Vita scolastica

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De vita scholastica
Altri titoliDe discipulorum preceptorumque moribus
Scolastica moralis
AutoreBonvesin de la Riva
1ª ed. originaleXV secolo
Generepoesia
Lingua originalelatino

Il De vita scholastica, conosciuto anche come De discipulorum preceptorumque moribus, o Scolastica moralis, è un componimento di 936 distici elegiaci con l'inserzione di otto miracula pro exemplo in prosa, scritto da Bonvesin de la Riva. Il testo ebbe una grande fortuna durante il Rinascimento, e si contano, fra il 1479 e il 1555, più di venti edizioni a stampa: la prima a Milano, l'ultima a Brescia.

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Se dal punto di vista critico il De magnalibus urbis Mediolani fu più fortunato (edizione critica del Novati, 1898; volgarizzamento di E. Verga, Milano, 1921), la Vita scholastica è di notevole interesse "per la conoscenza del tempo in cui fu redatta, dell'ambiente che descrive, degli usi di cui dà testimonianza […] ed espressione, sia pur elementare e talora ingenua, di un amore verso la scuola non fatto di retorica e di luoghi comuni, ma piuttosto di cara consuetudine di vita".

Stilisticamente, è "molto vivace nei realistici quadri", procede per schemi di sentenze contrapposte, e utilizza il distico come "unità di misura del periodo", facilitando la lettura e, nel contempo, agevolando la memorizzazione.

Argomenti[modifica | modifica wikitesto]

Il primo libro comprende i vv. 1-766; il secondo, invece, è di soli 200 vv. o meno, dal v. 767 al v. 930.

L'argomento affrontato sono le Quinque claves per ottenere la sapientia, e i modi per giungere a possederle: Timor Domini, Honor magistri, Assiduitas legendi, Frequens interrogatio, Memoria retinendi.

Compaiono sovente le descrizioni degli scolari, rimproverati severamente, ma non astiosamente, affinché non siano, per esempio, rixos[i], contendent[es], invid[i]; oppure ammoniti di reverere parentes; o ancora sono elencati i modi honorandi magistrum, consigli sia morali, sia pratici: "imbre scholas madidus non intres, vel nive tectus / ut potes excutias excutienda prius. / Ex te si sputum vel si qua superflua pellis, / qualiter eicias aut ubi cerne prius".

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