intende la particolare configurazione del viso quando si manifestano nel volto le varie emozioni primarie. Quando una persona cerca di controllare la propria mimica cerca di controllare più la bocca piuttosto che gli occhi o la fronte; questo può dipendere da due motivi: o si cerca di controllare la bocca perchè ha un ruolo fondamentale nel parlare, e si è più consapevoli di quello che si trasmette con la parola. Oppure un altro motivo potrebbe essere che le persone cercano di inibire tutto ciò che escono dalla loro bocca nelle espressioni più incontrollate delle emozioni. Alcuni segni del viso che costituiscono le espressioni emotive vengono usati come emblemi: gli emblemi sono dei segni che, appena vengono avvistati nel volto di una persona, si riconoscono non come parti di un'espressione ma come dei segni che si usano abitualmente, convenzionali. Se una determinata parte della mimica facciale funge anche da emblema, allora è probabile che quella parte sia usata per mentire, poichè rende difficile individuare un segno di finzione e difficilmente potrà trasparire qualcosa dal volto. Normalmente la morfologia si presenta così nelle emozioni primarie:

  • Felicità: é l'unica emozione che non da luogo a particolari mosse delle sopracciglia e della fronte, quindi, se viene simulata, la mancata partecipazione di questa emozione è indifferente. Per lo stesso motivo, se quest'emozione viene usata per coprire altre espressioni, nella zona delle sopracciglia o della fronte, l'espressione che si cerca di mascherare viene rivelata. Quando invece si cerca di attenuare un'espressione di felicità restano delle tracce nelle guance appena sollevate e nell'incresparsi delle labbra e delle palpebre inferiori, quindi anche se non è presente il sorriso è possibile individuarla.
  • Sorpresa: è un'emozione facile da simulare, poichè il movimento della bocca e delle sopracciglia, che identifica l'espressione di quest'emozione, è usato anche come emblema. Forse un indizio di sorpresa simulata potrà essere svelato dalle palpebre, che non si presenteranno aperte ma saranno rilassate; queste espressioni di piacere però possono anche indicare una sorpresa più lieve o inebetita, ma il giudicare se esso sia davvero un indizio di simulazione o meno dipende dal contesto sociale in cui viene usata l'espressione. La sorpresa viene usata spesso per mascherare la paura, poichè presentano una mimica facciale molto simile in caso di finzione. La sorpresa può servire anche a nascodere altre emozioni, ad esempio nel caso ci venga raccontato una cosa per cui provare dispiacere e si è felici, allora si può nascondere la nostra felicità davanti ad un'espressione di sorpresa.
  • Paura: la simulazione di paura si verifica quando si manifesta nel volto uno sguardo fisso e una smorfia impaurita nella bocca, quindi per riconoscere una finzione di paura bisogna vedere se l'area della fronte e delle sopracciglia rimane inespressiva. L'inespressività della fronte e delle sopracciglia potrebbe essere un'indizio di simulazione, ma potrebbe anche indicare uno spavento più inorridito; il giudizio dipende dal contesto. Se si manifesta un'espressione di paura e successivamente si mostra un sorriso, probabilmente il sorriso sarà un segno di simulazione di paura, a meno che il contesto non sggerisca che ci possa essere felicità e paura insieme. Se invece, al contrario, è la mimica di paura ad essere usata per mascherare una differente emozione, allora questa si rivelerà nell'area della fronte e delle sopracciglia.
  • Rabbia: la rabbia è molto semplice da simulare infatti il coinvolgimento o meno delle diverse zone facciali non offre chiari indizi rivelatori, poichè, anche se la zona della fronte e delle sopracciglia non partecipa al controllo della mimica, l'aggrottare delle sopracciglia rappresenta chiaramente un'emblema di rabbia; Essendo un'emblema possiamo aspettarci di trovarlo in caso di simulazione di rabbia. Anche nel simulare la rabbia con la parte inferiore del viso non si trovano grandi difficoltà: bocca chiusa a labbra serrate. L'unico elemento che manca in caso di simulazione della rabbia potrebbe essere la tensione della palpebra inferiore (indizio molto sottile, poichè difficile da individuare nel volto). Quando si finge un'altra emozione per nascondere la rabbia, ci saranno degli elementi evidenti nella tensiore delle palpebre inferiori e nello sguardo fisso.
  • disgusto: emozione facile da simulare, perchè presenta ben tre emblemi: arricciare il naso, sollevare un angolo della bocca o il labbro superiore. La zona della fronte e delle sopracciglia è molto secondaria e superficiale, e può anche non essere presa in considerazione, in quanto la sua assenza o presenza non si nota nemmeno. Quando è usato per mascherare un'altra emozione, il disgusto copre soprattutto la rabbia. Quest'ultima potrebbe rivelarsi o nelle sopracciglia, in cui oltre all'abbassamento si ha anche un riavvicinamento, oppure nello sguardo duro con le palpebre tese, insieme alla smorfia di disgusto del naso e della bocca. Probabilmente si riuscirà facilmente a mascherare il disgusto, visto che l'unico elemento forte nella mimica del disgusto è nella parte inferiore del viso, e che essa è facilmente controllabile; al massimo resterà una traccia dell'espressione del disgusto nel labbro superiore sollevato o nel naso arricciato.
  • Tristezza: quando si simula la tristezza normalmente si atteggia la bocca e si abbassa lo sguardo. Il non usare la parte superiore del viso, come i muscoli della fronte, sopracciglia e palpebra superiore indica la simulazione. Anche in questo caso, come nella paura, la parte superiore del viso è abbastanza attendibile nel riconoscere la simulazione. Se la mimica di tristezza delle sopracciglia e della fronte rientrano nel repertorio mimico abituale di una persona allora si compromette la possibilità di scoprire la simulazione. Quando l'espressione di tristezza viene attenuata la piega della sopracciglia e della palpebra superiore è l'unico elemento che potrebbe indicare l'autenticità del sentimento. Quando viceversa viene usata per camuffare un'espressione differente, l'area della fronte e delle sopracciglia non viene coperto dalla maschera della tristezza. // da controllare
Tempi[modifica | modifica wikitesto]

Il controllo esercitato dalla mimica facciale può essere notato anche considerando il tempo di avvio, durata e scomparsa di un'emozione. Non si può considerare per una determinata emozione un tempo preciso: il tempo di una qualsiasi emozione deriva dal contesto in cui viene mostrata, ma i tempi ottenuti considerando le singole situazioni sono molto precisi. Ad esempio, tutti possono fingere divertimento, ma il tempo un pò più prolungato di esso potrebbe svelare che in realtà non ci si diverte affatto. //Da controllare.

Collocazione[modifica | modifica wikitesto]

La collocazione è strettamente legata ai tempi di un'espressione. Per collocazione si intende il preciso momento in cui viene realizzata l'espressione nel volto rispetto alle parole o ai movimenti del corpo. In altre parole, se ad esempio per indicare collera si dice "Mi hai scocciato" e si mostra un'espressione di rabbia qualche secondo dopo, è chiaro che l'espressione non risulta credibile; se invece è mostrata prima di pronunciare le parole dette in precedenza risulta credibile perchè si da l'impressione di pensare se dirle o meno. Per quanto riguarda i movimenti corporei ci vuole ancora più precisione: Se dopo aver detto "Mi hai scocciato" dopo cinque secondi si sbatte il pugno sul tavolo, l'espressione è totalmente non credibile.

Microespressioni[modifica | modifica wikitesto]

Le microespressioni[11] avvengono quando si attenua o si cerca di nascondere un'emozione; infatti è l'interruzione di una mimica autentica di un'espressione che fa apparire nel nostro volto. Sono tipicamente incastonate dal movimento e normalmente seguono a ruota dei tentativi di mascheramento dell'emozione. La maggior parte delle persone non le vedono nemmeno, in quanto si realizzano in 1/25 di secondo; solo un occhio ben allenato è in grado di vederle, tuttavia anche se si è in grado di vederle questo non vuol dire che si sia in grado di riconoscere l'emozione a cui si riferiscono. Altre volte il non notare microespressioni non fa sì che l'emozione che ci si para davanti sia autentica; si potrebbe sempre tradire con i segni morfologici, i tempi o la collocazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paul Ekman, Wallace V. Friesen, "Giù la maschera. Come riconoscere le emozioni dalle espressioni del viso", Firenze-Milano, Giunti Editore S.p.A, maggio 2007. ISBN 978-88-09-05227-7
  • Paul Ekman, " Te lo leggo in faccia. Riconoscere le emozioni anche quando sono nascoste", Amrita Editore, 2008 ISBN non esistente

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]