Vertamocori

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Popolazioni preromane del Piemonte

I Vertamocori erano un popolo celtico stanziato nella Gallia Cisalpina attorno a Novara, nel Piemonte orientale.

Sono ricordati da Plinio il Vecchio nel III libro della Naturalis Historia, dove sono indicati come fondatori della città di Novara:

(LA)

«Novaria ex Vertamocoris, Vocontiorum hodieque pago, non, ut Cato existimat, Ligurum»

(IT)

«Novara [fondata] dai Vertamocori, che sono di stirpe voconzia, e non, come ritiene Catone, ligure»

Plinio precisa quindi anche l'origine celtica dei Vertamocori, perché i Voconzi erano un popolo gallico della Gallia narbonese.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Sono considerati parte della cultura di Golasecca (IX-IV secolo a.C.), stanziati a nord dei Levi[1].

Contestualmente alla fondazione di Novara riportata da Plinio, i Vertamocori sono ritenuti responsabili della celtizzazione del Basso Novarese verso il IV secolo a.C.[2].

Etnonimo[modifica | modifica wikitesto]

Varianti[modifica | modifica wikitesto]

I Vertamocori sono identificati da molteplici etnonimi:

  • Vertamocori: forma non riportata dal dizionario Gaffiot, ma reperibile in Catone (Origines, libro 2, frammenti)[3][4];
  • Vertacomacori: forma utilizzata da Plinio (3, 24), riferita ad un popolo della Gallia Narbonense che fa parte dei Voconzi[5].

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

L'etnonimo gallico Uertamocomi è composto dall'aggettivo uertamos « superiore, eccellente » e dal sostantivo corios « armata, truppa »; si traduce quindi « eccellenti truppe ». Il primo termine è un superlativo in -tamo posto sulla radice *uper- « sopra »[6]. La radice indoeuropea *uper(o) ha un valore maggiorativo ed è all'origine del latino super, del greco hupér, del sanscrito upari, del gotico ufar, dell'alto tedesco ubir[7]. Lo ritroviamo nell'inglese over e nel tedesco über.

Ritrovamenti archeologici[modifica | modifica wikitesto]

Due campagne di scavi nel 1987 e nel 2006 hanno portato alla luce una necropoli risalente all'età del ferro presso Dormelletto, in provincia di Novara. Il ritrovamento è ritenuto di massimo interesse per il rito e i materiali utilizzati nelle sepolture. Le tombe si trovavano a circa due metri di profondità, stimate fra il II e I secolo a.C.. Alcune testimoniavano il rito della cremazione, la maggior parte dell'inumazione: un caso inusuale per l'età del ferro, che in zona ha visto quasi unicamente la cremazione. Le fosse presentavano tutte il medesimo orientamento, erano di forma ellittica o rettangolare e molto profonde, sigillate a metà da un ammasso di pietre abbastanza grandi, fra cui anche macine. La parte superiore era riempita con terreno a formare un tumulo di forma rettangolare; su di esso alcune riportavano ancora il signaculum, la pietra che segnalava la sepoltura. Il fondo era circondato da un cordolo di pietre delineante la struttura[8].

Anche a Oleggio, in frazione Loreto, è stata trovata una necropoli con reperti datati tra il II secolo a.C. e il IV secolo d.C., che documentano sia la presenza dei Vertamocori che la successiva romanizzazione del territorio[9][10].

In letteratura[modifica | modifica wikitesto]

Lo scrittore Dante Graziosi accenna ai Vertamocori in una pagina dell'opera La terra degli aironi (1972): il loro carattere duro e l'instancabilità nel lavoro sono da sempre caratteri ricorrenti delle genti della Bassa Novarese[11]. L'autore avrebbe intitolato I figli dei Vertacomocori l'intera opera, ma l'editore non acconsentì[12].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pier Angelo Chiara, Capitolo 2 - Stanziamento in Piemonte dei Liguri e dei Celti, in Breve storia del Piemonte dai Celto-Liguri allo Stato Sabaudo, 3ª ed., Torino, Graphot editrice, 2020 [2010], p. 17, ISBN 978-88-99781-85-9.
  2. ^ Livio G. Rossetti, La traccia del passato, su veveri.it. URL consultato il 12 aprile 2022.
  3. ^ (LA) DicoLatin, su DicoLatin. URL consultato il 12 agosto 2019.
  4. ^ (FR) Jacques Heurgon, Caton et la Gaule Cisalpine (résumé), in Bulletin de la Société nationale des Antiquaires de France, n. 1, 1973, pp. 355–356, DOI:10.3406/bsnaf.1973.8096. URL consultato il 13 agosto 2019.
  5. ^ (FR) Vertacomacori - Dictionnaire Gaffiot français-latin, su lexilogos.com, 1978, p. 1663. URL consultato il 13 agosto 2019. Ospitato su Lexilogos.
  6. ^ (FR) Xavier Delamarre, Dictionnaire de la langue gauloise - Une approche linguistique du vieux-celtique continental, Paris, Editions Errance, 2001, pp. 104 (corios) e 266 (uertamos), ISBN 2-87772-198-1.
  7. ^ (FR) Xavier Delamarre, une approche linguistique du vieux-celtique continental, in Dictionnaire de la langue gauloise, Paris, Editions Errance, 2001, p. 264, ISBN 2-87772-198-1.
  8. ^ Alla scoperta dei Vertamocori, su ArteVarese.com, 21 dicembre 2011. URL consultato il 12 aprile 2022.
  9. ^ Museo Civico Etnografico Archeologico G.C. Fanchini, su Agenzia Turistica Locale della provincia di Novara. URL consultato il 12 aprile 2022.
  10. ^ Elena Poletti Ecclesia, Due tradizioni produttive per le forme da cucina e da tavola - La ceramica comune (PDF), in Giuseppina Spagnolo Garzoli (a cura di), CONUBIA GENTIUM - La necropoli di O leggio e la romanizzazione dei Vertamocori, Torino, Omega Edizioni, 1999, pp. 303-320, ISBN 978-88-724-1400-2. URL consultato il 21 aprile 2022. Ospitato su Academia.
  11. ^ Dante Graziosi, I figli dei Vertacomocori, in La terra degli aironi, Biblioteca del Piemonte Orientale, Novara, Interlinea, 2007, ISBN 978-88-821-2595-0.
  12. ^ Renato Ambiel, Roberto Bottacchi e Mario Finotti, Prole dei Vertacomocori, in Ho visto cose - Mezzo secolo di cronaca novarese attraverso l'obiettivo di Mario Finotti, Novara, Comune di Novara, 2023.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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