Corti ottomane Nizamiye

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Le corti Nizamiye[1][2] ("regolare"), scritte anche Nizami),[3] erano un sistema giudiziario di natura secolare introdotto nell'Impero ottomano a partire dalla seconda metà del XIX secolo durante l'era del Tanzimat.[4][5]

Questo sistema giudiziario era amministrato dal Ministero della Giustizia ottomano[6] e trasse molta influenza dai modelli francesi dell'epoca.[7][8] Sebbene fosse secolare, la Mejelle, la versione ottomana della shari'a codificata, fu successivamente implementata all'interno del sistema. Questi tribunali consentirono l'ulteriore crescita del pluralismo giuridico all'interno della giurisprudenza ottomana[9] e la loro introduzione ridusse la posizione predominante delle corti basate sulla sharia.[10]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dal 1839 in poi furono attuate varie modifiche giuridiche nell'Impero ottomano con una forte influenza francese. Ad esempio, il codice penale (in turco ceza kannunamesi) del 1840 fu rivisto nel 1851 e successivamente sostituito da un codice giuridico francese,[11] che determinò anche i codici giuridici ottomani del commercio (1850) e del commercio marittimo (1863).[11] Dal 1860 furono introdotti i tribunali secolari Nizamiye per mettere in atto questa nuova forma di pratica legale.[4][11] Le corti Nizamiye furono istituite per la prima volta nel 1864 come parte degli ampi tentativi di riforma del Tanzimat intesi a occidentalizzare e modernizzare l'Impero ottomano.[4][5] Durante questo periodo fu fondata la scuola Khediviale di Legge con lo scopo di formare avvocati per i tribunali Nizamiye.[12]

Lo storico del Medio Oriente William L. Cleveland scrive:

“Le nuove leggi penali erano una continuazione del lavoro del giurista, studioso di religione e funzionario civile, Ahmed Cevdet Pascià. In una serie di riforme, Cevdet Pascià organizzò l'istituzione di tribunali secolari, o Nizami, con una propria magistratura e corti d'appello.[13]

Da questo sistema giudiziario sorse una dualità all'interno della pratica legale ottomana. Le corti della Shari'a e le corti Nizamiye coesistevano creando il pluralismo giuridico all'interno dell'Impero.

Riguardo a questo pluralismo, il professore di diritto Lee Epstein afferma che,

"Nel tentativo di chiarire la divisione delle competenze giudiziarie, un consiglio amministrativo stabilì che le questioni religiose dovevano essere gestite dai tribunali religiosi e le questioni statutarie dovevano essere gestite dai tribunali Nizamiye".[14]

Le corti Nazimiye, tuttavia, come osserva Rubin, non rientravano propriamente nella definizione classica di "secolari". La shari'a rimase una fonte importante e i tribunali erano composti da funzionari che avevano ricevuto una formazione islamica.[15]

Struttura dei tribunali Nizamiye[modifica | modifica wikitesto]

La corte era basata su modelli francesi ed era in stile europeo.[6][7][8] Pertanto, contenevano una disposizione gerarchica a tre livelli.[7] Questo sistema era esteso a livello di magistratura locale con la promulgazione finale delle Mejelle, un codice civile che regolava il matrimonio, il divorzio, gli alimenti, il testamento e altre questioni di stato personale.[7]

I tre livelli erano:

  1. Tribunali d'istanza
  2. Corti d'appello
  3. Un tribunale di cassazione con sede a Istanbul, che si occupava delle cause commerciali, penali e civili.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Erik J. Zürcher, Porta d'Oriente: Storia della Turchia dal Settecento a oggi, Donzelli Editore, 5 dicembre 2016, ISBN 978-88-6843-597-4. URL consultato il 25 aprile 2022.
  2. ^ Rivista di studi politici internazionali, F. le Monnier, 2007, p. 255.
  3. ^ Francesca Canale Cama, Daniela Casanova e Quadri Rosa M. Delli, Storia del Mediterraneo moderno e contemporaneo, Guida Editori, 2009-10, p. 273, ISBN 978-88-6042-953-7. URL consultato il 4 maggio 2022.
  4. ^ a b c (EN) Zülâl Muslu, Avi Rubin, Ottoman Nizamiye Courts: Law and Modernity, in Comparative Legal History, vol. 1, n. 2, 15 dicembre 2013, pp. 285–290, DOI:10.5235/2049677X.1.2.285. URL consultato il 4 maggio 2022.
  5. ^ a b Leonard G. H. Wood, Islamic legal revival : reception of European law and transformations in Islamic legal thought in Egypt, 1875-1952, 2016, p. 35, ISBN 978-0-19-182771-6, OCLC 964647943. URL consultato il 4 maggio 2022.
  6. ^ a b Avi Rubin, Ottoman Nizamiye courts : law and modernity, Palgrave Macmillan, 2010, p. 78, ISBN 978-0-230-11906-2, OCLC 728644714. URL consultato il 4 maggio 2022.
  7. ^ a b c d Epstein, Lee; O'Connor, Karen; Grub, Diana. "Middle East" (PDF). Legal Traditions and Systems: an International Handbook. Greenwood Press. pp. 223–224.
  8. ^ a b Selçuk Akşin Somel. "Review of "Ottoman Nizamiye Courts. Law and Modernity"" (PDF). Sabancı Üniversitesi. p. 2.
  9. ^ Avi Rubin, Ottoman Nizamiye courts : law and modernity, Palgrave Macmillan, 2010, p. 63, ISBN 978-0-230-11906-2, OCLC 728644714. URL consultato il 4 maggio 2022.
  10. ^ Antonio D’Alessandri e Rudolf Dinu, Il Sud-est europeo e le Grandi potenze. Questioni nazionali e ambizioni egemoniche dopo il Congresso di Berlino, Roma TrE-Press, 15 dicembre 2020, p. 159, ISBN 979-12-80060-83-9. URL consultato il 4 maggio 2022.
  11. ^ a b c Carter V. Findley, Turkey, Islam, nationalism, and modernity : a history, 1789-2007, Yale University Press, 2010, ISBN 978-0-300-15260-9, OCLC 601346549. URL consultato il 4 maggio 2022.
  12. ^ Leonard G. H. Wood, Islamic legal revival : reception of European law and transformations in Islamic legal thought in Egypt, 1875-1952, 2016, p. 55, ISBN 978-0-19-182771-6, OCLC 964647943. URL consultato il 4 maggio 2022.
  13. ^ William L. Cleveland, The making of an Arab nationalist : Ottomanism and Arabism in the life and thought of Sati' al-Husri, 1971, p. 13, ISBN 978-1-4008-6776-9, OCLC 905862288. URL consultato il 4 maggio 2022.
  14. ^ Epstein, Lee; O'Connor, Karen; Grub, Diana. "Middle East" (PDF). Legal Traditions and Systems: an International Handbook. Greenwood Press. pp. 223–224.
  15. ^ Avi Rubin, Civil Disputes between the State and Individuals in the Ottoman Nizamiye Courts, pp. 257-258. URL consultato il 4 maggio 2022.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]