Villa medicea di Cafaggiolo

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La Villa di Cafaggiolo, lunetta di Giusto Utens (1559-1602), Museo di Firenze com'era
La Villa di Cafaggiolo

«Cafaggiolo vede meglio di Fiesole, perché ciò che vede è mio»

.

La Villa Medicea di Cafaggiolo si trova vicino a Barberino di Mugello, a nord di Firenze ed è una delle ville medicee più legate alla storia dei Medici. In passato, veniva indicata anche come Cafagiolo, com'è indicato nella famosa lunetta di Utens della fine del XVI secolo.

Appartenne alla famiglia sin dalla metà del XIV secolo e fu ristrutturata da Michelozzo dopo il 1428 su incarico di Cosimo il Vecchio. Il Vasari la indica come il primo progetto di Michelozzo in una delle ville di famiglia, anche se alcuni studi recenti metterebbero la vicina Villa del Trebbio come quella di più antica ristrutturazione[1].

Il rinnovamento assecondò la struttura di fortilizio medievale, con il mantenimento della torretta e della struttura fortificata con il fossato e il ponte levatoio. Attorno al perimetro esterno un camminatoio sostenuto da beccatelli è tipico delle residenze medicee di quell'epoca, come il Trebbio e Careggi. Di impianto più rinascimentale è invece l'ordinazione originaria dei giardini, i poderi, le strade, le fontane e i boschi attorno alla villa. La struttura ebbe quindi il tipico doppio ruolo delle prime ville-fortezze: struttura militare difensiva, posta strategicamente sulla via tra Bologna e Firenze, e luogo ameno di riposo e svago rispetto alla routine cittadina.

Abitata in genere nel periodo estivo, fu amata da Lorenzo de' Medici, che vi ospitò spesso la sua corte di filosofi umanisti: Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e Agnolo Poliziano. Secondo la tradizione qui Lorenzo compose il poemetto intitolato La Nencia da Barberino, dedicato a una bellezza del luogo.

Nel 1537 la villa divenne di proprietà del duca Cosimo I, che la ampliò e vi fece realizzare un grande "Barco" murato (cioè una riserva di caccia), dove animali rari potevano scorrazzare in libertà. Il ruolo della villa come casino di caccia fu ancora più sottolineato da figli di Cosimo, come Francesco I e Ferdinando I, che vi soggiornavano solitamente nei mesi autunnali.

Durante il periodo dei Lorena la villa non fu alienata, a differenza di altri possedimenti, ma continuarono a usarla per la villeggiatura. Qui venne anche attrezzata la sosta per il nascente servizio postale.

L'appena costituito Regno d'Italia aveva fatto convogliare tutti i possedimenti delle famiglie regnanti degli antichi stati italiani alla Casa Savoia. Nel 1864 la villa fu venduta ai principi Borghese, che vi approntarono delle radicali modifiche: abbattuta la toretta posteriore, che si vede ancora nella lunetta dipinta da Giusto Utens nel 1599-1602, e interrato il fossato, si aprì nelle mura di cinta un grande arco per l'accesso monumentale.

Nonostante ciò l'interno conserva ancora alcuni elementi originari dell'epoca di Michelozzo: i motivi decorativi del portone, i capitelli e i peducci delle decorazioni in pietra serena, eccetera.

A sinistra dell'edificio esistono ancora le antiche scuderie, di epoca cinquecentesca, mentre al posto del giardino primitivo con aiuole geometriche e fontane oggi esiste una foresta di alberi secolari che circonda la tenuta.

Attualmente all'interno della villa sono custoditi le copie, realizzate dal pittore Carmine Fontanarosa, di una serie di ritratti di personaggi famosi appartenenti alla casa Medici.

Note

  1. ^ Le ville medicee. Guida completa, Isabella Lapi Ballerini, Giunti 2003
Assassinio a Cafaggiolo
Pietro de' Medici
Pietro de' Medici

Don Pietro de' Medici, il figlio minore del granduca Cosimo I, fu una delle personalità più fosche di tutta la storia del casato mediceo. Viaggiò in Spagna, dove prese l'epiteto di "Don" e nessun cronista ci risparmia la sua cattiva fama di persona violenta, viziosa, prepotente e scialacquatrice.

Nel 1576 si sposò con Dianora di Toledo, sua cugina da parte di sua madre Eleonora di Toledo. La loro storia amorosa non fu felice: due persone di indole completamente diversa, alla raffinata damigella Pietro avrebbe preferito la compagnia di donne di malaffare scelte come amanti.

Abbandonata al suo destino la sposa iniziò a frequentare per caso il gentiluomo Bernardo Antinori, appartenente a una nobile famiglia fiorentina. Traditi da alcune missive intercettate, furono scoperti da Pietro, che decise di liberarsi una volta per tutte di quella moglie che era ostacolo alla sua vita dissoluta e motivo di infamia. Scelse il modo più brutale: rimasto solo con essa nella villa di Cafaggiolo la soffocò con le sue stesse mani tramite un "asciugatoio", come riportano i documenti dell'epoca. In seguito fece voto di non sposarsi più in espiazione dell'uxoricidio.

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