Opere di Attilio Bertolucci

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Voce principale: Attilio Bertolucci.

«Viene una stagione che si vorrebbe cambiar pelle come le bisce, ma si capisce restando se stessi...»

Attilio Bertolucci è un poeta che la critica considera tra i grandi del Novecento italiano e la cui importanza è cresciuta a partire dagli anni Cinquanta. Le caratteristiche della sua poetica, per forme e contenuti, lo inseriscono nel filone della linea “antinovecentista” che parte da Saba per proseguire con Penna, Caproni, Giudici, richiamandosi da un lato ai crepuscolari e a Pascoli e, dall'altro, proponendo un modello alternativo alla poesia “pura” o “ermetica” del secondo Ungaretti, di Quasimodo, di Montale. Temi dominanti della poesia di Bertolucci sono il luogo d'origine, Parma, nei suoi aspetti cittadini e nel paesaggio della campagna, definiti sia attraverso la loro descrizione reale che nella loro dimensione simbolica, i legami affettivi con i familiari e gli amici, la natura. Le strutture metriche sono molto variabili e comprendono liriche brevi, con versi liberi o anche versi tradizionali variamente intrecciati, così come liriche più lunghe, che possono giungere fino al poemetto. La cifra costante della sua poesia, oltre alla citazione più o meno evidente di poeti come Pascoli e D'Annunzio, è la vocazione narrativa e la tendenza ad utilizzare espressioni ossimoriche; frequente anche l'attitudine interlocutoria con la quale Bertolucci si rivolge al lettore.

Attività letteraria prima della seconda guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]

Bertolucci, dopo gli studi universitari a Bologna, comincia la sua attività di insegnante, proseguendo parallelamente la sua attività letteraria. A diciott'anni non ancora compiuti pubblica in duecento copie, grazie all'amico Alessandro Minardi che si fa per l'occasione suo editore, la prima plaquette poetica, Sirio (1929). Ciò che appare sorprendente è la precoce maturità complessiva della raccolta, maturità tecnica e d'esperienza esistenziale. Fra il 1932 e il 1933 Bertolucci compone, costretto a letto da una brutta pleurite, gran parte di Fuochi di Novembre la sua seconda raccolta pubblicata nel 1934.[2]

Sirio[modifica | modifica wikitesto]

La prima poesia di Sirio, composta nel 1925 da un Bertolucci non ancora quattordicenne. Si tratta di due quartine a rima incrociata (abba, cddc) e un distico finale a rima baciata (ee); i versi sono di lunghezza e ritmo variabili; dopo l'affascinante scenario iniziale, la misura guida nelle quartine è quella di ottonari non canonici con variazioni ritmico-accentuative, l'effetto complessivo, pur a partire da segmenti oggettivamente asincroni, è di un "raddrizzamento" ritmico incernierato su ogni fine di verso. Nel distico di chiusura, la massima distensione pacificatoria dell'endecasillabo, è subito scavalcata dall'ipermetria rallentante, è subito scavalcata dall'ipermetria rallentante del verso finale. La furia del vento è riprodotta dattraverso un'efficace animalizzazione introduttiva e una serie di scorci, di natura e di uomini, sconvolti; fino al distico di chiusura, in cui il vento, improvvisamente, si placa e, attorno "uno stupore prende le cose"[2].

Copertina della prima edizione di Sirio, 1929

Fuochi in novembre[modifica | modifica wikitesto]

La seconda raccolta di Bertolucci è in gran parte legata ad un momento di difficoltà del poeta, ammalato seriamente di pleurite; essa viene recensita, oltre che da Alfonso Gatto e Sergio Solmi, anche da Eugenio Montale, il quale, pur con qualche perplessità di fondo, ne comprende la profonda differenza con la linea prevalente della poesia “pura” ed “ermetica”. Ma anche Giuseppe Ungaretti in una lettera del 17 luglio 1934 gli scrive che si tratta di un libro di “vera poesia” e che vorrebbe incontrarlo a Roma.

Attività letteraria nel dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Dopo la seconda guerra mondiale continua a collaborare per numerose riviste e assume la direzione della rivista aziendale Il gatto selvatico dell'ENI.[3] Inoltre continua a scrivere per altre riviste letterarie di Parma. Bertolucci, nel dopoguerra, si prepara a pubblicare un'ulteriore raccolta. Il 1951 è un anno "chiave" per lui, come poeta e come uomo: esce infatti la raccolta "La Capanna indiana", con la quale vince il premio "Viareggio"; e nel medesimo anno si trasferisce con la moglie a Roma affidando i figli temporaneamente ai nonni[4].

La capanna indiana[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta comprende una scelta delle due raccolte precedenti (ma Sirio è fortemente scorciata), più la sezione In un tempo incerto, legata al suo trasferimento a Roma, e il poemetto La capanna indiana, da cui prende il titolo. Con quest'opera Bertolucci vince il premio “Viareggio”, la cui giuria è presieduta da Eugenio Montale. In essa compare una vasta scelta da Sirio (14 testi), l'intera raccolta di Fuochi in novembre più una sezione completamente nuova "Lettera da Casa". Tra i lettori più intelligenti Pier Paolo Pasolini, ma anche Carlo Bo, Mario Luzi, Geno Pampaloni.

Viaggio d'inverno[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta comprende testi composti a Roma tra il 1955 e il 1971, segnando dunque un distacco dalla città natale. Essa si articola in sei sezioni, ciascuna numerata e con un titolo: I pescatori, Verso Casarola, Il tempo si consuma, Per una clinica demolita, Viaggio d'inverno e Disperse. Sono numerosi i saggi e gli articoli che ne commentano l'uscita e al libro vengono anche assegnati i premi Etna-Taormina e Tarquinia-Cardarelli.

La camera da letto[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: La camera da letto (Bertolucci).

Già iniziato nel 1955, è un poema di impianto narrativo di 9728 versi liberi organizzati secondo una struttura abbastanza complessa. L'autore, scegliendo un genere classico ma poco praticato nella poesia contemporanea, racconta le vicende sue e della sua famiglia in due libri di tre parti ciascuno, con un titolo per ogni parte e un numero variabile di capitoli, a loro volta titolati e anche numerati. Il libro ottiene due riconoscimenti: il premio Biella e il premio Vallombrosa, oltre a diversi contributi critici importanti.[2].

Verso le sorgenti del Cinghio[modifica | modifica wikitesto]

La raccolta, che ottiene il premio Mondello, unisce a testi precedenti testi poetici nuovi. Il titolo viene ripreso nel componimento d'apertura, che richiama i momenti della gioventù trascorsa a Parma nel podere di Antognano, appunto presso il torrente Cinghio.

La lucertola di Casarola[modifica | modifica wikitesto]

Ultima raccolta del poeta, che di nuovo mette insieme testi recenti e testi del passato, lasciando in Canzone triste in tre parti, il componimento di chiusura, una sorta di commiato ai lettori.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Attilio Bertolucci, Vittorio Sereni, Una lunga amicizia. Lettere 1938-1982, a cura di G. Palli Baroni, Milano, Garzanti, 1994.
  2. ^ a b c Paolo Briganti, Poeti di Parma nel novecento, Parma, Battei, 2002.
  3. ^ Paolo Di Stefano, E il gatto selvatico chiamò a raccolta i poeti, su feltrinelli.it, Corriere della Sera, 27 aprile 2006. URL consultato l'11 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 15 maggio 2006).
  4. ^ Paolo Briganti, Poeti di Parma nel novecento, Battei, Parma, 2002

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Attilio Bertolucci,Sirio, Minardi, Parma, 1929; La Pilotta, Parma, 1979 (ristampa); S.E.N. Napoli, 1984
  • Attilio Bertolucci,Fuochi in novembre, Minardi, Parma, 1934
  • Attilio Bertolucci,La capanna indiana, Sansoni, Firenze, 1951 e 1955; Garzanti, Milano, 1973
  • Attilio Bertolucci,Viaggio d'inverno, Garzanti, Milano, 1971 e 1984
  • Attilio Bertolucci,La camera da letto, Garzanti, Milano, 1984 e 1988
  • Attilio Bertolucci,Verso le sorgenti del Cinghio, Garzanti, Milano, 1993
  • Attilio Bertolucci,La lucertola di Casarola, Garzanti, Milano, 1997

Bibliografia della critica[modifica | modifica wikitesto]

Sirio[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Grande, Attilio Bertolucci: Sirio, “L'Italia Letteraria”, 4 agosto 1929
  • Riccardo Franchi, Attilio Bertolucci: Sirio, “Solaria”, dicembre 1929

Fuochi in novembre[modifica | modifica wikitesto]

  • Antonio Gatto, Fuochi in novembre di Attilio Bertolucci, “L'Italia Letteraria”, 24 novembre 1934
  • Simone Solmi. Poesia d'oggi, “L'Illustrazione Italiana”, 15 luglio 1934
  • Eugenio Montale, Attilio Bertolucci: Fuochi in novembre, “Pan”, 1º settembre 1934

La capanna indiana[modifica | modifica wikitesto]

  • Pier Paolo Pasolini, La capanna indiana, “Il Giornale”, 18 agosto 1951
  • Carlo Bo, La capanna indiana di Attilio Bertolucci, “La Fiera Letteraria”, 17 giugno 1951
  • Mario Luzi, La capanna indiana di Bertolucci, “Paragone”, agosto 1951
  • Geno Pampaloni, Attilio Bertolucci: La capanna indiana, “Belfagor”, 30 novembre 1951

Viaggio d'inverno[modifica | modifica wikitesto]

  • Siciliano Enzo, L'ultima poesia di Bertolucci, “La Stampa”, 21 maggio 1971
  • Pier Paolo Pasolini, Viaggio d'inverno, “Nuovi Argomenti”, giugno 1971
  • Carlo Bo, Il viaggio d'inverno di Attilio Bertolucci, “L'Europeo”, 17 giugno 1971
  • Cesare Garboli, Accesa solitudine, “Il mondo”, 11 luglio 1971
  • Mario Lavagetto, Pratica pirica, “Nuovi Argomenti”, luglio-dicembre 1971
  • Giovanni Raboni, Dissanguamento e altre metafore nella poesia di Bertolucci, “Paragone”, dicembre 1971

La camera da letto[modifica | modifica wikitesto]

  • Enzo Siciliano, Il romanzo de “La camera da letto”, “Nuovi Argomenti”, aprile-giugno 1984
  • Marco forti, Il poema-romanzo “famigliare” di Bertolucci, “Nuova Antologia”, ottobre-dicembre 1984
  • Niva Lorenzini, La camera del tempo, “Alfabeta”, luglio-agosto 1984
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