Tavoletta di Niinnion

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Tavoletta di Niinnion
AutoreSconosciuto
DataIV secolo a.C.
Tecnicasconosciuto
UbicazioneMuseo Archeologico Nazionale, Atene

La tavoletta di Ninnione, datata all'incirca al 370 a.C., è una tavoletta in argilla rossa raffigurante gli antichi Misteri Eleusini greci (riti religiosi legati alla mitologia greca). È stata riscoperta a Eleusi, nel 1895, ed è conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Atene (inv. 11036).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La tavoletta raffigura Iacco che guida una processione di iniziati nei Misteri. A ricevere questo gruppo sono le divinità Demetra e Persefone. Sopra la scena principale del manufatto ci sono molteplici rappresentazioni della luna. La tavoletta di Ninnione è l'unica rappresentazione originale conosciuta dei riti di iniziazione dei Misteri che rappresenta una kernophoria.

Lo studioso Mylonas così descrive la tavoletta:

«Nel campo principale sono dipinte due scene: quella superiore rappresenta un rito preliminare celebrato nel corso dei Piccoli Misteri; quella inferiore vi è rappresentato un rito affine celebrato nel corso dei Grandi Misteri. In entrambe abbiamo la presentazione della mystai alla dea del culto, a Demetra, ed entrambe illustrano il kernophoria, o il portare il kernos, che sembra aver fatto parte dei riti preliminari nei Piccoli così come nei Grandi Misteri. La presenza di Iacco nella scena inferiore sembra indicare che il rito nei Grandi Misteri veniva svolto alla fine della processione e segnava la fine della marcia da Atene a Eleusi, rimasta così famosa nell’antichità; quindi il rito aveva luogo prima della telete, la vera e propria iniziazione nel Telesterion. [Il kernophoria] faceva parte dei riti pubblici e poteva quindi essere rappresentato in un’opera artistica esposta alla vista, quindi non svelava i segreti. Similmente il rito della scena superiore non era segreto e poteva quindi essere raffigurato nell’arte.[1]»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I Misteri Eleusini nei reperti archeologici | Giorgio Samorini Network, in Giorgio Samorini Network, 6 aprile 2012. URL consultato il 19 febbraio 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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