Strage di Dujail
Strage di Dujail | |
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Tipo | rappresaglia giudiziaria |
Data | 8 luglio 1982 |
Luogo | Dujail, Governatorato di Salah al-Din |
Stato | Iraq |
Coordinate | 33°50′20″N 44°14′53″E |
Obiettivo | civili sciiti |
Responsabili | Saddam Hussein Barzan Ibrahim al-Tikriti |
Motivazione | tentativo di assassinio dell'allora dittatore iracheno Saddam Hussein |
Conseguenze | |
Morti | 148 civili sciiti |
La strage di Dujail è stata l'esecuzione di 148 civili iracheni come ritorsione a seguito del fallito attentato contro il dittatore iracheno Saddam Hussein nel 1982; dopo la sua cattura a seguito dell'invasione dell'Iraq del 2003, Saddam venne deposto e processato per questo crimine e condannato a morte per impiccagione.[1][2][3][4]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Durante una visita nella cittadina di Dujail l'8 luglio 1982 Saddam fu accolto dal sindaco di allora, Abdullah Ruwaid, e dai dirigenti locali del partito Baath e, al termine di una cerimonia ufficiale, quando Saddam e la delegazione salirono in auto per ripartire, il convoglio venne fatto oggetto di diverse raffiche di mitra partite da alcune fattorie. Saddam rimase illeso e alcune guardie del corpo vennero ferite. Subito dopo vennero individuati i cinque attentatori che furono giustiziati sul posto dal servizio di sicurezza.[1]
Il giorno dopo venne inviato nel villaggio un contingente della Guardia repubblicana che arrestò 450 persone di diverse età, tra cui numerosi anziani, donne e ragazzi anche molto giovani; di queste, 148 persone vennero condannate a morte. Le fattorie da dove erano partite le raffiche vennero rase al suolo.[1]
Conseguenze
[modifica | modifica wikitesto]Dopo l'invasione dell'Iraq del 2003 Saddam venne deposto e processato insieme ad altri; il processo ebbe inizio il 19 ottobre 2005 e si concluse il 5 novembre 2006 con la condanna a morte per impiccagione per crimini contro l'umanità insieme al fratellastro Barzan al Tikriti e all'ex capo del tribunale che pronunciò la condanna a morte per i 148 abitanti di Dujail, Awad al Bander. Vennero invece condannati all'ergastolo l'ex vice presidente Taha Yassin Ramadan, uno degli esponenti di punta del partito, e a quindici anni il sindaco, suo figlio e un dirigente locale, Ali Deem Ali. L'unico degli otto imputati assolto, come aveva chiesto il pubblico ministero, fu Mohammed Azawi Ali.[1][4] Saddam ammise durante il processo di avere approvato la condanna a morte dei 148 ritenuti responsabili del fallito attentato.[3] Barzan al Tikriti, venne ritenuto responsabile, come capo del Mukhabarat, il servizio segreto iracheno, della morte di migliaia di persone torturate dai suoi uomini; Abullah Kathim Rawaid, Ali Dayih Ali e Mizhir Abdullah Kathim Ruwaid, tutti funzionari del Baath a Dujail, vennero condannato a 15 anni di carcere.[4]
Influenza culturale
[modifica | modifica wikitesto]- Casa Saddam: miniserie televisiva britannico statunitense del 2008
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d L'ex dittatore condannato per la strage di Dujail - esteri - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
- ^ IRAQ. SADDAM RIVENDICA STRAGE DEGLI SCIITI DI DUJAIL, su www.nessunotocchicaino.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
- ^ a b Saddam ammette: «Ordinai di uccidere i 148 sciiti di Dujail», su ilGiornale.it, 5 aprile 2006. URL consultato il 10 agosto 2022.
- ^ a b c Altre due condanne a morte - Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 10 agosto 2022.