Villa comunale di Portogruaro

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Villa comunale di Portogruaro
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneVenezia
LocalitàPortogruaro
IndirizzoVia Seminario, 5, 30026 Portogruaro (VE)
Coordinate45°46′34.8″N 12°50′07.81″E / 45.776332°N 12.835502°E45.776332; 12.835502
Informazioni generali
CondizioniIn uso
CostruzioneXVI sec.

La villa Comunale è un palazzo signorile di Portogruaro.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio si trova in via del Seminario e fu realizzato su progetto di Guglielmo Bergamasco intorno al 1543 per conto della nobile famiglia della Frattina. L'edificio si distingue per il loggiato e il portico a doppia altezza, e per la sua autonomia rispetto al tessuto urbano caratterizzato dalle forme gotiche e dalla continuità dei portici; oggi il palazzo ospita gli uffici municipali.

Il portico (storto) e il loggiato[modifica | modifica wikitesto]

Il portico è storto cioè le arcate interne non sono perpendicolari al fronte strada provocando la forma anomala delle colonne che hanno una base e un apice romboidali. Inoltre la loggia è collocata sul prospetto laterale anziché sul fronte stradale [1].

Bisogna comunque considerare che l'edificio fu ampliato intorno al 1920 con interventi che ne modificarono radicalmente la struttura e l'aspetto [2].

Fu infatti eseguita la sopraelevazione, che provocò la scomparsa del cornicione e l'aggiunta di due finestre nella facciata del loggiato; per tale realizzazione le aperture furono riposizionate e quella del mezzanino fu collegata con la balaustra alla finestra adiacente. L'intervento alterò la simmetria della facciata modificando l'equilibrio prospettico.

Nel 1884 lo storico Caffi scrisse che il disassamento dell'edificio ricopiava in pianta il grafico araldico dei proprietari [3]; tale interpretazione sarà poi ripresa dai successivi trattatisti che così convalidarono una tesi ingannevole; la forma del portico e la posizione della loggia sono invece legate all'orientamento dell'edificio che sfrutta le particolarità del sito e della strada.

La posizione (anomala) dell'edificio[modifica | modifica wikitesto]

L'edificio si colloca nel lato urbano alla destra del fiume e in uno dei pochi tratti viari in cui i portici sono assenti [4].

All'epoca in cui fu realizzato il palazzo, le attività commerciali erano ubicate a Est, cioè sul lato sinistro del Lemene dove avveniva lo scambio terra-acqua nel percorso delle merci verso il Friuli e il Nord-Europa e dove, oltre alla piazza e al Municipio, si trovavano i principali fondaci. Per raggiungere i luoghi del mercato coloro che percorrevano via del Seminario per attraversare il ponte di S. Andrea (gli altri ponti erano poco adatti al transito dei carri) passavano davanti alla Villa.

Il progettista sfruttò la curva della via per disporre l'edificio in posizione frontale rispetto al percorso stradale, con un espediente scenico in cui la loggia si può vedere da lontano; in tal modo il palazzo assume un ruolo dominante.

Il loggiato d'ispirazione classica, costituito da colonne e lesene di ordine dorico accostate tra loro, sostituisce la tipica polifora del palazzo gotico. La snellezza della struttura è accentuata dall'alto basamento e dalla trabeazione dei capitelli che alza l'arcata, con un esito che esprime robustezza ed eleganza.

Gli affreschi della loggia costituivano un forte richiamo visivo [5]. Se il prospetto laterale aveva una vista ampia su via del Seminario fino al palazzo Venanzio, il prospetto fronte strada era stretto dagli edifici antistanti; per tale ragione i proprietari Stuky nel 1920 fecero demolire il palazzo Bettoni (al suo posto oggi ci sono i giardinetti della banca) ampliando la vista verso il Lemene.

La committenza e il Rinascimento[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1500 veneziano l'architettura rinascimentale, detta "alla romana", caratterizzava gli edifici delle fazioni patrizie legate al clero e ai possedimenti fondiari, contrapposte a quelle legate ai valori Repubblicani che si riconoscevano nell'identità tipica veneziana originata dal commercio [6].

Sebbene nella Villa la caratterizzazione rinascimentale non risulti così importante come negli esempi veneziani [7], la famiglia della Frattina (le cui origini risalgono al 1042 e la cui presenza è testimoniata a Portogruaro fin dal 1265) costruì il palazzo in stile Rinascimentale per aderire ai nuovi canoni formali cattolici e mostrare la loro fedeltà alla Chiesa Romana[8].

Infatti i della Frattina avevano stretti legami con le istituzioni clericali: nel 1527 furono loro assegnati alcuni feudi vescovili; nel 1541 venne loro conferito il titolo di conti palatini da parte dell'imperatore Carlo V; nel 1564 Antonio Grimani (nobile veneziano esponente del "partito clericale") intervenne per acquistare la Villa quando a Marquando della Frattina furono confiscati i beni.

L'attribuzione e la datazione[modifica | modifica wikitesto]

Il primo documento che testimonia la presenza del palazzo (definito "imperfetto" per l'incompletezza dell'ala destra o più probabilmente per la sua asimmetria) è del 1566 [9].

L'attribuzione del progetto a Guglielmo dei Grigi (c.a 1480+1550), detto "il Bergamasco" non è suffragata da documenti ma fu fatta dallo storico Temanza nel 1778 [10]. I dalla Frattina chiamarono pertanto a Portogruaro un maestro conosciuto ed esperto, che aveva lavorato in importanti cantieri, e che era in grado di dare lustro al loro nuovo status nobiliare [11].

La biografia del Bergamasco indica che fino al 1543, all'età di 63 anni, egli fu impegnato nella realizzazione della cappella Miani nell'isola di San Michele a Venezia. Considerando anche i tempi di costruzione dilatati nelle fabbriche che facevano largo uso d'elementi lapidei, si può affermare che l'edificazione della Villa iniziò nel 1543.

Il palazzo portogruarese coniugò lo spirito pragmatico della scuola lombardo-veneta, con i modelli rinascimentali tosco-romani che daranno vita all'architettura Manierista. Nella Villa il riferimento è ancora l'architettura veneziana del primo Cinquecento e l'asimmetria dei prospetti rivela l'agire pratico del proto (la dicitura "architetto" è d'epoca successiva) che asseconda il topos rispetto all'astratta ortogonalità suggerita della manualistica classica. Tra i tanti esempi di facciate "storte" realizzate negli stessi anni si può confrontare quella del Palazzo dei Camerlenghi che sorge ai piedi del ponte di Rialto a Venezia. Il fatto che solo 20 anni dopo la sua nascita, l'asimmetria del palazzo sarà giudicata "imperfetta", rivela la rapida evoluzione del gusto; alle sperimentali contaminazioni del lessico veneziano con i modelli rinascimentali nella prima metà del secolo, subentrò il linguaggio "di maniera", che consentiva imperfezioni e ricercate disarmonie ma solo all'interno della regolarità dell'impianto.

Ancora oggi, nonostante le profonde trasformazioni subite, la Villa Comunale testimonia i legami storici di Portogruaro con Venezia e la complessità di un'epoca in cui la civiltà veneta era all'avanguardia nella cultura nell'arte e nelle scienze.

Cronologia[modifica | modifica wikitesto]

  • 1527: il vescovo Argentino assegna ai della Frattina alcuni feudi
  • 1533: Marino Grimani è vescovo a Concordia
  • 1537: la Repubblica di Venezia incarica Sansovino della realizzazione della Biblioteca Marciana
  • 1537: epidemia di peste, a cui segue la grave carestia nel 1539
  • 1541: anno di assegnazione di titoli da parte di Carlo V ai della Frattina
  • 1543: viene terminata la cappella Miani nell'isola di San Michele, a cui il Bergamasco collabora con lo Scarpagnino dal 1527
  • 1545: si apre il concilio di Trento; Giovanni Grimani è eletto vescovo di Concordia
  • 1550: morte del Bergamasco
  • 1566: testimonianza della presenza della Villa
  • 1818-1893: scompaiono gli affreschi della loggia
  • 1919-1923: lavori di ampliamento e modificazione dei prospetti della Villa

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P.L. Zovatto ci descrive la tipologia tipica dei palazzi portogruaresi: "Buon gusto e funzionalità sono fra gli elementi dell'architettura civile di Portogruaro, unitamente all'identicità della disposizione dei piani: fondaco e mezzanino, piano nobile, granaio. Di qui la comunanza nell'impostazione della facciata: grande porticato, una polifora e grandi monofore al piano nobile, finestrelle quadrate al piano granario."
  2. ^ Vd. A. Nodari in Zibaldone portogruarese, Portogruaro 1997: "Giancarlo Stucky dal 1919 al 1923, su progetto dell'architetto Samassa, fece completare l'edificio… fu aggiunta l'ala non porticata e venne costruito il magnifico scalone.". Lo stesso articolo ci mostra un antico disegno dell'edificio con corpi laterali di dimensione minore e privi di cornici in pietra.
  3. ^ M. Caffi, "Guglielmo Bergamasco", in "Archivio Veneto", XXIII, 1884: "Essendo la famiglia nobile dei Frattina originata dalla casata degli Squara, la quale recava per istemma una squadra o quadrante, sicché per corrispondere allo stemma e alla denominazione, il palazzo venne piantato obliquamente, cioè, come dicesi in dialetto veneto sotto squara. È una forma davvero singolare di fabbrica, sia per le basi, sia per i capitelli delle colonne, sia infine pel poggiolo che gira intorno al primo piano sopra gli ammezzati."
  4. ^ L'assenza dei portici è forse riconducibile all'assenza di attività commerciali e alla presenza di edifici curiali, che si distinguevano dalle residenze civili in cui il portico fungeva da protezione dalle intemperie nella movimentazione delle merci.
  5. ^ Vd. A. Nodari op. cit.: "Nel 1818 il commissario della municipalità per compilare gli elenchi delle opere d'arte esistenti a Portogruaro scrisse: "… nel palazzo fu Frattina tutto intorno al di sopra della loggia. Fresco all'altezza di piedi due circa, lavorato alla Raffaello, con figure, satiri, cavalli e altri mostri, ben conservato". Quando nel 1893 l'elenco fu dato alle stampe, in calce alla descrizione delle pitture è stata posta la seguente annotazione: "Ora tutto è sparito", senza spiegarne il perché". Per un'ipotesi del ciclo pittorico vd. l'articolo di G. Romanelli in AA.VV. "da Tiziano a El Greco, per la storia del manierismo a Venezia", Venezia 1982: "Il programma iconografico da alcuni decenni si era arricchito con il repertorio figurativo degli artisti di formazione romana e centro italica e conseguente degli studi eruditi sulla mitologia classica…".
  6. ^ Vd. M. Tafuri, "Venezia e il Rinascimento", Torino 1983: "I Primi, il ceto che tende a concentrare il potere nelle proprie mani, che altezzosamente non si riconosce più nell'uguaglianza primitiva e nell'austerità originaria. Si tratta di famiglie legate a Roma e alla Santa Sede, intente ad accaparrare e a dividersi benefici ecclesiastici. La loro disobbedienza alla legge suntuaria del 1512 (le nozze in casa Grimani nel 1517 e in casa Foscari nel 1519) è certo programmata. Mostrare la ricchezza significa anche ostentare il proprio aggiornamento culturale, con una politica di mecenatismo artistica tesa a introdurre nella laguna le sperimentazioni tosco-romane… Invece per il ceto patrizio mercantile l'edilizia civile è sottoposta ai precetti di un'etica collettiva che mira a salvaguardare e a trasmettere valori comunitari; tale concezione, è antitetica a quella che domina la Firenze del 1400 e la Roma della prima metà del Cinquecento. A Venezia la mediocritas è salutata con orgoglio dalle famiglie che ostentano la loro fedeltà alla Repubblica, stabilizzatasi dopo la serrata del Maggior Consiglio e le vicende trecentesche.".
  7. ^ Vd. G. Romanelli op.cit.: "La Libreria Marciana di Jacopo Sansovino (il cui inizio è datato 1537) è il primo esempio chiaro di linguaggio classico nella sua accezione romana, nuova quindi per Venezia". Vd. inoltre M. Tafuri, op.cit: "Solo due edifici patrizi osano nel Cinquecento spezzare la continuità del Canal Grande con le loro dimensioni e il loro linguaggio trionfalistico; si tratta del palazzo Corner, progettato da Jacopo Sansovino (c.1540) e del palazzo iniziato nel 1556 da Sanmicheli per il senatore Girolamo Grimani".
  8. ^ Nella prima metà del Cinquecento nel territorio portogruarese erano presenti le comunità anabattiste percepite dalle istituzioni come un elemento sociale destabilizzante. Gli anabattisti furono infatti perseguitati a seguito della politica controriformista sancita dal Concilio di Trento nel 1545. Sull'argomento vd. M. De Vecchi, "Cronache di vita agreste", Cinto Caomaggiore 2003, e AA.VV., "Cinto Caomaggiore e la sua storia", Spoleto 2000.
  9. ^ La testimonianza risale a Jacopo Valvasone di Maniaco che scrisse di Portogruaro: "Questa terra è ornata di alcuni bei palagi tra i quali vedesi quello, quantunque imperfetto, di Antonio Frattina". Vd. A. Zambaldi in "Monumenti Storici di Portogruaro".
  10. ^ T. Temanza in "Vite dei più celebri architetti e scultori veneziani che fiorirono nel sec. XVI", Venezia 1778: "Guglielmo de' Grigi d'Alzano del bergamasco, è artista non ancora ben noto, la cui architettura, pur non priva di qualità, non riesce a dominare il dissidio fra tradizione e l'aspirazione alle nuove idealità, soverchiata per di più dalle figure di maestri maggiori, operanti allora a Venezia, quali il Sanmicheli e il Sansovino". Ulteriori notizie sul Bergamasco in L. Angelini "Bartolomeo G. Bono e G. d'Alzano architetti bergamaschi", Bergamo 1961.
  11. ^ A. Nodari op.cit.: "Il Bergamasco era parente di Pietro Bon, che lavorò ai cantieri delle Procuratie Vecchie e della Scuola di San Rocco. Si può ritenere che il Bono sia stato maestro di Guglielmo, quello che lo trasse da Alzano a Venezia per istruirlo all'arte. Poiché nel 1505 "mistro Guglielmo o Vielmo tajapiera" appare come dipendente dello Scarpagnino che era "proto del fontigo dei Todeschi" a Venezia, si può presumere che anche questi abbia concorso alla sua formazione. Ma fu soprattutto Bono, che dopo la morte del Codussi aveva assunto la prestigiosa carica di "proto dei procuratori di San Marco", che porterà il Bergamasco ad apprendere "quella conoscenza dell'architettura che lo avvalerà ad essere progettista di opere di considerevole pregio, elevando il suo nome a diffusa notorietà". Guglielmo infatti, nel 1517, fu assunto quale esecutore dei lavori nella fabbrica delle Procuratie Vecchie, e acquistando col tempo una sua indipendenza, operò in modo tale da venir giudicato architetto "fecondo e magnifico di invenzione, eccellente ed esatto esecutore delle sue opere".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • P.L. Zovatto, L'architettura civile, gotica e rinascimentale, a Portogruaro, Officine Grafiche Ferrari, Venezia 1949
  • A. Scottà, Storia portogruarese Edizioni il fondaco, Portogruaro 1979
  • D. Cagnazzi I Lidi dei Dogi, Venezia 1983
  • G. Pavan, Appunti per la storia portogruarese, Arti Grafiche Friulane, Udine 1984
  • AAVV, Portogruaro città del Lemene, Società di Storia, Portogruaro 1984
  • B. Scarpa Bonazza Buora, Concordia Romana e paleocristiana, Società di storia, Portogruaro 1985
  • F. Roiter, Portogruaro immagini, 1986
  • A. Nodari, Il cinquecentesco Palazzo dei nobili Della Frattina ora Villa Comunale di Portogruaro articolo pubblicato su El campanil de Porto 1986
  • A. Nodari, Zibaldone portogruarese, Edizioni Proloco, Portogruaro 1997
  • A. Nodari, Zibaldone portogruarese 2, Edizioni Proloco, Portogruaro 1999
  • AAVV, Cinto Caomaggiore e la sua storia, Del Gallo Editore, Spoleto 2000
  • M. De Vecchi, Cronache di vita agreste, Cinto Caomaggiore 2003
  • G. Berti, L'architettura e la scultura a Venezia- Il Rinascimento, Soc. Italiana di Ed. artistiche C. Crudo & C. Editore, Torino 1920 c.a
  • B. Zevi, Saper vedere l'architettura, Einaudi Editore, Torino 1949
  • G.C. Argan, Brunelleschi, Mondadori Editore, Milano 1952
  • AAVV, 1540,1590- Da Tiziano a El Greco, per una storia del manierismo a Venezia, Edizioni Electa, Milano 1982
  • M. Tafuri, Venezia e il Rinascimento, Einaudi Editore, Torino 1983

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