Utente:LIL.PAOLO/Sandbox/3

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Mentewab (1706 circa – 27 giugno 1773) è stata un'imperatrice etiope. Moglie dell'imperatore Bacaffa e madre di Iyasou, è anche conosciuta con il nome di battesimo di Wälättä Giyorgis (figlia di San Giorgio). Mentewab fu una figura politica importante sotto i regni di suo figlio, l'imperatore Iyasou e di suo nipote Iyoas. Ricevette il nome onorifico di Bərhan Mogäsa (Splendore di luce).

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Mentewab nacque nella provincia di Qwara intorno al 1706. Avrebbe avuto un nonno portoghese e per questo fu spesso sospettata di avere delle simpatie segrete per la Chiesa cattolica romana.[1]Era la figlia di Dejazmach (che significa "comandante delle forze armate etiopi") Manbare e della principessa Enkoye, discendente dell'imperatore Minas, che regnò tra il 1559 e il 1563. La nonna materna era la principessa Yolyana, una donna influente che l'accompagnò nei suoi inizi.[2] La sua grande bellezza è stata celebrata da alcuni scrittori dell'epoca.[3]

Mentewab sposò l'imperatore Bacaffa il 6 settembre 1722, divenendo così la sua seconda moglie. Nel 1723 partorì Agaldem Iyasu, il futuro imperatore Iyasu II. Visse due anni a Gondar, prima di essere mandara a Walqayet, nella regione del Nord, nel 1725. Due mesi più tardi ritorna a Gondar, ma il figlio rimane nella provincia di Siré, in Tigrè, fino al 1730. Durante gli ultimi anni del regno di Bakaffa, la sua posizione non è chiara, ma raggruppa intorno a se stessa un gruppo di famigliari fedeli. Alla morte di Bacaffa nel settembre del 1730, Iyasu viene proclamato imperatore. Due mesi più tardi, il 23 dicembre, Mentewab fu incoronata imperatrice reggente, carica che rimane tale fino alle morte di Iyasu II.

Dopo la morte del marito, l'imperatrice Mentewab porta avanti una relazione con il nipote di questo. Considerata l'età molto più giovane dell'amante rispetto all'imperatrice, la corte lo soprannominerà «Melmal Iyasu» (Iyasu il sorvegliato). Melmal Iyasu è il nipote dell'imperatore Fasiladas per parte di padre e discendente dell'imperatore Iyasu per parte di madre, facendo di lui un principe salomonide del più alto rango. La coppia avrà tre figli: Altash, Walata Israel e Aster Iyasu, che sposerà il potente signore della guerra tigrino Ras Mikael Sehul.

[[Fichier:Mentewab's_Castle.jpg|link=https://fr.wikipedia.org/wiki/Fichier:Mentewab's_Castle.jpg%7Csinistra%7Cminiatura%7CChâteau de Mentewab à Fasil Ghebbi, Gondar, Éthiopie]] Après la mort de son époux, l'impératrice Mentewab entretient une liaison avec le neveu de celui-ci. L'amant beaucoup plus jeune que l'Impératrice est surnommé par dérision «Melmal Iyasu» (Iyasu le Gardé) par les membres de la cour. Melmal Iyasu est le petit-fils de l'empereur Fasiladas par son père et descendant de l'Empereur Iyasu par sa mère, faisant de lui un prince salomonide au plus haut degré. Le couple aura trois filles : Altash, Walata Israel et la woizero Aster Iyasu, qui épousera le puissant seigneur de guerre tigréen Ras Mikael Sehul[4].

L'impératrice Mentewab fait construire plusieurs bâtiments importants à Gondar, y compris son propre château dans l'enceinte royale, ainsi qu'une grande salle de banquet[5]. Plus important encore, elle fait bâtir une église dédiée à la Vierge Marie à Qusquam (du nom d'un site en Égypte où la Sainte Famille a séjourné pendant son exil) dans les montagnes à l'extérieur de Gondar[6]. L'impératrice Mentewab construit a également un palais attenant à l'église, qui est devenue sa résidence préférée[7].

Sa tentative de maintenir sa position après la mort de son fils en 1755 la dresse contre Wubit (Welete Bersabe), la veuve d'Iyasu, qui veut présider la cour de son propre fils Iyoas. Le conflit entre les deux reines conduit Mentewab à convoquer ses parents Qwaran et leurs forces à Gondar pour la soutenir. Wubit appelle alors ses propres parents Oromos et leurs forces considérables Yejju. Mentewab convoque le puissant Mikael Sehul (qui deviendra son gendre) pour arbitrer le différend et empêcher un bain de sang. Mais Ras Mikael prend le pouvoir et organise l'assassinat de l'empereur Iyoas I.

Bouleversée par le meurtre de son petit-fils, Mentewab se retire à Qusquam. Elle y enterre son petit-fils à côté de son fils, et refuse de retourner dans la ville de Gondar. Elle s'isole dans son palais jusqu'à la fin de sa vie.

  1. ^ James Bruce scrive: "Era la discendente di una figlia di Victor... Questa figlia era sposata con un certo Robel, governatore del Tigrè, la cui madre era portoghese; e la regina eredità il colore degli antenati europei; infatti era più bianca di molti portoghesi. Era molto fiera di questa discendenza; aveva un caldo attaccamento alla religione cattolica nel suo cuore, per quanto avesse potuto apprenderne." Testo originale: "She was descended from a daughter of Victor.... This daughter was married to a Robel, governor of Tigre, whose mother was a Portuguese; and the queen inherited the colour of her European ancestors; indeed was whiter than most Portuguese. She was very vain of this her descent; had a warm attachment to the Catholic religion in her heart, as far as she could ever learn it." (Bruce, Travels to Discover the Source of the Nile (Edinburgh, 1804), vol. 4, p. 101.
  2. ^ The Encyclopaedia Africana Dictionary of African Biography (in 20 Volumes). Volume One Ethiopia-Ghana, 1997 by L. H. Ofosu-Appiah, editor-in-chief, Reference Publications Inc., New York, NY. [1] [archive].
  3. ^ (en) Wagaw Bogale, «  », Ethiopian Journal of Social Sciences, vol. 2, no 1,‎ 4 octobre 2018 (ISSN 2518-4563, lire en ligne [archive], consulté le 26 janvier 2021).
  4. ^ Richard Pankhurst, "An Template:18th century Ethiopian Dynastic Marriage Contract between Empress Mentewwab of Gondar and Ras Mika'el Sehul of Tegre" in Bulletin of the School of Oriental and African Studies, University of London. School of Oriental and African Studies: 1979, p. 458.
  5. ^ Donald N. Levine, Wax and Gold: Tradition and Innovation in Ethiopian Culture (Chicago: University Press, 1965), p. 26.
  6. ^ allaboutethio.com, https://allaboutethio.com/hmentewab.html. .
  7. ^ Paul B. Henze, Layers of Time, A History of Ethiopia (New York: Palgrave, 2000), p. 105.