Utente:AlbyCaola/Sandbox

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Il Sentiero dei Serbi fu realizzato durante la Grande Guerra dai prigionieri Serbi sulla montagna di Castellano. Il sentiero attuale si discosta a tratti da quello dei serbi ma ancora oggi sono visibili resti di muri a secco, in gran parte però caduti e ricoperti dalla vegetazione.

In Trentino sono presenti inoltre altri sentieri ed opere denominate dei serbi o dei russi, anch’essi realizzati durante la Grande Guerra come sul Monte Stivo, dove si possono riscoprire molti manufatti, trincee e baraccamenti, risalenti a quel periodo[1]. I prigionieri serbi lasciarono in Trentino un triste ricordo, erano trattati duramente e spesso umiliati, percossi; morivano principalmente per l’arduo lavoro giornaliero accompagnato dalla poca e scadente alimentazione. Questa grave situazione li portò svariate volte a ribellarsi, senza però ottenere alcun risultato, anzi mettendo in serio pericolo la propria vita[2]. Si racconta appunto di una vicenda in cui 300 prigionieri serbi, dopo essere stati  rinchiusi all’interno del castello di Castellano[3], decisero di ribellarsi e il giorno seguente vennero appesi agli alberi delle strade del paese per una intera giornata.

Spesso avveniva che i serbi, costretti a trasportare sulle spalle pesanti carichi a partire dalla Piazza, sfiniti e privi di forza, non riuscivano a supportare l' ingente peso. Infatti i dati dimostrano che la maggior parte dei decessi di Castellano nel marzo 1916  sono dovuti a collasso e sfinimento.

Grazie all’analisi del Registro dei Morti del luogo a data 31 dicembre 1915 si può chiaramente dedurre che nei pressi di Castellano (Valle di Cei) non vi erano solo prigionieri serbi e russi, ma anche reparti di lavoratori militarizzati[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Monte Stivo, su Trentino Grande Guerra
  2. ^ Giuseppe Bertolini, 1914, in El paes de Castelam, nº 12, Aprile 2012, pp. 66-67
  3. ^ Giuseppe Bertolini, 1914, in El paes de Castelam, nº 12, Aprile 2012, pp. 66-67
  4. ^ Giuseppe Bertolini, 1914, in El paes de Castelam, nº 12, Aprile 2012, pp. 66-67