Bozza:Narbona Dacal

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Nascita  Cernarbe, regno di Aragona

Morte 12 febbraio 1498, Saragozza, regno di Aragona

Nazionalità Spagnola

Altri nomi Narbona D'Arcal, Narbonne Cernarbe, Maria de Artal

Nota per essere stata giustiazata dall'Inquizione

Coniuge Juan de Portanya

Narbona Dacal, chiamta anche Narbona D'Arcal (? Cenarbe – 12 febbraio 1498, a Saragozza) fu una guaritrice Aragonese del XV secolo che fu condannata e giustiziata dall'Inquisizione nel 1498 dopo essere accusata di praticare la stregoneria .

Narbona apparteneva ad una famiglia che praticava la guarigione nella sua comunità rurale, utilizzando piante e sostanze medicinali. Aveva due fratelli, Juan e María, ed era sposata con Juan de Portañya. Il marito la abbandonò, ma lei continuò a vivere in modo indipendente. All'epoca, la più alta concentrazione di persecuzioni per stregoneria si verificò nelle zone rurali dei Pirenei vicino all'Aragona dove viveva, così come nella capitale aragonese di Saragozza, a Cinco Villas e sulle montagne del Moncayo . [1]

Streghe di Hans Baldung (xilografia), 1508

Nel 1498, una donna anziana, una nonna, credeva che la nipote fosse guarita da una grave malattia grazie alle sue preghiere a San Cebrián. Poco dopo la morte di questa nonna, un altro dei suoi nipoti si ammalò. La famiglia si lamentò che la nonna non potesse più pregare per il bambino malato. Narbona non credeva in queste guarigioni tramite la fede, e contestò queste affermazioni raccomandando loro di guarirlo con erbe mediche invece della preghiera.


A quel tempo, secondo Herrero, "San Cebrián è rappresentato come vescovo davanti a un mago penitente". In questa raffigurazione, Cebrián "in nome della bontà, protegge coloro che sono colpiti da fatture e incantesimi, e strappa il libro magico di Lucifero, pieno di formule curative, e col tempo è diventato un simbolo dei guaritori". [2]

Le azioni di Narbona provocarono il malcontento tra i cittadini. Alcuni sostenevano che la donna avesse causato degli aborti a delle donne in città. Alcuni dissero che Narbona li aveva stregati e fatti abbaiare in chiesa. Altri disseo che le sue guarigioni impedivano loro di vedere l'ostia bianca del Santissimo Sacramento in chiesa durante la messa domenicale, vedendo invece una macchia nera.




Come successe ad un altra donna Spagnola, nota come Guirandana de Lay, accusata di essere a capo di una coven di Villanua, le accuse portarono ad un processo. Queste donne vennero soprannominate "Streghe di Villanúa", [1] termine usato per indicare molte donne accusate di stregoneria nella città di Villanua nel 16esimo secolo.


Arresto ed esecuzione[modifica | modifica wikitesto]

Il Sant'Uffizio dell'Inquisizione, situato nel Palazzo dell'Aljafería, nella capitale Aragonese di Saragozza, in Spagna, fece arrestare Narbona ed altre donne accusate di stregoneria. I suoi vicini la accusarono nuovamente. Uno disse che lei aveva dato dell'uva velenosa alla moglie, che "morì poco dopo tra sofferenze e grandi passioni nel grembo". Un altro disse che Narbona aveva ucciso la figlia. un altro testiminiò di essere stato stregato e di non poter aver figli.

Il 12 febbraio 1498, Narbona fu arsa viva. I suoi fratelli, Maria e Juan furono accusati, ma riuscirono a scappare.

Guarda anche[modifica | modifica wikitesto]

  • Cenarbe
  1. ^ a b (ES) www.enciclopedia-aragonesa.com, http://www.enciclopedia-aragonesa.com/voz.asp?voz_id=2584. URL consultato l'8 ottobre 2020. Errore nelle note: Tag <ref> non valido; il nome ":2" è stato definito più volte con contenuti diversi
  2. ^ García Herrero, María del Carmen (1990). «Heal with words (Aragonese late medieval prayers)» . Alazet. Journal of Philology of the Institute of Altoaragonese Studies. Retrieved October 8, 2020. (in Spanish)


Fonti esterne[modifica | modifica wikitesto]