Anomia

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Il concetto di anomia significa letteralmente "assenza o mancanza di norme". Il termine deriva dal greco ' 'a-' (senza) e nomos (norma). Spesso è erroneamente confuso con il concetto di anarchia ("assenza di governo/autorità/gerarchia").

Come è noto, le norme sono necessarie e funzionali alla regolazione del comportamento sociale di individui o collettività (gruppi, organizzazioni, istituzioni).

Nell'Anàbasi di Senofonte, già nel IV secolo a.C. il termine anomia è associato al significato di illegalità o disprezzo per le leggi. Il termine riappare in lingua inglese nel Seicento, con riferimento non tanto al disprezzo per la legge dello Stato quanto per la legge divina.

L'anomia secondo Durkheim[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il sociologo francese Émile Durkheim, l'anomia è uno stato di cambiamento tra le aspettative normative e la realtà vissuta. Può essere di due tipi:

Il concetto di anomia è centrale nelle analisi di Durkheim, soprattutto per quanto riguarda i suoi studi sul suicidio.

Durkheim, ne La divisione del lavoro sociale, 1893, e nel più noto Il Suicidio, 1897, tende a definire uno stato oggettivo di carenza normativa, piuttosto che uno stato soggettivo. Ne deriva un concetto di anomia come mancanza di norme sociali, di regole atte a mantenere, entro certi limiti appropriati, il comportamento dell'individuo. Inoltre poiché per Durkheim le regole morali vengono sempre codificate in leggi, l'anomia non si configura solo come mancanza di norme sociali, ma soprattutto come mancanza di regolazione morale.

Per Durkheim, lo stato di anomia definirebbe, in sostanza, una caratteristica del sistema culturale di riferimento (norme, valori e tradizioni), in cui l'individuo si trova inserito e non la reazione a questo, quasi che l'anomia rappresentasse in Durkheim l'antitesi della solidarietà sociale. Da una parte la rappresentazione di un gruppo, dall'altra, con lo stato di anomia, il suo disintegrarsi.

La risposta all'anomia, secondo Durkheim, consiste in un potenziamento dei processi educativi dell'individuo.[1]

L'anomia secondo Talcott Parsons[modifica | modifica wikitesto]

Per Talcott Parsons, l'anomia non è altro che l'antitesi di una completa istituzionalizzazione... vale a dire il crollo completo di un ordine normativo.[2]

L'anomia secondo Robert K. Merton[modifica | modifica wikitesto]

Secondo il sociologo funzionalista Robert K. Merton (pseudonimo di Meyer R. Scholnick) il termine anomia, derivato da Émile Durkheim, assume un significato nuovo: uno scompenso, anche per la presenza di ostacoli, tra scopi esistenziali messi a disposizione dalla cultura sociale e mezzi legittimi per raggiungerli. Lo studio di Merton sull'anomia ha avuto anche importanti ricadute con riguardo alle devianze in criminologia.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Paolo Jedlowski, Il mondo in questione - Introduzione alla storia del pensiero sociologico, Carocci, 2009, p. 76, ISBN 978-8-84-304894-6.
  2. ^ T. Parsons, 1951; ed it. 1965, pp.45-46

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Raymond Boudon, François Bourricaud, "Anomie". In A Critical Dictionary of Sociology, Londra, Routledg, 1989, pp. 34-37.
  • Marshall B. Clinard (a cura di), Anomie and Deviant Behaviorː A Discussion and Critique, New York, The Free Press, 1964.
  • Émile Durkheim, Il suicidio. Studio di sociologia. Trad. it. Rizzoli, Milano, 1987.
  • Émile Durkheim, La divisione del lavoro sociale (Parigi 1893), Milano 1962, Libro III.
  • Marco Orrù, Anomie: History and Meanings, Boston, Allen & Unwin, 1987.
  • Realino Marra. Suicidio, diritto e anomia, Esi, Napoli, 1987.
  • Talcott Parsons, Il sistema sociale [1951], Milano, Edizioni di Comunità, 1965, cap. II.

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