Deli Hasan

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Deli Hasan (... – ...; fl. XVII secolo) è stato un militare ottomano, che dopo aver guidato una ribellione in Anatolia divenne governatore della Bosnia e poi di Temeşvar.

Dopo la morte di suo fratello Karayazıcı Abdülhalim, una figura di spicco nelle rivolte Celali, Deli Hasan prese il comando di un gruppo di ribelli,[1] presto numerati in migliaia, e stabilì il suo potere ad Afyonkarahisar. Saccheggiò Kütahya ed esigette un tributo da Ankara.[2] Il suo successo portò la corte ottomana a comprarlo per riportarlo alla lealtà concedendogli il grado di pascià e la nomina a governatore della Bosnia, dove i suoi seguaci furono impiegati al servizio dello stato.[3] Attraversò l'Europa il 2 aprile 1603, con un esercito di 10000 uomini, e in maggio prese parte al fallito assedio di Pest.[4] Il suo governo in Bosnia fu breve e turbolento. Nel 1604 fu trasferito a Temeşvar.[5] L'anno successivo fuggì a Belgrado dopo un attentato alla sua vita, ma vi fu imprigionato e giustiziato.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Mustafa Naima, Annals of the Turkish Empire from 1591 to 1659, traduzione di Charles Fraser, Londra, Oriental Translation Fund, & sold by J. Murray, 1832, p. 201.
  2. ^ (EN) Karen Barkey, Bandits and bureaucrats : the Ottoman route to state centralization, Cornell University Press, 1994, p. 153, ISBN 0-8014-2944-7, OCLC 29912200. URL consultato il 15 novembre 2021.
  3. ^ (EN) Karen Barkey, Bandits and bureaucrats : the Ottoman route to state centralization, Cornell University Press, 1994, ISBN 0-8014-2944-7, OCLC 29912200. URL consultato il 15 novembre 2021.
  4. ^ (DE) Joseph von Hammer-Purgstall, Geschichte des osmanischen Reiches: Bd. 1520-1623, Vol. II, Pest, C. A. Hartleben, 1840, pp. 662-663.
  5. ^ (EN) William J. Griswold, The great Anatolian rebellion, 1000-1020/1591-1611, K. Schwarz Verlag, 1983, ISBN 3-922968-34-1, OCLC 21041038. URL consultato il 15 novembre 2021.
  6. ^ (EN) Mustafa Naima, Annals of the Turkish Empire from 1591 to 1659, traduzione di Charles Fraser, Londra, Oriental Translation Fund, & sold by J. Murray, 1832, p. 315.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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