Tachifilassi

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Con il termine tachifilassi si indica un fenomeno fisiologico per il quale introducendo determinate sostanze nell'organismo, anche in piccole quantità ma con intervalli piuttosto brevi tra le varie somministrazioni, tali sostanze perdono notevolmente e rapidamente le loro proprietà (efficacia in particolare) nell'organismo che le riceve. La tachifilassi è stata osservata sull'essere umano per svariati tipi di sostanze, tra le quali spiccano i barbiturici, i nitrati e i farmaci di derivazione oppiacea.

Questo è dovuto al fatto che molto spesso le sostanze introdotte nel nostro corpo sono già prodotte da esso, anche se in quantità minore; ciò causa un effetto a feedback negativo, che porta da un lato il nostro organismo a perdere la capacità di produrre tali sostanze - poiché esse vengono a trovarsi già naturalmente dentro di noi e quindi non c’è motivo di produrne ancora - , dall'altro invece causa spesso il fenomeno della resistenza, cioè il nostro corpo alza la propria soglia basale di sensibilità a una sostanza.

Nella pratica se una persona fa uso di una droga che causa sensazione di euforia e continua a usarla si causa una dipendenza: il suo corpo perde la capacità di sintetizzare in maniera autonoma gli ormoni necessari per provare felicità (serotonina) - quindi il soggetto tornerà euforico solo usando la droga - e inoltre si alzerà la propria soglia basale (minima) di stimolazione - avrà bisogno di quantità sempre maggiori di sostanza stupefacente per provare la stessa sensazione di euforia.


La riabilitazione quindi deve a volte prevedere una componente fisica oltre che morale, in quanto il paziente può avere gravi conseguenze in caso di repentino troncamento della sostanza utilizzata.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dizionario medico, Med-Z, La biblioteca di Repubblica, 2004