Società dei missionari indiani

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La Società dei Missionari Indiani (in latino Societas Missionariorum Indiae Orientalis, in inglese The Indian Missionary Society) è un istituto religioso maschile di diritto pontificio: i membri di questa congregazione clericale pospongono al loro nome la sigla I.M.S.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La congregazione venne fondata a Benares il 3 novembre 1941 da Gaspar Pinto (1905-1976) per formare una compagnia di missionari indigeni per evangelizzare la popolazione indiana.[2]

Ottenuto il nihil obstat della congregazione di Propaganda Fide (22 novembre 1944), il francescano Angelo Poli, vescovo di Allahabad, eresse la fraternità in società di vita comune senza voti; il 25 gennaio 1953 Joseph Emil Malenfant, prefetto apostolico di Benares-Gorakhpur, trasformò la società in congregazione religiosa.[2]

La Società dei Missionari Indiani venne approvata dalla Santa Sede il 19 aprile 1999.[2]

Attività e diffusione[modifica | modifica wikitesto]

Finalità dell'istituto è l'evangelizzazione delle popolazioni dell'India, mediante i metodi più adatti alla cultura locale: giuridicamente, dipende dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli.[1]

I religiosi della Società operano essenzialmente in India e contano alcune comunità all'estero;[3] la sede generalizia è a Varanasi.[1]

Al 31 dicembre 2008 la congregazione contava 68 case e 292 religiosi, 160 dei quali sacerdoti.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Ann. Pont. 2010, p. 1463.
  2. ^ a b c F. Rizzoli, DIP, vol. VIII (1988), col. 1634.
  3. ^ The Indian Missionary Society, su ims.org.in. URL consultato il 4-4-2010.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Annuario Pontificio per l'anno 2010, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2010. ISBN 978-88-209-8355-0.
  • Guerrino Pelliccia e Giancarlo Rocca (curr.), Dizionario degli Istituti di Perfezione (DIP), 10 voll., Edizioni paoline, Milano 1974-2003.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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