Tito Sinibaldi: differenze tra le versioni

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Visse a Spoleto ove il padre era medico ed esponente di primo piano del movimento liberale e risorgimentale e ove egli, dopo la laurea in giurisprudenza, esercitò la professione di avvocato. Fu eletto consigliere comunale nel 1885 e dopo essere stato assessore comunale divenne Sindaco di Spoleto dal 1895 al 1898 anno in cui fu eletto alla Camera dei Deputati. Fece parte del composito gruppo dei sostenitori di Giovanni Giolitti del cui entourage entrò a far parte fin dal 1899 dopo essersi opposto, insieme con Giolitti e i principali esponenti della Sinistra liberale e costituzionale, alla svolta autoritaria messa in atto dal governo Pelloux. Fu deputato per tre legislature e poi fu nominato senatore del Regno nel 1911. Come senatore entrò nella Commissione d'accusa dell'Alta Corte fino al giugno 1924 e fu membro supplente della Commissione d'Istruzione dell'Alta Corte di giustizia fino al gennaio 1929.
Visse a Spoleto ove il padre era medico ed esponente di primo piano del movimento liberale e risorgimentale e ove egli, dopo la laurea in giurisprudenza, esercitò la professione di avvocato. Fu eletto consigliere comunale nel 1885 e dopo essere stato assessore comunale divenne Sindaco di Spoleto dal 1895 al 1898 anno in cui fu eletto alla Camera dei Deputati. Fece parte del composito gruppo dei sostenitori di Giovanni Giolitti del cui entourage entrò a far parte fin dal 1899 dopo essersi opposto, insieme con Giolitti e i principali esponenti della Sinistra liberale e costituzionale, alla svolta autoritaria messa in atto dal governo Pelloux. Fu deputato per tre legislature e poi fu nominato senatore del Regno nel 1911. Come senatore entrò nella Commissione d'accusa dell'Alta Corte fino al giugno 1924 e fu membro supplente della Commissione d'Istruzione dell'Alta Corte di giustizia fino al gennaio 1929.


Come membro di tali Commissioni svolse un ruolo particolarnente delicato sul caso De Bono, un alto esponente fascista deferito all'Alta Corte perché accusato di una serie di irregolarità commesse nel corso dei suoi incarichi istituzionali. Sinibaldi fu minacciato di morte dall'esponente fascista Farinacci proprio perché ritenuto un antifascista. In realtà egli si atteneva con scrupolo ai compiti di commissario dell'Alta Corte senza badare alle simpatie politiche. Aveva comunque manifestato subito dopo la marcia su Roma un profondo disagio verso l'ascesa al potere di Mussolini, molto prima che la gran parte della classe dirigente liberale si avvedesse dei pericoli che erano insiti nell'affermazione del movimento fascista. Al Senato e ancor prima alla Camera pronunciò numerosi e importanti discorsi parlamentari che ebbero il plauso dei rappresentanti del governo e delle opposizioni
Come membro di tali Commissioni svolse un ruolo particolarmente delicato sul caso De Bono, un alto esponente fascista deferito all'Alta Corte perché accusato di una serie di irregolarità commesse nel corso dei suoi incarichi istituzionali. Sinibaldi fu minacciato di morte dall'esponente fascista Farinacci proprio perché ritenuto un antifascista. In realtà egli si atteneva con scrupolo ai compiti di commissario dell'Alta Corte senza badare alle simpatie politiche. Aveva comunque manifestato subito dopo la marcia su Roma un profondo disagio verso l'ascesa al potere di Mussolini, molto prima che la gran parte della classe dirigente liberale si avvedesse dei pericoli che erano insiti nell'affermazione del movimento fascista. Al Senato e ancor prima alla Camera pronunciò numerosi e importanti discorsi parlamentari che ebbero il plauso dei rappresentanti del governo e delle opposizioni
Nel 1929 votò contro i Patti Lateranensi insieme con la pattuglia liberale (Croce, Albertini, Bergamini, Paternò e lui stesso) guidata da Benedetto Croce che in quella occasione pronunciò in Senato un memorabile discorso.
Nel 1929 votò contro i Patti Lateranensi insieme con la pattuglia liberale (Croce, Albertini, Bergamini, Paternò e lui stesso) guidata da Benedetto Croce che in quella occasione pronunciò in Senato un memorabile discorso.



Versione delle 19:17, 30 mar 2015

Template:Membro delle istituzioni italiane Tito Sinibaldi (Amelia, 11 settembre 1859Spoleto, 23 giugno 1940) è stato un politico italiano.

Biografia

Visse a Spoleto ove il padre era medico ed esponente di primo piano del movimento liberale e risorgimentale e ove egli, dopo la laurea in giurisprudenza, esercitò la professione di avvocato. Fu eletto consigliere comunale nel 1885 e dopo essere stato assessore comunale divenne Sindaco di Spoleto dal 1895 al 1898 anno in cui fu eletto alla Camera dei Deputati. Fece parte del composito gruppo dei sostenitori di Giovanni Giolitti del cui entourage entrò a far parte fin dal 1899 dopo essersi opposto, insieme con Giolitti e i principali esponenti della Sinistra liberale e costituzionale, alla svolta autoritaria messa in atto dal governo Pelloux. Fu deputato per tre legislature e poi fu nominato senatore del Regno nel 1911. Come senatore entrò nella Commissione d'accusa dell'Alta Corte fino al giugno 1924 e fu membro supplente della Commissione d'Istruzione dell'Alta Corte di giustizia fino al gennaio 1929.

Come membro di tali Commissioni svolse un ruolo particolarmente delicato sul caso De Bono, un alto esponente fascista deferito all'Alta Corte perché accusato di una serie di irregolarità commesse nel corso dei suoi incarichi istituzionali. Sinibaldi fu minacciato di morte dall'esponente fascista Farinacci proprio perché ritenuto un antifascista. In realtà egli si atteneva con scrupolo ai compiti di commissario dell'Alta Corte senza badare alle simpatie politiche. Aveva comunque manifestato subito dopo la marcia su Roma un profondo disagio verso l'ascesa al potere di Mussolini, molto prima che la gran parte della classe dirigente liberale si avvedesse dei pericoli che erano insiti nell'affermazione del movimento fascista. Al Senato e ancor prima alla Camera pronunciò numerosi e importanti discorsi parlamentari che ebbero il plauso dei rappresentanti del governo e delle opposizioni Nel 1929 votò contro i Patti Lateranensi insieme con la pattuglia liberale (Croce, Albertini, Bergamini, Paternò e lui stesso) guidata da Benedetto Croce che in quella occasione pronunciò in Senato un memorabile discorso.

Onorificenze

Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria

Collegamenti esterni

Bibliografia

  • Maurizio Hanke, L'opera politica e amministrativa di Tito Sinibaldi, Spoleto, Panetto e Petrelli, 1977.
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