Utente:Cristina Giorgis/Sandbox

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Contesto storico

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Evangelizzazione del territorio

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L'avvento del cristianesimo nei territori della Francia e del Piemonte è di dubbia datazione.

Gregorio di Tours, nel VI secolo, tratta l'argomento e propone due teorie riguardo al periodo di evangelizzazione della Gallia. Secondo la prima, la predicazione è opera degli apostoli o dei loro discepoli immediati. I primi a sostenere questa tesi sono i vescovi del Concilio di Arles, i quali nel 450d.C. dichiarano, in una lettera indirizzata al Papa Zosimo, che la propria comunità sia stata fondata da San Pietro in persona. La tesi viene in parte smentita dal papa stesso: egli conferma la fondazione romana della comunità, ma non la attribuisce all'apostolo. Inoltre, a San Pietro e San Paolo viene attribuita la fondazione di alcune diocesi italiane, come ad esempio quella di Ravenna.

È più probabile che in questo periodo si siano verificati casi isolati di cristianesimo e che i primi nuclei cristiani risalgano ad un'epoca successiva.

La seconda tesi proposta da Gregorio di Tours presenta il 250d.C come data di inizio dell'evangelizzazione metodica nei territori della Gallia. Si è a conoscenza di casi di martiri che precedono il 250d.C., ma essi sono rari e isolati. Da questa data, invece, aumentano in numero è hanno una diffusione territoriale maggiore, in corrispondenza con missioni di evangelizzazione partite da Roma.

Nel III secolo l'opera di cristianizzazione dei territori è diffusa soprattutto tra i laici, tra cui San Dalmazzo.

Appartenenza alla famiglia Cornelia e derivazione del nome

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La Passio Ambrosiana e Goffredo di Bussero interpretano il nome di San Dalmazzo dal germanico Edelmann, ovvero nobile e gentiluomo, come se la nobiltà fosse solo la discendenza da sangue romano.

Nel sec. III era ammesso il nome Dalmatius Cornelius Adamanus, con Dalmatius come prenome e Adamanus come agnomes.

Secondo gli scrittori delle Passiones il nome deriva dalla regione della Dalmazia, poiché i termini Dalmatius, Delmaticus e Delmatius significano “originali della Dalmazia”.

Interpretazioni della regina che curò la sepoltura e prese vendetta degli uccisori

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·              Il Brizio sostiene che fosse Teodolinda, regina di Borgogna e moglie di Godegisilo;

·              Il Meyranesio sostiene che fosse Teodolinda, moglie di Agilulfo e regina dei Longobardi;

·              I terrazzani del Borgo del 1594 la identificarono con la leggendaria regina Giovanna;

·              L’autore della Passio sosteneva che fosse Cornelia Salonina, moglie di Gallieno; il suo vero nome è Pipa o Pipara, ma quando Gallieno la condusse a Salona di Dalmazia prsese il nome di Cornelia Salonina.

Nelle diverse regioni è ricordata secondo tre titoli differenti, tra cui a Cimella l’Ordo Cemenel la definiva “Sanctissima”, a Susa dove dall’Ordo Splendidiss “Segusinor” e il terzo titolo era scomparso, ma ricordato presso Cavour e dedicato dalla Civitas Antillianorum.

Famiglia Flavia secunda

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Secondo alcuni antichi biografi, San Dalmazzo apparteneva alla famiglia Flavia secunda, ovvero la più importante tra i cristiani del tempo. La Historia augusta pone Aurelio Flavio Claudio II il gotico come ristoratore di questa famiglia.

Patria di San Dalmazzo

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L’autore della Passio Pedonensis afferma che S. Dalmazzo è originario della Germania, ma non appare nato in Germania; questa tradizione affianca a San Dalmazzo la regina Cornelia Salonina, Germana e Marcomanna, e inoltre precisa che non c’è distinzione tra l’essere originari della regione o l’essere oriundo

di Germania.

L’autore della Passio Ambrosiana segue una tradizione francese secondo la quale San Dalmazzo ha origini germaniche, bensì ha vissuto in una regione provenzale.

Le due tradizioni riconducono entrambe alla Provincia Alpium maritinurum e ai dintorni, entrambe affermano che San Dalmazzo fosse oriundo di Germania e nativo di un paese non lontano dal luogo del suo martirio.

Vita di San Dalmazzo

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Dalmazzo nasce da una famiglia imperiale molto ricca e viene educato cristianamente. Egli, infatti, diventa un ottimo cristiano tanto che, durante la persecuzione, si ritira sulle alpi, in un paese chiamato Castrum Auriatensium (presso Roccavione).

Dalmazzo iniziò a girare l'Italia e iniziarono i suoi miracoli che diventarono presto famosi in tutto il Paese. Proseguì il suo viaggio e si recò a Pavia, luogo dove erano ancora presenti culti e luoghi in onore degli idoli pagani; qui Dalmazzo riuscì, grazie alla manifestazione dell'angelo, a far eliminare tutto ciò che riguardava il paganesimo e poi ripartì.

Giunto a Luogo Placido, egli venne ucciso insieme ai suoi compagni per mano di alcuni persecutori, ma, prima di morire, riuscì ad attraversare il torrente Vermenagna, che lo separava dalla sua terra d'apostolato, e poi morì.

Dopo la morte

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Secondo la Pedonensis e il Valeriano (omelia I) la regina Salonina fa seppellire S. Dalmazzo, punisce i colpevoli per la strage e per suo ordine il popolo di Pedona si spostò attorno alla tomba del santo, costruita grazie della regina; la città spostandosi comincia a dare ottimi frutti. Grazie ad Ambrosiano e alle Passioni si è a conoscenza di alcuni esempi di prodigi che avvenivano alla tomba del santo: la vicenda di Deinopia, una donna ricca, ma malata che si reca alla tomba del santo per ottenere una grazia e, dopo aver pregato, le appare San Dalmazzo che la guarisce; la storia di uno dei poveri mantenuti dalla chiesa di S.Dalmazzo che lasciò la città per girovagare altre regioni, ma quando divenne cieco ammise la propria infedeltà e pregò il santo, il quale gli restituì la vista e infine l'esperienza di un uomo che non poteva camminare e che, dopo essere stato portato al sepolcro e unto con l'olio di benedizione, recupera la sua salute.

Secondo l' Additio moncesis la tomba era divisa in:

  • una chiesa superiore con pareti marmoree, un altare e un'arca decorata con stoffe;
  • una cripta inferiore che conteneva il sepolcro, anch'esso riccamente decorato con stoffe, e in cui si diceva che i santi gli angeli visitassero il defunto.

Secondo la Pedonensis e il capo 21 del Meyranesio, ci sono dubbi sulla data del martirio di S. Dalmazzo. Nel primo manoscritto viene indicato il 253, nel secondo manoscritto il 254 ma la data su cui concordano entrambi è il 5 dicembre.

Nel 1600 fu costruito un pilone commemorativo in onore di S. Dalmazzo, ma nel 1700 viene sostituito da una cappella.

Riberi, cap. II-III