Discussione:Apicoltura

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Antropomorfismo[modifica wikitesto]

A partire dalla parte di voce riguardante la sciamatura sto togliendo gli antropomorfismi e le visioni "romanzate" dell'apicoltura, tentando di sostituirle con un'impstazione più scientifica. Ad esempio non ha senso dire che la regina sciama "seguita dalle seguaci fedeli": le operaie non sono seguaci della regina! Il meccanismo con cui un'ape decide se rimanere nell'alveare o sciamare è ancora piuttosto misterioso se pure certamente legato all'età, e allora meglio spiegarlo piuttosto che parlare in termini medievaleggianti come se questo fosse un racconto per bambini e non un'enciclopedia (senza offesa per l'estensore precedente). Allo stesso modo ho tentato di delineare un poco il motivo per cui una famiglia decide di sciamare anzichè parlare di "volontà" o "desiderio" delle api (che forse anche esiste ma non è mai stato misurato).

A proposito della discussione precedente, la mia esperienza quasi ventennale come apicoltore mi dice chiaramete che, almeno nel clima della zona dove abito io, le famiglie numerose sciamano con molta più frequenza delle altre. Cordiali saluti,

161.72.125.28

Pienamente d'accordo sulle considerazioni espresse --Furriadroxiu (msg) 18:46, 28 apr 2011 (CEST)[rispondi]
Per quanto riguarda la frequenza della sciamatura, da quel che so dipende dal rapporto fra disponibilità alimentare e consistenza numerica della famiglia --Furriadroxiu (msg) 18:46, 28 apr 2011 (CEST)[rispondi]

Memo de WIP[modifica wikitesto]

Ciao Gac. Ho visto che hai tolto il WIP da Apicoltura xchè erano passati 5 gg. dall'apertura della traduzione dell'articolo. Pensavo che i 5 gg. si riferissero all'ultimo aggiornamento (giacchè una 50.na di mega possono domandare più di 5 giorni, se uno ha anche altro da fare), ma va bene lo stesso. L'ho marcato <da finire di tradurre>. Ho fatto bene? la_lupa 21:03, 19 nov 2005 (CET)[rispondi]

Ottimo :-) Ciao, ciao Gac 21:23, 19 nov 2005 (CET)[rispondi]

Ricavato da "http://it.wikipedia.org/wiki/Discussioni_utente:Lalupa"



Ciao. Nella seguente frase credo vi sia un errore !

Le regine nascono esclusivamente in primavera, sia per sostituire una regina vecchia o malata, sia per sciamare (sciamatura che però non avviene se la colonia è prospera).

E' vero esattamente il contrario: Se la colonia è troppo prospera e non ha più spazio a disposizione avviene la SCIAMATURA.

Alessandro


Non necessariamente una colonia prospera sciama. La sciamatura è conseguenza diretta del calo della produzione di feromoni da parte della regina. Se una regina produce abbastanza feromoni in teoria le operaie non dovrebbero essere portate ad allevare nuove regine. Il chè è dimostrato anche dal fatto che, se noi poniamo in un'arnia orfana di regina, le operaie di quest'arnia saranno portate ad allevare una regina partendo dalla covata fresca. La dipendenza della sciamatura dalla prosperità eccessiva di una colonia è poi ancora confutata da un ulteriore fatto: se noi prendiamo un nucleo reputandolo eccessivamente forte e lo dividiamo in 2 nuclei di minori dimensioni, non blocchiamo l'ipotetica sciamatura; le api a volte sciamano da entrambi i nuclei. Idem avviene per nuclei di ridotte dimensioni. Vero è, d'altra parte, che la sciamatura a volte va contro ogni previsione. Credo e spero che nei prossimi anni qualcosa di più venga scoperto per consentire, a chi volesse, e di impedire la sciamatura, e di controllarla.

Luca.

Poichè stiamo trattando l'apicoltura in senso enciclopedico dobbiamo scrivere del comportamento normale delle varie razze d'api. L'affermazione che quando una famiglia è forte normalmente sciama è più che corretta tant'è che le tecniche apistiche sono finalizzate ad evitare o l'eccessiva crescita della coplonia (asportando covata) o la diminuzione dello spazio di deposizione (inversione della covata) oppure ancora distruggendo tutte le celle reali presenti. L'affermazione che la sciamatura non avviene se la famiglia è prospera è pertanto errata --Tanarus 18:22, 3 nov 2006 (CET)[rispondi]

Complimenti...[modifica wikitesto]

So che si deve lodare poco, ma l'articolo è veramente ben fatto, chiaro e adatto a chi non opera nel settore. Comunque proporrei di aumentare i link per approfondimenti esterni, come la Danza delle Api con l'intervento del sole, un articolo con relativo schema sarebbe molto utile. Vorrei intervenire, ma non mi sento sufficientemente preparato.--Abassign 13:30, 1 dic 2006 (CET)[rispondi]

Gli studi paleontologici hanno permesso di collocare il tempo dello sviluppo degli Apoidea attorno a 135 milioni di anni fa, quando le Angiosperme si differenziarono e divennero dominanti tra le specie botaniche. Ciò avvenne in conseguenza del fatto che insetti pronubi e fiori diedero luogo ad una evoluzione sequenziale reciprocamente determinata, che ha portato ad adattamenti morfologici e funzionali di loro organi in direzione del perfezionamento del loro rapporto. In una goccia d’'ambra é stato ritrovato, il più antico, forse, reperto paleontlogico di ape, vecchio almeno di 100 milioni di anni. L’insetto, delle dimensioni di appena 3 millimetri (Melittosphex burmensis), risale al periodo Cretaceo, ed è stato scoperto nelle foreste dello stato del Kachin, nel nord della Birmania. I progenitori dell’uomo si inseriscono nella storia dell’ape circa 80 milioni di anni dopo. I rapporti tra l’uomo e le api risalgono probabilmente a molto prima che il progenitore di Homo sapiens lasciasse l’ambiente arboreo e divenisse un animale della savana. E’ possibile che una specie arboricola abbia imparato a servirsi di ciò che poteva prendere dagli alveari posti nel cavo degli alberi. I primi documenti redatti dall’uomo, dipinti e graffiti di epoca neolitica, già raccontano di come l’uomo sfruttasse il lavoro delle api.

Nel mondo egizio le api ebbero una importanza molto rilevante, sia nella teologia, sia per la pratica di apicoltura molto estesa ed organizzata, sia per l’uso medico che veniva fatto dei loro prodotti. Nel Kemà, il libro dei segreti dell’arte egizia, si ritrovano ricette mediche e di imbalsamazione dove si fa un largo uso dei prodotti delle api. Nel papiro di Tmseseth, un trattato medico risalente a circa il 4000 a.C., il miele ed il propoli vengono consigliati per molte malattie e per accelerare, con applicazioni, la cura delle ferite. Singolare è l’uso consigliato della cera, da ingoiare a pezzetti presumibilmente per le ulcere gastriche. Il miele viene consigliato per rafforzare la resistenza dell’ammalato, il propoli veniva utilizzato come suturante ed antisettico, miscelato alla mirra, una gommoresina che si estrae da alcune specie di Commiphora (Burseaceae) della Nubia e del Sudan.

Presso i Caldei le api furono tenute in grande considerazione; esse erano dedicate alla dea Istar, la principale divinità dell’olimpo babilonese, dea del bene e della fecondità, in opposizione alle libellule, dedicate al dio malefico Nergal, per cui i criminali venivano marchiati a fuoco con il simbolo della libellula. Le api, come simbolo del bene e della laboriosità, furono successivamente adottate dalla religione predicata da Zaratustra, ed il braciere di incenso posto innanzi al simbolo del dio Aura Mazda era sorretto dalle figure di tre api poste tra zampe di leone. Gli antichi Babilonesi (circa 1600 a. C.) veneravano il dio Mithra che era rappresentato come un leone che teneva nelle sue fauci un’ape, perché ape, nella lingua locale, si pronunciava “dabar”, e “dabar” era anche il termine per indicare la “Parola” (divina). La mitologia greco-romana è pervasa dall’ammirazione per le api. L’ape Panaride, nel mito, nutrì Zeus con il suo miele, e si racconta che Melissa, figlia di Melisso, re di Creta, che insegnò agli uomini l’utilità delle api, e fu mutata in ape dopo essere stata la nutrice di Zeus. Un’altra Melissa, una vecchia di Corinto cui Demetra svelò i segreti del suo culto, fu uccisa dalle altre donne per non aver voluto rivelare quanto sapeva. Per volontà della dea, dal suo corpo si formarono le api. Questa leggenda richiama ad una affermazione del poeta Virgilio,per la quale le api nascerebbero dalle carne marcia, evidentemente anche lui ingannato dal mimetismo batesiano per il quale i ditteri eristalini somigliano alle api. Le loro larve, infatti, vivono nei liquidi putrefatti.

Adulto di dittero eristalino. Il mimetismo batesiano è la somiglianza di una specie non protetta ad una specie protetta, allo scopo di ingannare vertebrati predatori


Disegno eseguito dal naturalista francese Joseph-Achille Comte in Egitto nel 1830; vi sono rappresentate arnie di vimini pressoché uguali a quelle della decorazione di un tappeto (a destra) che risale al IX sec., quando l’Egitto era parte dell’impero arabo-musulmano, ed a quelle tuttora usate in Grecia (al lato).--Piero Sagnibene/kalid 01:35, 30 dic 2006 (CET)