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Antonietta Bernardoni (Montese - MO - 1919 – 2008)

Cenni biografici.

Nata il 2 Novembre 1919 a Montese (Modena) , dove si è spenta dopo lunga malattia nel 2008, appassionata di studi umanistici e medico-scientifici, conseguì dapprima la laurea in lettere e filosofia all'Università di Firenze e, successivamente, la laurea in medicina e chirurgia all'Università di Modena. Partecipò alla lotta partigiana, (vedi "Irma Marchiani, il commissario Anty") fu insegnante, medico condotto, terapeuta, ricercatrice e poetessa. Fortemente critica del sistema economico sociale vigente, fece costante riferimento al movimento operaio ed alle sue organizzazioni.

Antonietta Bernardoni è nota -non solo in Italia- per aver messo al centro della sua ricerca i processi di guarigione del cosiddetto malato mentale e per la sua critica radicale alla psichiatria, psicanalisi, psicologia, per il cui superamento ha promosso i pubblici dibattiti dell'Attività Terapeutica Popolare e la costruzione della “disalienistica antropoevolutiva”, una nuova scienza per la quale nel campo dei rapporti umani tutti possono essere ricercatori e scienziati affinchè nessuno lo possa essere in maniera specialistica e separata.

La sua opera ha suscitato un grande interesse, consenso e partecipazione, ma anche forti resistenze.

Già nel 1939, nell'ambito di una indagine di ordine filosofico e psicologico condotta presso l'istituto di psicologia dell'Università di Firenze - l'unico allora esistente in Italia - Antonietta Bernardoni cominciò una critica demolitrice della psicanalisi e della psicologia, quali strumenti di conoscenza dell'uomo.

Nel 1949, da studente di medicina al suo primo contatto con la psichiatria, maturò la sfiducia nelle "scienze" della psiche e verso le capacità terapeutiche di coloro che avrebbero dovuto insegnare a conoscerle e a guarire le “malattie dell'anima”; lei vedeva piuttosto nei loro interventi un processo di medicalizzazione e psichiatrizzazione. A tale sfiducia si accompagnò la sua scoperta delle capacità “terapeutiche” (non in senso clinico ma in quello del prendersi cura) di tutti coloro che non vivono sfruttando od opprimendo altri uomini e che non hanno perciò alcun interesse a dissimulare la verità in ogni suo aspetto, specie per quanto si riferisce ai rapporti reali e concreti tra gli uomini.

LA RICERCA SCIENTIFICA

Rifiutando l'approccio tradizionale alla sofferenza definita psichiatrica, Antonietta Bernardoni, tenendo conto della dialettica del biologico e del sociale nella formazione e cambiamento della personalità umana e della reflessologia di Ivan Pavlov (vedi "I mercoledi") cominciò ad operare per la trasformazione della situazione concreta nella quale era immerso il soggetto in difficoltà, operando in un primo tempo privatamente - attraverso una terapia duale - ed in un secondo tempo pubblicamente, attraverso l'Attività Terapeutica Popolare da lei stessa promossa.

Queste due fasi della ricerca sono state definite dalla professoressa Angiola Massucco Costa, allora direttrice dell'Istituto Superiore di Psicologia Sociale di Torino, rispettivamente come primo e secondo segmento.

LA TERAPIA "PRIVATA"

La terapia privata di Antonietta Bernardoni (primo segmento) consisteva in una terapia originale, radicalmente nuova che si svolgeva con il sistematico coinvolgimento non solo di genitori e parenti ma, quando fosse possibile, anche di amici, compagni di lavoro o di scuola, persino avversari del soggetto in difficoltà.

Nella sua terapia la creazione di un gruppo di aiuto era centrale. Non si soffermava tanto sui sintomi del soggetto in terapia, analizzava piuttosto le potenzialità di sviluppo della sua rete di rapporti interpersonali, le sue modalità di relazione e di vita, i suoi progetti, la coerenza con la sua visione del mondo. Preparava in questo modo la strada ai potenziali processi di decondizionamento e di nuovo apprendimento.

L'ATTIVITÀ TERAPEUTICA POPOLARE (ATP)

La seconda fase della sua ricerca (secondo segmento) si è concretizzata nell’Attività Terapeutica Popolare, in cui l'aiuto non viene più fornito dalla dottoressa Bernardoni ma da una pubblica assemblea di ATP. Fino a che non è nata e si è diffusa l'ATP, Antonietta Bernardoni fu sempre molto restia a parlare della terapia da lei praticata. Il suo timore era quello che da tale terapia potesse nascere una specie di “nuova scuola” senza le falsificazioni e l'irrazionalismo della psichiatria, psicologia, psicanalisi ma pur tuttavia sempre una scuola. Una nuova scuola  in cui venisse riservato alla corporazione medica il diritto di occuparsi di problemi che - in assenza di lesioni primitive o secondarie del sistema nervoso centrale - non sono problemi di pertinenza medica. Era consapevole che ciò che occorreva non era né una nuova scuola di psichiatria né una nuova scuola di medicina, ma una migliore organizzazione, a livello quotidiano e di rapporti interpersonali, della solidarietà popolare.

Ancora prima della creazione dell'ATP, Antonietta Bernardoni, insieme ad altri, aveva organizzato assemblee pubbliche di “rapporti umani in quartiere” presso il quartiere S. Faustino di Modena.

In un primo periodo la dottoressa partecipò e condusse il dibattito assembleare. Successivamente si astenne volutamente dal parteciparvi per meglio consentire all'assemblea di esercitare in forma collettiva, reciproca e paritaria uno stimolo per la crescita della personalità di ciascuno senza deleghe di sorta, nemmeno a lei.

L'Attività Terapeutica Popolare viene definita “terapeutica” non nel senso medico, ma in quello del “prendersi cura”: le persone infatti, si prendono cura e si aiutano reciprocamente, gli uni con gli altri, per superare i problemi, le difficoltà della vita, i conflitti che sorgono a livello di vita quotidiana nei rapporti interpersonali e intrapersonali, cioè quelli che si svolgono nell’intimo di ogni persona. L’ATP ha per oggetto lo studio scientifico della personalità e consiste in un’attività a forma assembleare con alcune caratteristiche di base irrinunciabili: ha infatti carattere gratuito, collettivo, concreto, continuativo, reciproco e non violento:

Gratuito: contro il mercato dell'aiuto umano per recuperare il senso vero della solidarietà;

Collettivo: la capacità di aiuto appartiene esclusivamente ad una collettività nel suo complesso, nessun componente della quale è in grado di esercitarla compiutamente in forma individuale.

Concreto: per l'attenzione rivolta a mettere in luce i rapporti interpersonali di potere, espliciti o dissimulati;

Continuativo: in ogni momento chi vuole discutere di sé sa dove, quando, con chi collegarsi;

Reciproco: chi aiuta viene al tempo stesso aiutato. Se i ruoli di chi aiuta e di chi viene aiutato non sono reciproci e interscambiabili, l'aiuto non sarà che un processo di colonizzazione mascherato.

Non  violento: i conflitti si superano con il confronto e il dialogo

Una questione di fondo che affronta l'assemblea è costituita dal potere dell'uomo sull'uomo, un suo slogan è: "Maggior potere sulla propria vita, minor potere sulla vita altrui". Si tratta di una concreta realizzazione di quelle forme di educazione permanente auspicate dall'Unesco, che individuano due dei quattro pilastri dell'educazione nell' "imparare a vivere insieme" e nell'"imparare ad essere".

Alla domanda di A.Bernardoni su che cosa sia l’Attività Terapeutica Popolare per tutti coloro che non sono più giovani, Artemio, un pensionato, risponde: “per uno come me che ha fatto lo stradino e la terza elementare è stato un momento di ripensamento, di trasformazione. Un tempo credevo che quello che pensavo io non fosse utile a nessuno, credevo di poter essere utile soltanto con le mani, non con la testa o con le parole e, alla domanda: “adesso la pensi diversamente?” Artemio risponde: “sì adesso siamo in molti a pensare che chi è utile con le mani deve essere utile anche con la testa. Abbiamo acquistato coscienza di valere non solo come massa ma anche come individui: come individui che fanno parte della massa” (dall’articolo “La vita quotidiana come storia” di Laura Barbieri e Fulvia Sighinolfi (in “Argento vivo” Febbraio 2022 pag 20 )

I GRUPPI DI INTERVENTO E RICERCA

Già prima dell'Attività Terapeutica Popolare Antonietta Bernardoni aveva pubblicamente promosso gruppi di “ricerca e intervento” tra i quali:

- il gruppo contro le paure, nell'ambito del Movimento di Cooperazione Educativa di Modena, le cui riunioni avvenivano presso la Camera del Lavoro, fornendo in quelle occasioni contributi pratico-teorici di grande rilevanza nella desensibilizzazione dalle paure, tanto che l'iniziale gruppo modenese del movimento di cooperazione educativa divenne presto gruppo nazionale MCE per la gestione sociale della salute mentale.

- incontri di caseggiato per discutere e superare conflitti, isolamento e solitudine.

-incontri di reciproco insegnamento, allo scopo di favorire forme paritarie di scambio di abilità sia manuali che intellettuali (lingue, pittura, uncinetto, impagliatura di sedie, chitarra, ecc.).

Ha anche promosso e valorizzato lo studio della lingua dei segni, per abbattere concretamente i muri che impediscono la comunicazione fra il mondo degli udenti e quello dei sordi, nonché lo studio dell’esperanto, lingua ponte che consente di instaurare facilmente comunicazioni dirette fra persone che, per diversità linguistica, non sarebbero in grado di scambiarsi pensieri.

RAPPORTI CON IL MONDO SCIENTIFICO, POLITICO E RELIGIOSO

I numerosissimi rapporti col mondo scientifico, accademico, politico e religioso, la partecipazione a convegni e congressi, i contributi alle programmazioni socio-sanitarie di alcune province e regioni determinarono più o meno lunghi soggiorni a Torino, Firenze, Milano, Parma ed altre città italiane.Ha scritto:

“La salute mentale: lettera a un metalmeccanico” Tipografia Dal Cin Conegliano, 1973

“La psichiatria contro la scuola” Pubblicazioni M.C.E. Conegliano, 1975

“Psichiatria senza futuro” Linea Editrice Padova, 1975

“L'attività terapeutica popolare” Cooperativa Tipografi Modena, 1976

COLLETTIVO A.BERNARDONI:

Dopo la morte di A.Bernardoni, il gruppo di persone che ha seguito da vicino la ricerca e l’attività della dottoressa per diversi decenni, ha dato vita al collettivo "Bernardoni" con lo scopo di diffonderne il pensiero. Il collettivo, dopo aver catalogato ed archiviato i suoi scritti e tutta la sua documentazione, ha curato una raccolta frammentaria di alcuni dei suoi  appunti scritti in situazioni e tempi diversi durante le brevi pause del suo intenso lavoro pratico, nel libro  “La vita quotidiana come storia, senza paure e senza psichiatria" (Edizioni ETS, 2018, Pisa)  L’apporto del collettivo si è limitato alla stesura di  brevi cenni biografici.  Ha curato inoltre una piccola raccolta di poesie dal titolo  “Abita in te una vita potenziale”, scelte fra le centinaia da lei scritte. Per questa pubblicazione la selezione fatta dal collettivo è stata ovviamente arbitraria, si sono scelte le poesie che sono piaciute di più. Chi desiderasse leggerle tutte può trovarle sul sito www.antoniettabernardoni.it/poesie.htm

I documenti del fondo Bernardoni sono tutti depositati e consultabili presso il Centro Studi Movimenti di Parma, via Saragat 33/a, 43123, Parma (PR), http://www.csmovimenti.org/,  

Per approfondimenti http://www.antoniettabernardoni.it