Strage di Dujail

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Strage di Dujail
Tiporappresaglia giudiziaria
Data8 luglio 1982
LuogoDujail, Governatorato di Salah al-Din
StatoBandiera dell'Iraq Iraq
Coordinate33°50′20″N 44°14′53″E / 33.838889°N 44.248056°E33.838889; 44.248056
Obiettivocivili sciiti
ResponsabiliSaddam Hussein
Barzan Ibrahim al-Tikriti
Motivazionetentativo di assassinio dell'allora dittatore iracheno Saddam Hussein
Conseguenze
Morti148 civili sciiti

La strage di Dujail è stata l'esecuzione di 148 civili iracheni come ritorsione a seguito del fallito attentato contro il dittatore irakeno Saddam Hussein nel 1982; dopo la sua cattura a seguito dell'invasione dell'Iraq del 2003, Saddam venne deposto e processato per questo crimine e condannato a morte per impiccagione.[1][2][3][4]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Durante una visita nella cittadina di Dujail l'8 luglio 1982 Saddam fu accolto dal sindaco di allora, Abdullah Ruwaid, e dai dirigenti locali del partito Baath e, al termine di una cerimonia ufficiale, quando Saddam e la delegazione salirono in auto per ripartire, il convoglio venne fatto oggetto di diverse raffiche di mitra partite da alcune fattorie. Saddam rimase illeso e alcune guardie del corpo vennero ferite. Subito dopo vennero individuati i cinque attentatori che furono giustiziati sul posto dal servizio di sicurezza.[1]

Il giorno dopo venne inviato nel villaggio un contingente della Guardia repubblicana che arrestò 450 persone di diverse età, tra cui numerosi anziani, donne e ragazzi anche molto giovani; di queste, 148 persone vennero condannate a morte. Le fattorie da dove erano partite le raffiche vennero rase al suolo.[1]

Conseguenze[modifica | modifica wikitesto]

Dopo l'invasione dell'Iraq del 2003 Saddam venne deposto e processato insieme ad altri; il processo ebbe inizio il 19 ottobre 2005 e si concluse il 5 novembre 2006 con la condanna a morte per impiccagione per crimini contro l'umanità insieme al fratellastro Barzan al Tikriti e all'ex capo del tribunale che pronunciò la condanna a morte per i 148 abitanti di Dujail, Awad al Bander. Vennero invece condannati all'ergastolo l'ex vice presidente Taha Yassin Ramadan, uno degli esponenti di punta del partito, e a quindici anni il sindaco, suo figlio e un dirigente locale, Ali Deem Ali. L'unico degli otto imputati assolto, come aveva chiesto il pubblico ministero, fu Mohammed Azawi Ali.[1][4] Saddam ammise durante il processo di avere approvato la condanna a morte dei 148 ritenuti responsabili del fallito attentato.[3] Barzan al Tikriti, venne ritenuto responsabile, come capo del Mukhabarat, il servizio segreto iracheno, della morte di migliaia di persone torturate dai suoi uomini; Abullah Kathim Rawaid, Ali Dayih Ali e Mizhir Abdullah Kathim Ruwaid, tutti funzionari del Baath a Dujail, vennero condannato a 15 anni di carcere.[4]

Influenza culturale[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d L'ex dittatore condannato per la strage di Dujail - esteri - Repubblica.it, su www.repubblica.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
  2. ^ IRAQ. SADDAM RIVENDICA STRAGE DEGLI SCIITI DI DUJAIL, su www.nessunotocchicaino.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
  3. ^ a b Saddam ammette: «Ordinai di uccidere i 148 sciiti di Dujail», su ilGiornale.it, 5 aprile 2006. URL consultato il 10 agosto 2022.
  4. ^ a b c Altre due condanne a morte - Corriere della Sera, su www.corriere.it. URL consultato il 10 agosto 2022.
  Portale Storia: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di Storia