Villa Paradiso (Messina)

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Villa Paradiso
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneSicilia
LocalitàMessina
Indirizzolocalità Paradiso
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneSeicento
Realizzazione
Committentefamiglia Marquett

Villa Paradiso, o il Paradiso, è una villa all'ingresso di Messina che il barcellonese Raimondo Marquett (1641 - 1681) fece costruire lungo la riviera dello Stretto su di un podere che aveva acquistato alle pendici dei monti Peloritani, nella contrada di Belviso su cui, dal 1648, era duca per volere del re Filippo IV di Spagna.[1]

Il luogo godette di un notevole prestigio: i viceré che si recavano a Messina e altri ospiti illustri della famiglia Marquett (Marchetti) de Guevara vi si fermavano volentieri prima dell'ingresso in città.[2][3] Secondo un'ipotesi dell'erudito gesuita Placido Samperi (1644-?), la villa è all'origine del toponimo della località omonima in cui sorge. Un'altra ipotesi, invece, propende per far derivare il toponimo della località dal 2005 parte della V Circoscrizione di Messina dall'oratorio oggi scomparso della Madonna del Paradiso.[2][4] Ciò che è certo è che tra il 1890 e il 1949 la località Paradiso venne addirittura servita dalla tranvia Messina-Barcellona della SATS, elettrificata nel 1917[5] fino a Granatari e Torre Faro.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La villa, di architettura notevole, contava centinaia di stanze ed era un «edificio sfarzoso, con galleria veramente regale e un importante museo»[2]

Al suo interno, villa Paradiso conservava diverse meraviglie storiche, naturalistiche e artistiche, tra libri e opere d'arte, organizzate come in una wunderkammern[1] che la accostavano alle altre importanti raccolte peloritane di meraviglie tra Cinque e Settecento: quelle del matematico Francesco Maurolico, quelle della galleria del principe Antonio Ruffo, nonché il casino di delizia del giureconsulto Giuseppe Bottone. Tra i cimeli conservati a villa Paradiso figuravano «gli oggetti più disparati, insoliti e preziosi: dattiloteche, medaglieri, fossili, resti preistorici, iscrizioni, apparati liturgici, strumenti astronomici, argenti, vasi, sigilli, ecc.»[6]

All'esterno della villa si estendeva un giardino dotato di numerose fontane e orti[1] e, secondo Samperi, di «artificiose spalliere di mortine, di gelsomini, di limoni, di arangi e per l'abbondanza di ottimi frutti» la villa meritò il soprannome di Paradiso.[2]

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Himera, dello scrittore locale Nando Romano, è un romanzo che prende spunto dalla wunderkammer della villa e ruota intorno al Signor Paradiso, soprannome del personaggio di Raimondo Marquett.[7]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Ida Fazio.
  2. ^ a b c d Antonella Rotondo.
  3. ^ Alessandro Fumia, Personaggi e personalità illustri che visitarono il villaggio Paradiso nella storia Archiviato il 9 novembre 2013 in Internet Archive., zancleweb, 11 dicembre 2010
  4. ^ Edas - Editori dal 1970 - Messina - Vendita online libri-ebook - libri antichi, su edas.it. URL consultato il 9 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 9 novembre 2013).
  5. ^ Giulio Romano, Vittorio Formigari, 123 anni di tram a Messina, Calosci, Cortona, 2001. ISBN 88-7785-175-9.
  6. ^ Krzysztof Pomian, Medaglie : conchiglie = erudizione : filosofia, in Collezionisti amatori e curiosi. Parigi-Venezia XVI-XVIII secolo, Milano, Il Saggiatore, 1989, pp. 163-184. cit. in Luigi Giacobbe, p. 72
  7. ^ Enrico Ticli, Himera: il nuovo libro di Nando Romano, 11 aprile 2007.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]