Io voglio del ver la mia donna laudare

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Io voglio del ver la mia donna laudare
AutoreGuido Guinizelli
1ª ed. originaleXIII secolo
Generesonetto
Lingua originalevolgare toscano

Io voglio del ver la mia donna laudare è un sonetto di Guido Guinizelli.

In questo sonetto Guinizelli tesse un elogio della donna e, nelle quartine, la paragona alle bellezze della natura come i fiori, idealmente rappresentati dalla rosa e dal giglio, che possono simboleggiare una vasta gamma di sentimenti, in particolare l'amore e la purezza; i corpi celesti, che già trasferiscono le virtù della donna su un piano soprannaturale; le bellezze della natura con i colori, compresi quelli cangianti delle pietre preziose. L'elenco dei paragoni sublimi è fatto su modello del plazer provenzale.

Testo e parafrasi[modifica | modifica wikitesto]

Testo

«Io voglio del ver la mia donna laudare
ed asemblarli la rosa e lo giglio:
più che stella diana splende e pare,
e ciò ch'è lassù bello a lei somiglio.

Verde river' a lei rasembro e l'âre
tutti color di fior', giano e vermiglio,
oro ed azzurro e ricche gioi per dare:
medesmo Amor per lei rafina meglio.

Passa per via adorna, e sì gentile
ch'abassa orgoglio a cui dona salute,
e fa 'l de nostra fé se non la crede;

e no-lle pò apressare om che sia vile;
ancor ve dirò c'ha maggior virtute:
null'om pò mal pensar fin che la vede.»

Parafrasi

«Io voglio lodare la mia donna con parole veritiere
e paragonarla alla rosa e al giglio:
ella risplende e pare più di quanto risplenda la stella di Venere,
e paragono a lei tutto ciò che splende in cielo.

A lei paragono una verde campagna e l'aria
e tutti i colori dei fiori, giallo e rosso,
oro e azzurro dei lapislazzuli e ricchi gioielli degni di essere regalati:
attraverso lei lo stesso Amore si fa prezioso.

Passa per la via ornata, ed è così angelica
che abbassa l'orgoglio a chiunque doni il suo saluto,
e converte coloro che non credono;

e nessun uomo che sia ignobile le si può avvicinare;
vi dirò che ha un potere miracoloso:
nessun uomo può avere pensieri malvagi finché la vede.»

La sublimazione della donna[modifica | modifica wikitesto]

In questo sonetto il poeta esprime nei confronti della sua donna intense parole d'amore e di lode. È una donna di estrema e straordinaria bellezza ed è così ricca di qualità morali da suscitare solo gioia e bontà in chi la vede. La donna viene vista come ispiratrice e purificatrice dell'amore stesso, e la sua apparizione produce effetti benefici e miracolosi: può addirittura convertire gli infedeli, oltre ad allontanare ogni cattivo pensiero e malessere. Si compie così quel processo di sublimazione della donna (da creatura terrena a creatura celeste) che contraddistingue la poetica stilnovistica.

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