Discussione:Giuseppe Diana

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In data 6 gennaio 2011 la voce Giuseppe Diana è stata respinta per la rubrica Lo sapevi che.
commento: Mancanza di immagini.
Le procedure prima del 2012 non venivano archiviate, perciò possono essere trovate solo nella cronologia della pagina di valutazione.

Lo scritto[modifica wikitesto]

Al momento la voce contiene un lungo scritto di Don Beppe Diana, che obiettivamente mi sembra fuori posto in un'enciclopedia. Se è a posto col copyright si potrebbe spostare su Wikisource, lasciando qui al massimo una breve citazione. --Jaqen [...] 15:16, 2 ago 2009 (CEST)[rispondi]

Concordo MM (msg) 01:55, 3 ago 2009 (CEST)[rispondi]

Papa Francisco, 22.3.2014[modifica wikitesto]

"Der Papst {[...] betrat die Kirche Hand in Hand mit dem Priester Luigi Ciotti, dem Gründer der Organisation Libera, die sich um die Opfer der Mafia und deren Familien kümmert. Über 15.000 Menschen, heißt es, haben durch die Clans einen Freund, einen Partner, einen Angehörigen verloren. Ein Papst hatte sich bislang nie für Ciotti interessiert.

Don Ciotti überreichte dem Papst die Stola eines anderen Priesters, Giuseppe Diana. Der war [..] vor 20 Jahren der Mafia in die Quere gekommen und ermordet worden. Und Franziskus, auch das eine klare Botschaft, legte sich Dianas Stola um.

100.000 Menschen protestieren gegen die Mafia

Die päpstliche Messe fand, natürlich war auch das kein Zufall, am Vorabend des "Tags der Erinnerung und des Einsatzes" gegen die Mafia statt, organisiert wie seit 19 Jahren von Don Ciotti. Die Aktion war in den Vorjahren ein wenig aus dem Blick geraten. Ein Gedenktag eben, mehr nicht. Am Samstag strömten 100.000 Menschen nach Latina, nahe bei Rom. Alle wichtigen Medien waren präsent, auch einflussreiche Politiker wie Justizminister Andrea Orlando und Senatspräsident Pietro Grasso, der viele Jahre lang Anti-Mafia-Staatsanwalt in Palermo war. Vielleicht entwickelt sich da etwas, hofft Roberto Saviano, Italiens berühmtester Anti-Mafia-Aktivist und Bestsellerautor ("Gomorrha"). Denn die Kirche und ihr Papst sind für die Mafia nicht ohne Belang.

Im Gegenteil. Der Bezug zur Kirche, der Glaube an die gute, schützende Madonna etwa, ist ein wichtiges Strukturelement der Mafia-"Familien". Sie halten sich für "gute Katholiken", gehen sonntags in die Kirche, die Frauen sogar eher täglich. Die Aufnahmerituale für neue Clanmitglieder sind voller religiöser Symbole und Bezüge. Und sie sind ja auch in vielen Kirchengemeinden "ehrenwerte" Mitglieder, sitzen in den ersten Reihen, spenden große Summen und die Kirche sagt "Danke, vergelt's Gott!" Gemeinsam haben Kirche und Mafia jahrzehntelang die Kommunisten klein gehalten, als Waffenbrüder in höherem Auftrag. Entsprechend dürfte die Wirkung der päpstlichen Worte ausfallen.

Bomben als Botschaft

Tatsächliche, dauerhafte Wirkung werden sie jedoch nur haben, schreibt Saviano in "La Repubblica", wenn nicht mehr nur ein paar mutige Priester, sondern die Kirche insgesamt beginnt, sich tatsächlich an dem Kampf gegen die Mafia zu beteiligen und nicht länger den Lockrufen des kriminellen Geldes und der damit erkauften politischen Macht erliegt. Mithin, wenn die italienische Kirche insgesamt den Worten ihres Oberhauptes folgt.

Das erfordert viel Mut, denn ohne Risiko ist das weder für die vielen, kleinen Priester vor Ort noch für Franziskus. Als Papst Johannes Paul II im Mai 1993 in Sizilien die Mafia zur Umkehr aufrief, antwortete die zwei Monate später mit einer Bombe an der Basilika San Giovanni in Lateran, nicht weit entfernt von der Heiligen Treppe. Dabei kam niemand kam zu Schaden.

Anders im September des gleichen Jahres: Da tötete die Mafia Don Pino Puglisi, auch er ein Vorkämpfer gegen die Organisierte Kriminalität."

Could someone bring that into the article ? My Italian has become too bad ...

thanks! --Neun-x (msg) 19:56, 23 mar 2014 (CET)[rispondi]

Collegamenti esterni modificati[modifica wikitesto]

Gentili utenti,

ho appena modificato 1 collegamento esterno sulla pagina Giuseppe Diana. Per cortesia controllate la mia modifica. Se avete qualche domanda o se fosse necessario far sì che il bot ignori i link o l'intera pagina, date un'occhiata a queste FAQ. Ho effettuato le seguenti modifiche:

Fate riferimento alle FAQ per informazioni su come correggere gli errori del bot.

Saluti.—InternetArchiveBot (Segnala un errore) 12:51, 12 dic 2019 (CET)[rispondi]

Il processo[modifica wikitesto]

Propongo di rimuovere o di integrare il riferimento al presunto tentativo "di depistare le indagini e di infangare la figura di Don Peppe Diana" con riferimento al "Corriere di Caserta", che pubblicò in prima pagina il titolo "Don Diana era un camorrista" e dopo pochi giorni "Don Diana a letto con due donne", descrivendolo quindi non come vittima della camorra bensì come appartenente ai clan". Tale ricostruzione non è obiettiva, essendo stata formulata da Roberto Saviano (non a caso la fonte indicata è proprio un articolo di Roberto Saviano) nell'ambito della polemica con il Corriere di Caserta sul caso del plagio di alcuni articoli nel romanzo Gomorra. Plagio, tra l'altro, accertato con sentenza definitiva dalla Corte di Cassazione. La tesi della presunta appartenenza al clan di camorra di don Giuseppe Diana, infatti, non venne formulata dal Corriere di Caserta bensì dal procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Agostino Cordova, che ne parlò in una conferenza stampa tenuta in occasione dell'arresto degli autori dell'omicidio di don Giuseppe Diana, come può evincersi da questo articolo di Repubblica. La tesi, tra l'altro, venne riportata da numerosi altri quotidiani a diffusione nazionale, quali il Corriere della Sera e Il Mattino con un articolo a firma di Rosaria Capacchione, simbolo dell'antimafia e sotto scorta per le minacce avute dal clan dei Casalesi. Il titolo dell'articolo del Mattino era "Ombre su Don Diana. Un pentito: quel prete era amico dei clan". Tali articoli sono stati pubblicati a corredo di questo articolo pubblicato sul sito di informazione Dagospia. Solo successivamente, nel corso del processo, la tesi della Procura venne scartata in favore di quella secondo la quale il sacerdote era stato ucciso per la sua attività di contrasto alla camorra dei Casalesi. Il sottoscritto Ucc1979 dichiara di contribuire a questa voce in conflitto d'interessi per interesse personale. --Ucc1979 (msg) 19:48, 20 dic 2021 (CET)[rispondi]

Non avendo avuto risposta, presumo che non ci siano obiezioni alla modifica da me proposta. Nel ribadire che il sottoscritto contribuisce a questa voce in conflitto d'interessi per interesse personale, in quanto lo stesso è stato un giornalista del Corriere di Caserta, cionondimeno provvederò a introdurre la modifica che ho già annunciato, in quanto il paragrafo non è altro che una riproposizione degli attacchi di Roberto Saviano al Corriere di Caserta, i cui giornalisti gli hanno fatto causa per plagio e hanno ottenuto una sentenza definitiva favorevole nei confronti dello scrittore. Come già da me dichiarato e documentato, infatti, la tesi dell'uccisione di don Giuseppe Diana perché aveva custodito armi per conto del clan non era una invenzione del Corriere di Caserta, né un tentativo di infangare la figura del sacerdote, bensì una tesi investigativa dell'allora Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Agostino Cordova, come riportato anche dal Corriere della Sera, la Repubblica e Il Mattino. --Ucc1979 (msg) 11:37, 27 giu 2022 (CEST)[rispondi]
Di seguito il testo che ho intenzione di introdurre in sostituzione di quello attuale:
Il 16 novembre del 1997 vennero arrestati con l'accusa di aver ucciso il sacerdote Nunzio De Falco (mandante), Giuseppe Quadrano, Mario Santoro e Francesco Piacenti (esecutori materiali). Gli arresti furono annunciati attraverso una conferenza stampa del Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Agostino Cordova. Durante la conferenza stampa Cordova spiegò che tra le ipotesi accreditate dalla Procura, basate sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia giudicato attendibile, c'era quella in base alla quale don Giuseppe Diana era stato ucciso da una fazione del clan dei Casalesi come punizione in quanto tempo addietro avrebbe custodito delle armi per conto dell'altra fazione (articolo di Repubblica).
Il giorno successivo tutti i quotidiani riportarono la notizia. Su La Repubblica fu pubblicato un articolo il cui incipit era "Sacerdote anticamorra? No - ipotizza la Procura di Santa Maria Capua Vetere". Su Il Corriere della Sera fu pubblicato un articolo dal titolo "Don Diana ucciso per uno sgarro alla camorra", "Un pentito: custodiva armi ma le ha consegnate ai boss rivali". Il Mattino pubblicò un articolo di Rosaria Capacchione intitolato: "Ombre su Don Diana. Un pentito: "Il prete era amico dei clan"" (gli articoli dei giornali su Don Diana).
Nel corso del processo, però, la tesi della "vendetta" nei confronti di don Giuseppe Diana perché aveva custodito armi fu accantonata in favore di quella per la quale il sacerdote era stato ucciso a causa della sua intensa e accorata attività di contrasto alla criminalità organizzata. Nunzio De Falco, difeso da Gaetano Pecorella, allora presidente della Commissione giustizia della Camera, è stato condannato in primo grado all'ergastolo il 30 gennaio 2003 come mandante dell'omicidio. Inizialmente De Falco tentò di far cadere le colpe sul rivale Francesco Schiavone, ma il tentativo fallì perché Giuseppe Quadrano, autore materiale dell'omicidio, consegnatosi alla polizia, iniziò a collaborare con la giustizia. Per l'omicidio, Quadrano, ricevette una condanna a 14 anni (scheda De Falco Corriere).
Il 4 marzo 2004 la Corte di Cassazione ha condannato all'ergastolo Mario Santoro e Francesco Piacenti come coautori dell'omicidio (articolo su condanna).
Se qualcuno ha osservazioni o critiche da fare in merito a questa proposta di modifica, è il benvenuto. --Ucc1979 (msg) 12:06, 27 giu 2022 (CEST)[rispondi]

Collegamenti esterni interrotti[modifica wikitesto]

Una procedura automatica ha modificato uno o più collegamenti esterni ritenuti interrotti:

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