Torrieri

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I Torrieri[1] erano unità dell'esercito spagnolo (Tercio) e successivamente dell'esercito borbonico poste al comando di una torre a cui veniva affidato il comando militare di un piccolo distaccamento di soldati e l'amministrazione di tutto quanto costitutiva la dotazione della costruzione stessa.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Torre Calderina nei pressi di Molfetta

Nel 1563 il viceré di Napoli Pedro Afan de Ribera emanò precise istruzioni ai governatori provinciali. Nelle disposizioni si prevedeva la costruzione di nuove strutture difensive in modo da formare una catena ininterrotta di torri costiere per tutto il Regno.

Per gli equipaggiamenti necessari, gli stipendi ai torrieri, per la manutenzione e il restauro delle torri rovinate, la Regia Camera impose nel 1570 una nuova imposta di 22 grana.

A partire dalla metà del XVI secolo il torriere, secondo le disposizioni governative del viceré di Napoli, doveva essere essere un caporale tratto dai ranghi dell'esercito e tassativamente di nazionalità spagnola. Tali disposizioni nella realtà furono disattese a causa dell'insufficienza dell'organico disponibile.

Si verificò così che le guarnigioni erano in genere composte da soldati spagnoli o di estrazione locale, di mezza età o avanti negli anni, spesso veterani o invalidi, senza famiglia e fortemente bisognosi, che venivano promossi appositamente al grado di caporale.[2]

Vita dei torrieri[modifica | modifica wikitesto]

Il servizio di guardia, alquanto leggero in inverno per le condizioni avverse alla navigazione delle galere corsare, si intensificava durante la primavera e l'estate.

Quando un vascello si avvicinava sotto costa i torrieri verificavano la bandiera della nave. Sparavano un colpo di avviso per chiedere all'imbarcazione di accostarsi e farsi riconoscere. Se essa veniva riconosciuta come nemica o non ubbidiva all'intimazione, dalla torre si emettevano subito segnali ben riconoscibili che avvertissero le guarnigioni delle due torri adiacenti dell'imminente pericolo. Queste, a loro volta, trasmettevano il segnale di allarme alle altre fino a che in breve tempo, per un vastissimo tratto di costa, le popolazioni fossero avvertite del pericolo e potessero organizzare operazioni di contrasto.[3]

Sulle terrazze delle torri erano sempre disponibili delle fascine: di legna ben secca per accendere i fuochi nella notte, e di arbusti cosparsi di pece e inumiditi per i segnali di fumo per il giorno.

La vita dei torrieri era molto dura poiché le torri erano per lo più isolate dai pochi centri abitati allora presenti. I contatti con le comunità erano saltuari e più che altro per l'approvvigionamento e per motivi di servizio.[4] Alcuni torrieri erano anche cavallari poiché per le comunicazioni veloci in caso di pericolo montavano a cavallo.[5]

Organizzazione ed equipaggiamento[modifica | modifica wikitesto]

A presidiare le torri vi era un capo torriere e tre guardiani. La dotazione militare dei torrieri consisteva in un'arma per la difesa personale, strumenti per le segnalazioni e strumenti ottici per le osservazioni. La difesa veniva messa in atto, grazie alle armi da fuoco in dotazione ovvero: cannoni e archibugi.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Treccani.
  2. ^ Autori Vari, Eredità culturali dell’Adriatico: Il patrimonio industriale, Viella Libreria Editrice, 1º dicembre 2016, ISBN 978-88-6728-074-2. URL consultato il 2 settembre 2022.
  3. ^ Mallia Giovanni, Del diritto municipale di Malta nuova compilazione con diverse altre costituzioni, Nella Stamperia del Palazzo di S.A.E. per Fra Gio. Mallia Suo Stamp, 1784. URL consultato il 2 settembre 2022.
  4. ^ I torrieri, su www.capodomo.it. URL consultato il 2 settembre 2022.
  5. ^ LA TORRE CAVALLARA DI CATANZARO | I Luoghi del Cuore - FAI, su fondoambiente.it. URL consultato il 2 settembre 2022.
  6. ^ di Brundarte, La Costa e le sue Torri, su Brundarte, 29 giugno 2014. URL consultato il 2 settembre 2022.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Onofrio Pasanisi, La costruzione generale delle torri marittime ordinata dalla R. Corte di Napoli nel XVI secolo, in Studi di storia napoletana in onore di Michelangelo Schipa, I.T.E.A, Napoli 1926, pp. 423–442
  • Vittorio Faglia, La difesa anticorsara in Italia dal XVI secolo: le torri costiere, gli edifici rurali fortificati, Istituto Italiano dei Castelli, Roma 1974;
  • Vittorio Faglia, Tipologia delle torri costiere nel Regno di Napoli, Roma 1975
  • Maria Letizia Troccoli, Le torri costiere in Castelli, torri ed opere fortificate di Puglia, a cura di Raffaele De Vita, Bari 1975
  • Cisternino, Torri costiere e torrieri del Regno di Napoli (1521-1806), Istituto Italiano dei Castelli, Roma 1977.
  • Valente, Le torri costiere in Calabria Vittorio Gleijeses, Castelli in Campania, Napoli 1981
  • Mafrici, La difesa delle coste meridionali nei secoli XVI-XVII: tecnici e tecnologie, «Annali del Centro Studi Antonio Genovesi» I, 1988, pp. 31–106.
  • Russo, La difesa costiera del Regno di Napoli dal XVI al XIX secolo, Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, Roma 1989.
  • Vecchione Stefano, Calabria. Torri e castelli tra mare e cielo. Conquiste saracene e difesa dell'identità, Regione Calabria, Camigliatello Silano, La Dea, 2004.
  • Torrieri, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.

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