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Servizio IESA - Inserimento Etero-familiare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici -[modifica | modifica wikitesto]

“A Geel, i matti non vengono derisi nemmeno dai bambini. Nessuno ha paura dei matti. Essere autorizzati a diventare padre affidatario rappresenta un onore, venir deabilitati a ciò, una vergogna. Trattare bene i pazzi è per tutti un dovere” .
Così si esprimeva il dott. Roller nel 1˙857, in seguito ad un viaggio effettuato personalmente nella cittadina di Gheel.

Con l’acronimo I.E.S.A. ci si riferisce all’Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti con disagio psichico, strumento d’intervento riabilitativo in favore della Salute Mentale e dell’abbattimento del pregiudizio ingiustificato che grava sui pazienti psichiatrici.
La pratica prende avvio nel momento in cui una famiglia[1]ospitante sceglie di accogliere un ospite indicato dai Servizi di Salute Mentale per un tempo definito, ricevendo a sua volta un sussidio a titolo di rimborso spese ed un supporto specialistico professionale costante ed competente.
Rispetto alle altre soluzioni residenziali dedicate ai pazienti psichiatrici, questa è per il paziente la condizione che più si avvicina ad una vita normale, dalla quale, perciò, egli può ricavare una notevole quantità e qualità di salutari benefici. Infatti, concentrare risorse e possibilità di controllo in un unico luogo (come la Comunità terapeutica o l'Istituzione totale), è una tecnica d'intervento che risponde più alla rappresentazione mentale della malattia psichica che "hanno i normali", invece che alle effettive esigenze espresse empiricamente dai sofferenti psichici[2].

Il Servizio si colloca nell’ottica di un coinvolgimento sociale ampio (e dell’apertura dei Servivi Pubblici di Salute Mentale alla collaborazione con i cosiddetti non-professional[3]), dove la partecipazione comunitaria non è solo “accessoria”, quanto essenziale, strutturale e necessaria. Sono molti gli attori implicati, infatti, ma chi accoglie gioca un ruolo centrale. Oltre ad essi, l’Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti con disagio psichico coinvolge altri protagonisti indispensabili:
  • L’ospite;
  • L’equipe IESA;
  • Il Distretto di Salute Mentale del territorio (D.S.M.);

Inoltre, comporta il raggiungimento di miglioramenti indiretti anche in ambiti apparentemente più distanti[4], come:

  • Il risparmio nelle spese pubbliche destinate all’assolvimento della residenzialità per soggetti non completamente autonomi. Infatti, l’assegno ricevuto dalla famiglia ospitante viene elargito dalle Regioni e, la sua somma, è inferiore a ciò che le stesse stanziano per qualsiasi altra forma di “residenzialità (più o meno) protetta”.
  • Il potenziando delle risorse già insite nella comunità locale permettendo, inoltre, la creazione di occasioni di scambio con la comunità internazionale. Dunque, la promozione di maggiore collaborazione e sviluppo dei D.S.M. territoriali e delle normative nazionali, in linea con l’evolversi della situazione internazionale;
  • Il dischiudersi dei Servizi Pubblici Territoriali al dialogo fecondo con la popolazione del territorio locale, per conoscerne sempre meglio le esigenze e le richieste, promuovendo l’impatto di un efficace e reciproco empowerment;
  • L’informazione dell’opinione pubblica più satellitare, contribuendo implicitamente all’abbattimento di un pregiudizio non verosimile sulla malattia psichica (antico eppure persistente, connota la sofferenza psicologica talvolta come “pericolosa”, talvolta come “cronica ed inguaribile”, ecc.). Inserendo il paziente nella famiglia e, con essa, nel tessuto delle relazioni sociali familiari, lo IESA concede lo stigma allo “scontro", o "in-contro", con l’esperienza effettiva.

Questi sono tutti i livelli che partecipano, ognuno nella propria rispettiva misura, consentendo l’esplicazione del Servizio. Di seguito un breve approfondimento tematico, incentrato sugli attori coinvolti.

Le Famiglie[modifica | modifica wikitesto]

Le famiglie[1] si impegnano a svolgere un’attività inquadrabile a metà strada tra volontariato e un piccolo lavoro [5], accogliendo nella propria abitazione una persona (solitamente adulta) che possa trarre un effettivo giovamento psichico dall’ospitalità. Attraverso colloqui e incontri domiciliari, i volontari ospitanti sono selezionati ed abilitati all’attivazione della convivenza. Questi ricevono un piccolo assegno a titolo di “rimborso spese” per l’accoglienza (insieme al supporto qualificato dell’apposita équipe IESA) in cambio dell’offerta di uno spazio minimo riservato all’ospite (una stanza ad uso personale), e della presa in carico delle esigenze quotidiane basilari dell’ospite, come fosse un membro della famiglia tra gli altri.

L'ospite[modifica | modifica wikitesto]

L'ospite accederà alla convivenza in modo consenziente per il periodo di tempo stabilito. Essendo un intervento terapeutico che mira all’autonomizzazione ed emancipazione della persona accolta, non si tratta di un affidamento permanente (per questo motivo si parla di Inserimento e non di un più generico “affidamento”[6]). L’ospite è una persona già presa in carico dai Servizi territoriali di Salute Mentale, dai quali continuerà ad essere normalmente seguito. Questi ultimi candidano ad una potenziale convivenza coloro che ritengono possano acquisire notevoli benefici dalla vita quotidiana familiare. In ogni caso, nel Servizio così orientato, il nucleo accogliente non è mai la stessa famiglia di provenienza dell’utente. Con l’avvio dell’esperienza di coabitazione, l’ospite dovrà contribuire attivamente e personalmente, secondo le proprie possibilità, ad assolvere ai bisogni e all’esigenze comuni e quotidiane della vita di famiglia.

Gli operatori IESA[modifica | modifica wikitesto]

Gli operatori IESA sono solitamente afferenti alle A.S.L. territoriali (ma, in alcune forme di IESA, possono anche essere dei professionisti associati in cooperative). Essi selezionano le famiglie che si sono volontariamente proposte per accogliere, attraverso un iter sistematizzato. Interfacciano i pazienti che beneficerebbero di un Inserimento Supportato, e raccolgono le canditature volontarie. Seguendo degli “steps” strutturati, ricercano la migliore compatibilità possibile tra le parti della convivenza e procedono ad organizzare un loro primo incontro. Qualora ospite ed ospitante si trovino in armonia, dopo un primo periodo di prova inizierà l’effettiva vita in comune. Delle visite domiciliari a cadenza regolare, saranno a carico dell’équipe IESA insieme alla supervisione delle dinamiche familiari ed alla reperibilità 24 ore su 24 di un responsabile professionista in particolare per ogni nucleo familiare. Un ulteriore prerequisito all’attivazione del Servizio, è la stesura e la firma di un contratto chiaro che sia regolatore nei riguardi di diritti e doveri delle parti contraenti. Inoltre, le regioni possono assolvere ad una normativa adeguata in materia, legiferando giuridicamente. Un esempio italiano in tal senso, capostipite di successive normative, è la "Delibera Regione Piemonte n° 357 - CR 1370 del 28/01/97". Questa prevede l’Inserimento Eterofamiliare di pazienti psichiatrici adulti per l’intero periodo di valenza del Piano Sanitario Regionale, ed è stata la base per lo sviluppo di un modello normativo e organizzativo ad opera del vicedirettore del G.R.E.P.Fa.-International[7] dott. Aluffi, del direttore del DSM 5b - ASL 5 - Regione Piemonte prof. P.M. Furlan, in collaborazione con l'Università degli Studi di Torino e la Cooperativa Sociale Alice nello specchio ONLUS[5].

Tipologie possibili del Servizio[modifica | modifica wikitesto]

Questa modalità di accoglienza può declinarsi in molti modi differenti, ad esempio classificabili in base alla durata della stessa (Breve, Medio, Lungo periodo[5]). Una tassonomia presentata dalla letteratura internazionale[8], distingue quattro categorie in base ad aspetti storico-culturali sui quali si contestualizzano, adattandosi flessibilmente, diverse modalità:

  1. Colonie di pazienti o Tipo concentrazione: distintiva di tutte quelle esperienze caratterizzate dalla massiccia presenza di convivenze supportate concentrate nel territorio di uno stesso paese o cittadina. Ne sono esempio: Geel (Belgio), Iwakura (Giappone), Dun-sur-Auron ed Ainay-le-Chateaux (Francia).
  2. Indipendente dagli ospedali o Tipo Dispersione: maggiormente diffusa in Scozia e Norvegia dalla fine del 1˙800, questa modalità vede estendere l’accoglienza sul territorio nazionale senza concentrazioni particolari. Alcune figure significative in particolare (come preti, forze di pubblica sicurezza, ecc.), sono incaricare dell’assistenza e del controllo degli ospiti.
  3. Centrata sull’ospedale o Tipo appendice: attualmente considerata la tipologia più diffusa, è presente in Germania, Svizzera, Olanda, Francia, USA e Canada. Secondo la sua strutturazione, i pazienti dimessi dall’ospedale psichiatrico continuano ad essere seguiti tramite l’inserimento in famiglie dislocate nella regione di competenza della clinica. La forma italiana ne è un’espressione molto simile ma, grazie alla valevole legislazione organizzativa nazionale, solo in Italia potrebbe declinarsi come un Servizio del Dipartimento di Salute Mentale. Qui, gli Inserimenti Eterofamiliari Supportati vengono gestiti da una équipe di operatori interni alle ASL in stretto contatto con tutte le altre realtà operative del D.S.M. .
  4. Tipo semiprofessionale: trattansi di appartamenti situati nelle vicinanze delle cliniche ed occupati da infermieri in pensione che cominciarono ad ospitare, nei cosiddetti Paesi di cura costruiti in Germania tra il 1890 e 1910, alcuni pazienti dimessi dagli istituti. Tale forma esisteva anche in Italia tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo.



Origini storiche della pratica[modifica | modifica wikitesto]

La pratica ha origini molto antiche, fatte ufficialmente risalire dagli studiosi al secolo XIII d.C. nella cittadina Belga di Gheel (o Geel). In quegli anni trovò una forma scritta la vita di Santa Dymphna che, ambientata nel VII sec., era una leggenda molto più antica fino ad allora tramandata soltanto oralmente. Si racconta di miracolose guarigioni accorse ai malati di mente che le erano (e le sono) devoti, motivo per cui la popolazione di Gheel iniziò spontaneamente una pratica ammirabile ed originale, tuttora di riferimento nel mondo: gli innumerevoli pellegrini stranieri in penitenza presso il Santuario potevano restare nella cittadina alloggiando presso le famiglie del posto, anche dopo le “novene contemplative”. Questa forma di spontanea accoglienza era contraccambiata dalla manodopera dell’ospite o da un contributo economico a carico del suo nucleo familiare originario.
Esistono altri miti simili alla leggenda di Santa Dymphna in luoghi molto distanti dal Belgio: per citare solo un esempio, ricordiamo le miracolose guarigioni attribuite all’acqua del tempio di Daiun, risalenti al XI secolo d.C. nella cittadina di Iwakura (vicino Kioto).
Tuttavia, in modo particolare nella cittadina belga, la spinta all’accoglienza della comunità locale era così forte e sentita da indurre ad equiparare la stessa località come una Colonia familiare. La regione di Gheel stessa viene tutt’ora identificata come una vera e propria “Istituzione Psichiatrica Pubblica” (Openbaar Psychiatrisch Ziekenhuis).

Da quegli anni lontani la pratica si è diffusa e affinata in tutto il mondo, talora potendo sfruttare un processo di professionalizzazione e/o medicalizzazione, ma sempre conservando e promuovendo la fondamentale partecipazione delle famiglie dell’intera comunità.


Lo I.E.S.A. in Italia. Richiami storici ed attualità[modifica | modifica wikitesto]

Ciò che veniva denominato “Patronato Omo o Etero Familiare”, era molto diffuso in Italia negli anni a cavallo tra 1800 e il 1900. Le riviste specialistiche dell’epoca[9] sono intrise di accesi dibattiti e discussioni proficue sull’argomento. Il Patronato era principalmente un rimedio unico contro l’affollamento dei vecchi manicomi e contro una spesa eccessiva, allora a carico delle Provincie. Ciò nonostante già si rilevavano inaspettati quanto insindacabili benefici per le persone che venivano accolte, in modo prevalente, in ambienti e contesti rurali. Mentre in Italia le prime sperimentazioni erano attuate dal Tamburini (a Reggio-Emilia) e dal Cristiani (a Lucca), grazie ai numerosi congressi essi si avvalevano anche di dati e risultati internazionali, ed indicavano questa tecnica come il futuro dell’assistenza all’alienazione freniatrica.

Con la Legge Quadro 180/1979 (o Legge Basaglia), il buon vecchio Patronato Familiare cadde in un’insolita dimenticanza, che potremmo attribuire ad una “criticità del sistema”. L’innovativa legiferazione si configurava, infatti, come una fase di passaggio per uno smantellamento graduale delle realtà manicomiali, da realizzarsi a più livelli fino ad influire significativamente anche sulle rappresentazioni sociali inerenti la malattia mentale. Con i suoi dodici articoli, era “soltanto” una Legge Quadro cui sarebbe dovuta seguire una Legge di attuazione, contenente i dettagli per le strutture, il personale, i finanziamenti. A causa di un mutato sentimento comune e di una intricata situazione politica, tuttavia i regolamenti attuativi tardarono in maniera imbarazzante. Di fatto, lasciarono cadere in una stringente anonimia la forma terapeutica dell’affidamento familiare la cui regolamentazione nazionale venne indirettamente cancellata insieme alla totale abrogazione dell’obsoleta Legge sugli alienati mentali del 1904[5]

Il tumulto internazionale, d’altra parte, non conobbe la medesima stasi al riguardo di questa tecnica d’intervento. Alcuni professionisti europei dello I.E.S.A, in occasione di un congresso internazionale a Maastricht nel 1986, costituivano l’ associazione G.R.E.P.FA. (Groupe de Recherche Européen en Placement Familial) allo scopo di realizzare una società scientifica internazionale sul tema ed agevolare lo scambio di dati e risultati correlati alla pratica. Il G.R.E.P.FA. si ampliò presto con l’apertura della sezione belga ed altre ne seguirono in successione. Su invito dei vertici europei, nel 2004 è stata fondata la sezione italiana. Attualmente, il G.R.E.P.Fa.-France pare essere il maggiormente attivo per numero di congressi nazionali e pubblicazioni scientifiche.

In molte realtà nazionali, oggi, si applica lo IESA, e la sua diffusione si sta ampliando a “macchia d’olio”. Una variabile significativa che pare incidere sull’apertura di nuovi Servizi, in Italia, è costituita dall’aver conosciuto personalmente un’esperienza positiva di Inserimento Supportato. Si può ipotizzare che l’importanza della conoscenza empirica personale sia dovuta al suo potere di sfatare con intensità numerosi dubbi e miti infondati che ancora persistono come pre-giudizi, a volte anche negli ambienti scientifici e professionali[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Nello IESA, con il termine famiglia non si intende necessariamente un nucleo formato da “mamma-papà-figli”, ma un nucleo di persone che condividono “con cura” un appartamento e un po’ della loro vita. Per intenderci, la famiglia che accoglie potrebbe anche essere costituita da un singolo individuo che, precedentemente, viveva in condizione di solitudine.
  2. ^ Furlan, nell'intervista disponibile al link http://www.youtube.com/watch?v=dPNzivrS8tM
  3. ^ a b Aluffi G. & Coll. 2010, riportato in bibliografia
  4. ^ tratti dalla tesi di Laurea Magistrale di De Filippi F., riportata in bibliografia
  5. ^ a b c d Aluffi G., 2001. Riportato in bibliografia Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome "dr357" è stato definito più volte con contenuti diversi
  6. ^ in Bressaglia G. 2006, riportato in bibliografia
  7. ^ vedi specifiche del GREPFa nella sezione "IESA in Italia. Richiami storici ed attualità.
  8. ^ Konrad M., Schmidt-Michel P.O., “Psychiatrische Familienpflege – Überblick über Projekte in der BRD und Stand der Forschung”, Nervenheilkunde, n.6, pp. 265 – 273, 1987.
  9. ^ vedi in bibliografia: Rivista Sperimentale di Freniatria; Tamburini; Ferrari.


Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

- AA. VV., 1902 - “Rivista sperimentale di freniatria” vol. XXVIII. Tipografia di S. Calderini e figlio, Reggio Nell’Emilia;
- ""Aluffi G."", 2001 - "Dal manicomio alla famiglia. L’inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti sofferenti di disturbipsichici". Franco Angeli Editore, Milano;
- Aluffi G. & Coll., 2010 - “Adults foster family care in Italian mental health services: a survey”. In Epidemiologia e Psichiatria Sociale, Volume 19 (pp. 348-351), Cambridge University Press;
- Auterio A., 1994 - “Etica e psichiatria. Dal manicomio al territorio”. Fondazione Lanza-Gregoriana Libreria Editrice Padova;
- Bressaglia G. (a cura di), 2006. “L’accoglienza Famigliare – Atti del 3° Convegno Nazionale e Rete Europea dell’Inserimento Eterofamiliare di Adulti (IESA)”. 8/9 giugno 2006 Treviso, Arti Grafiche Conegliano;
- Canosa R., 1979 - “Storia del manicomio in Italia dall’unità a oggi”. Feltrinelli Editore Milano;
- ""Cébula J. C."", 1999 - "Accueil familial des adultes". Dunod, Paris;
- Cébula J. C., 2000 - "Guide sur accueil familial". Dunod, Paris;
- De Filippi F., 2013 - “Sviluppo Terapeutico Sostenibile. Legittimazione epistemico - fenomenologica al Servizio IESA”. Tesi di Laurea Magistrale, Università degli Studi di Padova;
- Ferrari G. C., 1902 - “Congresso Internazionale dell’Assistenza degli alienati e specialmente della Assistenza famigliare, Anversa, 1-7 Settembre 1902”. In Rivista sperimentale di freniatria vol. XXVIII. Tipografia di S. Calderini e figlio, Reggio Nell’Emilia;
- Furlan P.M. Cristina E. Aluffi G. Olanda I. (a cura di), 2000 - “Atti del I° Convegno Nazionale sullo IESA”. Edizioni A.N.S. Torino;
- Konrad M., Schmidt-Michel P.O. (a cura di), 1993 - "Die zweite familie". Psychiatrie-Verlag, Bonn; - Konrad M., Schmidt-Michel P.O., 1987 - “Psychiatrische Familienpflege – Überblick über Projekte in der BRD und Stand der Forschung”, Nervenheilkunde, n.6;
- Konrad M., Becker J., Eisenhut R., 2012 - "Inklusion leben". Betreutes Wohnen in Familien für Menschen mit Behinderung;
- Ruggerini C. Manzotti S. (a cura di), 2008 - “Atti del VI Congresso Nazionale SIRM (Società Italiana per lo studio del Ritardo Mentale): Innovazione nei Progetti di Vita per le Persone con Disabilità Intellettiva. Esperienze, Ricerche e Proposte”. 11 - 12 - 13 Dicembre, Modena;
- Sans P., 1998 - "L'ccueil et placement familial". Fleurus Editions, Paris;
- Tamburini A., 1902 - “L’assistenza degli alienati e il patronato familiare in Italia, relazione al Congresso Internazionale di Anversa del 1° settembre”. In Rivista sperimentale di freniatria vol. XXVIII (pp. 671-687);
- Tamburini A., 1902 - “Provvedimenti da prendersi per diminuire l’affollamento dei Manicomi e il carico relativo alle provincie”. In Rivista sperimentale di freniatria vol. XXVIII (pp. 292-314);
- Tamburini A. Ferrari G.C. Antonini G., 1918 - “L’assistenza degli alienati in Italia e nelle varie nazioni”. Utet Torino;

Voci Correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri Progetti[modifica | modifica wikitesto]

È in fase di costruzione il Sito Internet Ufficiale dello I.E.S.A. - Italia, il quale sarà un facilitatore di comunicazioni e collaborazioni tra gli operatori italiani, punto di riferimento per chi promuove il Servizio, nonché spazio di informazione approfondita sull'intervento terapeutico e sui congressi nazionale ed internazionali sul tema.
www.iesaonline.it

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Sito di informazione psichiatrica che disposizione di una sezione dedicata al G.R.E.P.Fa., ed una al progetto I.E.S.A. .
Link tedesco al BWF (Betreutem Wohnen in Familieniesa), corrispettivo dello IESA in Italia.
video d'informazione e di testimonianza sul servizio IESA, realizzato da Lillo Venezia.


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