Arazzi fiorentini della basilica di Santa Maria Maggiore

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Arazzi fiorentini di Santa Maria Maggiore
AutoreAlessandro Allori
Data1582
Tecnicaarazzo
UbicazioneBasilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo

Gli arazzi fiorentini di Santa Maria Maggiore sono un ciclo di nove arazzi di varie misure realizzati da artigiani fiorentini su disegni di Alessandro Allori tra il 1580 e il 1586 e conservati ed esposti presso la basilica di Santa Maria Maggiore di Bergamo.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Dall'XI secolo si diffuse la moda di ornare le pareti di case e chiese rovinate di manufatti di lana in occasione delle importanti feste liturgiche o private. Questi a volte venivano acquistati e altre venivano noleggiati e riconsegnati all'arazziere. Con il tempo divennero parte d'arredo.[2] Già nel 1449 è indicata negli inventari della chiesa, la presenta di arredi atti a coprire le panche e le cassapanche: «quatuor banchaleria viridia figurata seu vergata», descrizione ripetuta e indicata come “spalere” nell'inventario del 1521:[3]

«Spaliere quatuor alte in viruris pro ornamento choro[…] Unum razium in figuris oblatus per q. d. Genzinam de Vegis. Unum aliud razium in virduris de bonis d. Baptista de Solcia. Una spaleria recamata cum arma illorum de Vegis»

Negli anni '80 del Cinquecento, i sindaci della congregazione della Misericordia Maggiore che gestivano la basilica, espressero il desiderio di coprire le parti usurate delle spalliere e di decorare la basilica mariana durante particolari festività liturgiche:

«Considerata la spesa che ogni anno si fa a parare et ornare la Chiesa di Santa Maria Maggiore quattro volte l'anno al tempo delle solennità di essa, nella quale si spendono per ogni volta che si para scudi sette e più, la spesa in vero grave rispetto al capitale con il quale si comprerebbero tappezzerie sufficienti per ornarle et vestirla; perché provvedere a questo evidente danno l'anderà parte che tutti i denari che per portione di questo pio loco si daveranno dalli terreni di Ponteranica […] et insieme al precio che si caverà del stallo di Broseta siano investiti in tante tappezzerie et arazzi di Fiandra con figure o historie della Sacra Scrittura et non prophane, quali sieno tenute riservate, né si possono in qualsivoglia modo prestare o concedere a persona alcune pubblica o privata sotto pena alla sacristani di perdere il salario di mesi sei»

Particolare dell'arazzo dell'Annunciazione

La basilica, gestita dalla fondazione MIA, godeva di una buona rendita, e la spesa per la loro realizzazione fu reperita dalla vendita di terreni e dalla rendita di altri, nonché dagli affitti di palazzi ed edifici di cui era proprietaria. Questo permetteva di investire i capitali ricavati in arredi sacri e in decori che potessero abbellirla.

Il 1º marzo 1582 nel verbale della seduta della congregazione risulta che fu incaricato un certo Girolamo Biffi, commerciante bergamasco a Firenze alla corte dei Medici, di commissionare gli arazzi fiorentini “di maggiore bellezza possibile”. Già il 23 aprile del medesimo anno il Biffi aveva contattato: “l'ecc.mo Gran Ducca di Toscana, senza il cui consenso ili detti Razzi non si possono fabbricare”.[4] In questa seduta del consiglio risulta però che le casse della congregazione non avevano a disposizione denaro e fu quindi dato un prestito di 300 scudi d'oro a caparra dell'ordine da Gio. Andrea Poncino, che era uno dei tredici presidenti la fondazione. Prestito che fu prontamente restituito al Poncino il 23 aprile del medesimo anno.[5]

Nella documentazione conservata presso la fondazione MIA vi è indicato Alessandro Allori come realizzatore dei cartoni preparatori ai manufatti anche se alcuni degli arazzi forse sono stati eseguito su disegno dalla bottega dell'Allori e non direttamente da lui a cui vengono sicuramente assegnati la Natività, la Fuga in Egitto, l'Adorazione dei Magi e la Presentazione al tempio.[1] Per la loro realizzazione è indicato solo Benedetto Squilli di Michele.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I nove arazzi raccontano i “misteri di Maria” e l'“infanzia di Gesù” ma non furono realizzati seguendo l'ordine cronologico degli eventi, ma sono, contrariamente ad altri lavori della manifattura medicea, sono ancora tutti conservati nella basilica, nella loro collocazione originale, solo uno è stato rimosso e conservato in altra sede per permettere la visione degli affreschi dell'Albero della Vita.[6] La commissione degli arazzi rispondeva esattamente alle indicazioni dei sindaci della congregazione della Misericordia Maggiore che desideravano arredi a carattere sacro.

Il ciclo:

  • Presentazione di Maria al tempio. L'arazzo è stato realizzato per ultimo nel 1586 pur raffigurando la prima parte del ciclo artistico.
  • Annunciazione. Il manufatto raffigura due episodi distinti. Il primo a sinistra rappresenta la tentazione del serpente nel paradiso terrestre ad Adamo Eva. Il serpente si attorciglia sul tronco di un albero di mele, e la parte superiore del suo corpo è rappresentata dal busto di una donna; ai piedi dell'albero stanno i due abitanti il paradiso tentati dal frutto. La scena occupa circa un terzo dell'opera, mentre l'altra parte raffigura l'annuncio dell'angelo a Maria. La scena si volge in un ambiente domestico, e lo spazio è maggiormente occupato dall'annunciata che inginocchiata porge le mani in segno di ubbidienza all'annuncio dell'angelo Gabriele che sta fermo sulla soglia della stanza. La scena è completa dagli arredi della stanza con il letto a baldacchino, un cesto di panni, e la colomba dello Spirito Santo posta centralmente è contornata da uno suolo di putti.[2]
  • Visita ad Elisabetta. Il minore degli arazzi ed è anche il solo ad avere una cornice che raffigura putti con verdura e frutti, ed è ospitato sopra la porta minore sul lato destro della basilica.
  • Sposalizio di Maria e Giuseppe. Il grande arazzo fu realizzato nel 1584 e faceva parte della seconda partita di manufatti che venivano consegnati provenienti dalle arazzerie medicee di Firenze.
  • Natività con la visita dei pastori. L'opera fu realizzata sui cartoni preparatori dell'Allori.[7]
  • Visita dei re Magi. L'arazzo di grandi dimensioni fu consegnato ai sindaci della congregazione nel primo lotto.[8]
  • Presentazione di Gesù al tempio. L'arazzo è tra quelli realizzati su disegni dell'Allori ed è di grandi dimensioni (755x500) posto sul lato della navata destra parzialmente coperto dal confessionale di Andrea Fantoni.[9]
  • Fuga in Egitto. L'arazzo è stato realizzato sui bozzetti dell'Allori ed è conservato nell'altare laterale destro del presbiterio.[10]
  • Assunzione di Maria. L'arazzo conclude il ciclo delle storie di Maria e dell'infanzia di Gesù.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Meli, p. 24.
  2. ^ a b I 5 arazzi di Santa Maria Maggiore, su primabergamo.it, Prima Bergamo. URL consultato il 16 novembre 2021.
  3. ^ Meli, p. 10.
  4. ^ Meli, p. 25.
  5. ^ Meli, p. 26.
  6. ^ Hans Geisenheimer, Arazzi fiorentini in Bergamo su disegni di Alessandro Allori, in Rassegna d'Arte, VII, 1907.
  7. ^ Arazzo Allori, Alessandro (bottega); Squilli, Benedetto (e aiuti), su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 16 novembre 2021.
  8. ^ Arazzo, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 16 novembre 2021.
  9. ^ Arazzo, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 16 novembre 2021.
  10. ^ Arazzo, su lombardiabeniculturali.it, LombardiaBeniCulturali. URL consultato il 16 novembre 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Basilica Santa Maria Maggiore di Bergamo, Opera Pia Misericordia Maggiore.
  • La basilica di Santa Maria Maggiore in Bergamo, Bergamo, Edizioni Bolis Bergamo, 1984.
  • Pietro Pesenti, La basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo, Stamperia editrice commerciale, 1936.
  • Angelo Meli, Storia degli arazzi di S. Maria Maggiore in Bergamo, Tipografia Vescovile Secomandi, 1962.
  • Hans Geisenheimer, Arazzi fiorentini in Bergamo su disegni di Alessandro Allori, in Rassegna d'Arte, VII, 1907.
  • Luigi Angelini, Gli arazzi della Basilica di Santa Maria Maggiore, Bergamo, Banca Popolare Istituto Italiano di Arti grafiche, 1956.
  • Elisabeth Dahnens, Vlaamse tapijtwerken te Bergamo, in Bollettino de l'Institut historique belge de Roma, 1953, pp. 333-342.

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