Discussione:Inferno

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Nella sezione "teologia cristiana" si dice che dall'inferno "i dannati possono vedere i santi, i beati e i penitenti che riposano nella beatitudine del Paradiso o nella santa attesa del Purgatorio". Dal momento che la sezione non si chiama teologica cattolica, e che il Purgatorio non esiste, ad esempio, nella teologia della Chiesa Ortodossa o delle Chiese Protestanti, sarebbe opportuno rimuovere tale riferimento oppure rinominare la sezione in "teologia cattolica". - Lek, 1 maggio 2010, 11:26 CET


Pulitura di violazione di copyright[modifica wikitesto]

In data 14 maggio 2010 l'utente Dedda71 ha eliminato le seguenti versioni per violazione di copyright:

Versioni cancellate
prec) 18:02, 14 mag 2010 Dedda71 (Discussione

Accadi e Semiti[modifica wikitesto]

Gli Accadi erano semiti, quindi nominarli l'uno accanto all'altro li mette in una relazione distorcente. Da evitare poi la dizione semitici come nome di popolo, quando è un aggettivo per indicare ad es. diversi popoli ("popoli semitici") o i loro culti o le loro tradizioni. --PequoD76(talk) 05:58, 28 mar 2011 (CEST)[rispondi]


Vorrei far notare questo passo[modifica wikitesto]

"Per i teologi della filosofia Scolastica, l'Inferno è semplicemente la lontananza da Dio, la privazione della Sua luce divina, e proprio in questo consiste in realtà la pena infernale, al di là dell'immaginario poetico. Infatti, l'anima ha naturale e ardente desiderio di Dio, cioè dell'Infinito, della Verità, della Bellezza e dell'Amore Assoluto; dunque, la privazione "in eternuum" di tale supremo obiettivo del desiderio umano, condanna l'anima alla propria perenne sofferenza. La vicinanza, essere in Dio, da Dio e per Dio, è per l'anima, sul piano oggettivo, la realizzazione della propria essenza originaria, e, su quello soggettivo, la propria felicità; in realtà, questi due "piani", in Dio si sovrappongono, diventando un unico, sommo "piano". Non è Dio a dannare l'anima, dunque, ma è l'anima che si condanna durante la vita, rifiutando stoltamente la Via della salvezza costruita e fondata sul sangue di Cristo. Nella dimensione metafisica dell'eterno, oltre il tempo, non è possibile alcun cambiamento/movimento, e quindi Dio non può salvare le anime dannate, per le quali comunque soffre, in quanto Padre di tutti gli uomini."


Dio "non può" in un'ottica di Onnipotenza, come specifica il Cristianesimo, mi sembra una contraddizione. Ad ogni modo questo passo, oltre ad essere estremamente fumoso e sconnesso, è preconcetto ad un canone non imparziale. Ne propongo la rimozione,in quanto frutto di illazioni del tutto personali.

Un utente anonimo ha eseguito delle modifiche importanti della voce, in particolare rimuovendo sezioni consistenti di testo. Tali rimozioni senza previa discussione non paiono giustificate - a questo viene ad aggiungersi il fatto che l'utente non è iscritto. Per cui ho ripristinato la versione precedente ed includo le sue aggiunte nel cassetto a seguire per poterle casomai includere nel testo. Credo che l'obiezione principale dell'utente riguardasse la frase:

«La parola latina "inferno" non assume nelle scritture greche del nuovo testamento il significato di tormento di fuoco o luogo abitato dalle fiamme [...] sembra che il significato attuale dato all'inferno biblico derivi da tradizioni teologiche più tardi e risenta dell'influenza della Divina Commedia di Dante.»

Sono d'accordo sul fatto che tale frase sia da riscrivere: seppure il termine "inferos" non necessariamente denoti fuoco e fiamme, non sembra affatto che il significato attuale dato (dalla Chiesa) all'inferno biblico derivi da "traduzioni più tardi" e tantomeno che risenta dell'influenza della Divina Commedia (figuriamoci, dopo dodici secoli di studi teologici).

Testo

La parola "Inferno" compare sei volte nella Bibbia[1], fornendo precise indicazioni sulle sue caratteristiche, sul suo significato e su chi siano coloro che vi sono confinati e su chi siano coloro che dovranno andare in esso

  • (Mt 11:23, Lu 10:15) Gesù, rivolgendosi alla città di Capernaum, la quale era stata testimone di molte opere potenti da parte del Cristo, afferma che essa, la quale era stata innalzata fino al cielo, sarà abbassata fino all'inferno, perché se in Sodoma (la città che anticamente Dio aveva distrutto col fuoco a causa dei peccati dei suoi abitanti, e dalla quale Dio aveva tratto in salvo il giusto Lot con la sua famiglia) fossero stati compiuti gli stessi segni, ciò avrebbe costituito motivo di ravvedimento per i suoi abitanti, ed essa non sarebbe stata distrutta. Capernaum è dunque accusata di incredulità, e per tale ragione i suoi abitanti vengono destinati all'inferno, nonostante Dio volesse al contrario offrir loro salvezza dall'ira di Dio che dimora sopra ogni peccatore incredulo (Gv 3:36)
  • (Mt 16:18) Gesù rivela a Pietro, il quale non per suo merito, ma per rivelazione divina aveva riconosciuto in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio vivente (Mt 16:17), che le porte dell'inferno non potranno vincere la Sua chiesa; tale affermazione sottintende evidentemente che la chiesa, la quale non è una istituzione religiosa, né un edificio nel quale praticare culti, bensì la sposa di Cristo (Ef 5:25-27), la quale è un edificio vivente formato da coloro che diventano figli di Dio (Gv 1:12-13) per mezzo della fede in Gesù Cristo (Ef 2:19-22), combatte contro l'inferno una battaglia per esso irresistibile, in quanto le sue porte non potranno vincerla.
  • (Lu 16:23) nella parabola del ricco e Lazzaro, il primo, il quale aveva vissuto la propria vita nei piaceri, una volta morto viene sepolto e finisce all'inferno; viceversa Lazzaro, il quale aveva sofferto la povertà, alla sua morte viene portato dagli angeli nel seno di Abrahamo, colui cui Dio aveva dato le promesse, a lui ed alla sua discendenza, cioè Cristo (Ga 3:16), offrendo dunque la salvezza a tutti coloro che credono in Gesù Cristo (Ga 3:26). Sebbene il ricco chiami Abrahamo "padre", e viene da esso chiamato "figlio" (Lu 16:24-25), dopo morto egli finisce nei tormenti dell'inferno, perché durante la propria vita non si è ravveduto, come invece egli comprende ora sia necessario fare, tanto da supplicare Abrahamo di mandare qualcuno ad avvisare i suoi parenti in vita perché contrariamente a lui essi possano ravvedersi (Lu 16:27-30). Tale episodio mostra l'inferno come un luogo di tormento e sofferenza, indicando nel ravvedimento, ossia nell'abbandonare il proprio vano modo di vivere (1 Pi 1:18), confessare i propri peccati a Dio e fare frutti di ravvedimento (Mt 3:6-9), il fondamento per entrare nel regno dei cieli (Mt 3:2), mediante la fede in Gesù Cristo (Ga 3:26) ed ottenere così la salvezza dalla condanna eterna.
  • (1 Co 15:55) l'apostolo Paolo esulta nella vittoria che Cristo dona a coloro che hanno riposto la loro fede in Gesù Cristo, domandando retoricamente dove siano il dardo della morte e la vittoria dell'inferno; entrambi, afferma la Bibbia, vengono vinti dalla fede in Gesù Cristo (1 Co 15:57)
  • (Gd 1:6) l'apostolo Giuda afferma che Dio abbia rinchiuso nelle tenebre dell'inferno gli angeli che hanno abbandonato il loro primiero stato, avendo essi abbandonato la propria dimora. L'affermazione fa riferimento alla disubbidienza degli angeli raccontata nella Genesi (Ge 6:1, 4), dove essi, vedendo la bellezza delle figlie degli uomini, abbandonarono la loro dimora celeste per unirsi ad esse, dando vita alla stirpe dei giganti, la quale scomparirà definitivamente al tempo del re Davide (2 Sa 21:20-22). Tale unione, evidentemente peccaminosa, viene paragonata allo stesso peccato di fornicazione commesso a Sodoma (Gd 1.7), la città che Dio distrusse col fuoco, facendo dunque decadere gli angeli dal loro primiero stato e condannandoli all'inferno, che viene qui descritto come un luogo di tenebre e catene eterne, dove essi sono stati confinati in attesa del giudizio del gran giorno, quando coloro che hanno creduto in Gesù Cristo come Signore li giudicheranno (1 Co 6:3)

La Bibbia afferma dunque che l'inferno è un luogo di tormento, dove vi sono tenebre e sofferenza. In esso risiedono, in attesa di giudizio, gli angeli che si ribellarono a Dio, e vi finiranno tutti coloro che non si ravvedono alla predicazione del vangelo, in quanto peccatori e ribelli alla volontà di Dio, che desidera viceversa salvare l'uomo dalla condanna del peccato ed instaurare con esso una relazione personale per mezzo della fede in Gesù Cristo.

--RCarmine (msg) 20:49, 19 ago 2013 (CEST)[rispondi]

Tali modifiche sono state apportate di nuovo senza previa discussione da altro utente anonimo. Direi di finirla e discuterne per migliorare la voce invece di scadere in misure disciplinari. --RCarmine (msg) 22:48, 24 ago 2013 (CEST)[rispondi]

A proposito del mio rollback di oggi: Dio non è un termine del cristianesimo, come si può leggere su qualunque enciclopedia[1][2]. Cordialmente--Vito Calise (msg) 16:55, 8 mar 2015 (CET)[rispondi]

Inferno come lontananza da Dio[modifica wikitesto]

È una concezione della Massoneria ecclesiastica (vedi [3], non della Scolastica. Si intende negare la pena infernale e il dolore che essa comporta, equiparando la vita nell'inferno alla vita sulla Terra nella quale Dio è lontano e trascendente. --176.200.83.50 (msg) 21:55, 15 gen 2024 (CET)[rispondi]